Gilberto Borghi e Sergio Ventura – Commento (domande) alle Letture di domenica 29 Settembre 2019

In un tempo di crisi e frammentazione, difficile da analizzare e per ora impossibile da sintetizzare, la lectio personale delle scritture domenicali fa risuonare in noi più domande che risposte. Pensiamo perciò sia utile proporvi, con le parole del poeta Rilke, di sostare un attimo in compagnia di queste domande soltanto: «vorrei pregarla di avere pazienza verso tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore, e di sforzarsi di provare amore per le domande in sé, come se fossero delle stanze chiuse a chiave, o dei libri scritti in una lingua straniera. Non si affanni, dunque, per ottenere risposte che ancora non possono esserle date, perché non sarebbe in grado di viverle. Ciò che conta è vivere ogni cosa. Viva le Sue domande, adesso. Forse così, un giorno lontano – a poco a poco, senza accorgersene – vivrà già dentro la risposta» (Lettera a un giovane poeta, IV).

Le domande del ricco Epulone

1^ LETTURA – Am 6,1.4-7

GILBERTO: «Altezzosi di Sion e sicuri di Samaria, dice il testo originale. Perciò, a chi è rivolto questo “guai”? Agli atei e indifferenti edonisti? Ai religiosi che pensano di stare al sicuro dentro i chiari confini della loro fede, definita una volta per tutte?  Ai capi del popolo che spadroneggiano sopra i poveri?».

SERGIO: «Ci ricordiamo che un certo modo (soprattutto dei Potenti) di considerarsi al sicuro, mentre – profumati – si ‘canticchia’ e si gode del buon cibo e del buon vino, può distrarci da una rovina imminente, renderla impensabile? Perché non ce ne accorgiamo? O, se ce ne accorgiamo, perché non interrompiamo quelle che sembrano essere delle ‘orge dissolute’, condannandoci all’autodistruzione?».

SALMO – 145

SERGIO: «Possiamo confessare di credere veramente nel Dio di Abramo, Mosè e Gesù se non abbiamo sperimentato la sua fedele presenza a difesa e sostegno degli oppressi, degli affamati, dei prigionieri, dei ciechi, delle vedove, degli orfani, degli stranieri e dei giusti? Se non abbiamo visto come confonde le vie dei malvagi?».

GILBERTO: «Sappiamo riconoscere in chi si spende per queste buone opere la presenza misericordiosa di Dio, indipendentemente da quale religione o non religione professa?».

2^LETTURA – 1Tm 6,11-16

SERGIO: «Siamo stati allenati a ‘combattere la battaglia’ della fede e a ‘raggiungere’ la vita eterna, tendendo alla giustizia, alla pietà, alla mitezza, alla pazienza, alla carità? O, per ‘meritare’ la vita eterna, siamo stati abituati a ‘combattere altri tipi di battaglie’?».

GILBERTO: «Qual è il comandamento da custodire, conservare? Un insieme di idee morali? Una inclinazione all’amore e alla giustizia? Una tendenza ad affermare la nostra differenza etica rispetto ad altri?  Una identità culturale religiosa?».

VANGELO – Lc 16,19-31

GILBERTO: «Siamo sicuri che questo passo debba essere inteso secondo la logica retributiva del contrappasso, dove l’essere povero e fallito è garanzia di paradiso, mentre l’essere ricco è garanzia di inferno? Come mai allora Abramo lascia alla libera scelta delle persone, e non alla loro condizione socio – esistenziale, l’accesso al Regno dei Cieli?».

SERGIO: «Riusciamo ancora a spaventarci di fronte ad un racconto come quello dell’innominato ricco, ben vestito e gaudente che si mostra indifferente per la sorte del povero Lazzaro, affamato, piagato e avvicinato solo dai ‘cani’? Sentiamo ancora sulla pelle, quell’immodificabile rovesciamento di sorte che potrebbe avvenire dopo la morte? Cerchiamo, di conseguenza, di ascoltare con attenzione e di imparare dai profeti e dai poveri che incontriamo nel quotidiano, invece di attendere miracoli spettacolari che ci sveglino dalle nostre distrazioni?».

Fonte: Vinonuovo
A cura di Gilberto Borghi e Sergio Ventura

Letture della
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Ora cesserà l’orgia dei dissoluti.

Dal libro del profeta Amos
Am 6,1a.4-7

 
Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 145 (146)

R. Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
 
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
 
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.

Seconda Lettura

Conserva il comandamento fino alla manifestazione del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 6,11-16

 
Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
 
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

Parola di Dio

Vangelo

Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,19-31

 
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
 
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
 
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
 
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
 
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore

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