Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo del 8 Settembre 2019

Di fronte a Dio è necessario avere tanta umiltà, proprio tanta, anzi, tutta! La prima lettura ci aiuta a vederne i motivi, riconoscendo anzitutto la nostra ignoranza, e poi ammettendo che la nostra comprensione delle realtà, sia materiali che spirituali, è appesantita da condizionamenti non indifferenti: dobbiamo fare i conti infatti con il corpo con la sua debolezza e fragilità. I progetti di Dio sarebbero per noi irraggiungibili, se egli stesso non ci concedesse la sua sapienza, e non ci facesse vedere i suoi disegni per noi inimmaginabili. Noi non conosciamo a fondo neppure le cose che vediamo e tocchiamo, tanto che talora prendiamo per buone quelle che sono veleno, altre volte ci lasciamo incantare da ragionamenti che ingannano, e seguiamo come benefattori persone che fanno solo i loro interessi e ci lasciano poi più soli che mai. È veramente necessario metterci con umiltà davanti al nostro Dio e implorare la sua sapienza, la luce del suo Spirito, la forza che viene da lui, perché non compiamo errori e perché egli stesso agisca dentro le nostre opere: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore. … Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio: rafforza per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rafforza”! Questo salmo ci aiuta a pregare con umiltà e verità, e ci prepara ad ascoltare le parole serie e decise di Gesù. Da alcune domeniche egli ci fa notare come l’attaccamento ai beni materiali ci renda stolti, occupi il nostro cuore, fatto invece per le realtà spirituali, ce lo chiuda ai fratelli, figli di Dio.

Ora che siamo stati preparati, la sua parola diventa esigente al massimo: “Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. Gesù pronuncia queste parole cosciente delle conseguenze: i discepoli potrebbero abbandonarlo; ma, da questo momento, egli vuole assicurarsi non che siano numerosi, ma che siano veri discepoli, persone che amano lui più di qualsiasi altra cosa. Come potrebbe altrimenti avere il coraggio di affidare loro i beni spirituali del suo regno? Chi ha degli interessi materiali da difendere non riesce a godere della comunione di Spirito Santo con nessuno, né col Signore né con i suoi fratelli. Per rimanere con lui in modo fruttuoso e stabile è necessario impegnare tutto il cuore con la sua Persona.

Se io volessi seguire Gesù, ma rimanessi saldamente attaccato a tutti gli affetti che ho, sarei certamente diviso dentro di me. I miei parenti ed amici infatti, anche quelli che dicono di volermi molto bene, non riescono a comprendere ed accettare tutte le decisioni che prendo per seguire il Signore, e non posso pretenderlo: egli mi fa sentire le sue chiamate nell’intimo del mio cuore, e le fa sentire solo a me. Vediamo infatti genitori che tentano di ostacolare le scelte di fede dei loro figli, fratelli che disapprovano o deridono i loro fratelli che cercano di vivere nello spirito delle beatitudini, amici che abbandonano i loro amici quando questi intendono essere fedeli ai comandamenti e alle scelte della Chiesa.

Gesù ci aiuta con due semplici parabole. Chi vuol far dono di un’opera pubblica alla sua città, anche per l’ambizione del proprio nome, non comincia nemmeno se non è sicuro di riuscire: sarebbe canzonato da tutti. Un re, che intendesse muover guerra ad un altro re più forte, fa prima calcoli con i suoi generali per essere sicuro di non venir schiacciato e reso schiavo con il proprio popolo: caso mai, pur di salvarsi, cerca di trattare per la pace. Allo stesso modo, chi vuol affidarsi a Gesù e seguirlo, deve esaminare la propria capacità di vivere senza farsi condizionare da parenti e amici, anzi, addirittura contro il loro parere, e la capacità di vivere senza disporre di denaro, comodità e ricchezze.

Per stare con Gesù è necessario disporsi a fare ciò che ha fatto Simone di Cirene: portare la croce dietro a lui, condannato, deriso e schernito da tutti.

San Paolo, – vedi la seconda lettura, – propone all’amico Filemone di andare contro corrente nel suo rapporto con Onesimo, un suo schiavo fuggito. Le usanze comuni obbligherebbero a castigarlo duramente, ma l’amore a Gesù lo deve portare ad instaurare una familiarità nuova anche con gli schiavi divenuti cristiani. L’appartenenza alla Chiesa e l’amore a Gesù sarà più importane ed efficace delle abitudini inveterate!

Quanta umiltà è necessaria, e quanta forza, per sostituire le convinzioni di questo mondo con la sapienza di Dio! Questa però dà vita, dà pace, rende santo il nostro vivere. Uniti a Gesù la nostra vita “porta molto frutto”!

1ª lettura Sap 9,13-18 * dal Salmo 89 * 2ª lettura Fm 1,9-10.12-17 * Vangelo Lc 14,25-33

A cura della Casa di Preghiera S.Maria Assunta – Tavodo  -Via della Pieve, 3 – 38078 SAN LORENZO DORSINO – TN

Letture della
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza
Sap 9, 13-18
 

Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
 
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
 
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
 
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
 
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 89 (90)

R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.

Dalla lettera a Filèmone
Fm 9b-10.12-17

 
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
 
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
 
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Parola di Dio

Vangelo

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 25-33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore

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