Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo del 31 Gennaio 2021

Il popolo d’Israele ebbe paura della presenza di Dio e della sua voce, proprio come Adamo dopo il suo peccato. Così racconta il libro del Deuteronomio. Dio però, nel suo amore di Padre, non desiste dal comunicare con il popolo e sceglie un’altra strada, quella che anche noi ormai conosciamo: “Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò”. Ed ecco Gesù in mezzo a noi, che ci dona la Parola di Dio, ci comunica i progetti del Padre, le sue proposte, e ci indica le sue vie. “A lui darete ascolto”, disse Mosè, e Dio stesso, il Padre, sul monte della trasfigurazione ripeté con forza ai tre discepoli: “Ascoltatelo”.

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Oggi, leggendo dalla prima pagina del vangelo secondo Marco, osserviamo Gesù che per la prima volta “insegnava”: lo fece il sabato, nella sinagoga di Cafarnao. L’evangelista annota due volte lo stupore dei convenuti “perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi”. Gesù ha ricevuto autorità da Dio, la sua stessa autorità. È l’autorità di chi ama, di chi apre la bocca e vive per amare. È l’amore infatti che fa crescere l’uomo, lo rende maturo, lo risana dalle ferite degli atti di egoismo che lo hanno circondato fin da quand’era piccolo. La verità e la bellezza di questa autorità la percepisce chiunque, e anche noi percepiamo che la Parola di Gesù corrisponde a ciò che il nostro cuore desidera e la nostra vita s’attende.

Gesù dice quello che ci edifica, che ci fa crescere fino a raggiungere la piena maturità, che ci mette in comunione profonda con Dio stesso, ma anche con gli altri uomini, quelli della famiglia e della società in cui siamo inseriti. La Parola di Gesù è una Parola che rivela inoltre il rapporto armonioso che c’è tra noi e le cose del mondo che ci circonda, fino a fare di queste stesse cose uno strumento di cui Dio si serve perché comprendiamo ancor più facilmente i suoi desideri o le sue rivelazioni.

“Insegnava loro come uno che ha autorità”. Questa autorità è percepita persino dai demoni, e l’episodio narrato oggi ce ne dà un esempio. Il demonio può persino occupare il cuore e il corpo dell’uomo che si mette a pregare con gli altri nel luogo sacro, ma non sopporta la Parola di Gesù. Egli, prima di rivelarsi nemico dell’uomo si rivela nemico di Gesù, fino a calunniarlo di fronte a tutti. Egli sa che Gesù è il “Santo di Dio”, ma lo accusa di intenzioni distruttive: “Sei venuto a rovinarci”. Si rivela così schizofrenico, in contraddizione con se stesso. L’ordine del Signore lo costringe a manifestarsi per quel che realmente è, cioè colui che strazia e fa terribilmente soffrire l’uomo. Noi vediamo anche chi è realmente Gesù, il portatore dell’autorità di Dio, cioè del suo amore che vince ogni forza nemica degli uomini. Così siamo aiutati a dargli importanza, a dargli ascolto, a rifiutare tutte le tentazioni che vorrebbero impedirci di cercare e di accogliere la sua Parola: queste tentazioni provengono sempre dal suo e nostro avversario.

L’apostolo Paolo ci narra fino a che punto un cristiano può dar peso alla Parola di Gesù. Non è la strada di tutti, ma è un percorso sempre possibile: si può persino rinunciare all’amore umano per occuparsi del tutto dell’amore del Signore, si può scegliere di non sposarsi per preoccuparsi di come si “possa piacere al Signore”.

L’autorità di Gesù ci deve comunque coinvolgere, non solo con lo stupore, ma con l’obbedienza fiduciosa e amorosa. Se la sua Parola ci manifesta la sua autorità divina, io lo voglio ascoltare e voglio vivere secondo le sue indicazioni, anche se ciò costasse, come si suol dire, andare contro corrente: è contro la corrente del mondo, ma non contro la corrente della realizzazione della nostra vita e della nostra vera gioia.


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