Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo del 30 Agosto 2020

Il mondo in cui viviamo è un mondo ostile alla nostra fede e alle azioni e parole che adoperiamo per esprimerla. Talora ci meravigliamo che il mondo pensi e parli in modo così avverso a quella fede che è la sorgente dell’amore con cui serviamo i fratelli e con cui ci impegniamo a vincere il male che ci tenta con forza in tanti modi. Ci meravigliamo, ma Gesù stesso ci ha preparati. Egli stesso, che, possiamo dire, è la bontà in persona, ha portato su di sè lo scherno e l’odio del mondo guidato da satana, l’avversario. Egli non si è ribellato a questa sorte, che già i profeti avevano annunciato anche con la loro stessa vita.

E quando Pietro ha reagito all’annuncio di Gesù, per distoglierlo da questa certezza, il Signore stesso non ha esitato a dare al suo discepolo nientemeno che il titolo di “satana”, giustificandolo così: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Questa parola di Gesù mi lascia esterrefatto: quante volte me la meriterei! Io penso molto spesso secondo gli uomini. Molto spesso parlo secondo gli uomini. Troppo di frequente agisco secondo gli uomini. Ho bramato di udire l’elogio e l’approvazione di molti, ho desiderato mangiare alcuni piatti speciali e bere le mie bevande preferite, mi sono lamentato di non aver dormito, ho evitato qualche servizio per timore di un po’ di fatica… Ho guardato ai desideri degli altri e a quelli del mio corpo invece che a quelli del mio Signore.

San Paolo, nella lettera ai Romani, ci trasmette un forte invito ad essere una novità nel mondo in cui viviamo. Se fossimo come tutti, saremmo inutili. Non saremmo né luce per chi vive nella confusione, né sale per chi non ha un senso per il suo esistere e per il suo operare. Se fossimo come tutti non riusciremmo mai a cambiare il mondo. Dobbiamo essere diversi, e perciò dobbiamo cominciare a pensare diversamente, a rinnovare la nostra mente. Questo è possibile tenendo vivo il desiderio di fare la volontà del Padre, di rispondere al suo amore, di esprimere la sua bontà rispecchiandola nelle nostre azioni. È possibile ancora se facciamo del nostro corpo, cioè di tutta la nostra vita anche nel suo aspetto materiale e sensibile, un sacrificio a Dio. A lui non offriamo solo qualcosa di esteriore a noi, ma noi stessi, come Gesù. Egli ha offerto la propria volontà al Padre.

Noi lo stiamo seguendo, e perciò cerchiamo di offrirgli quello che possiamo della nostra vita, anche se ci costa. Lo facciamo con gioia, sapendo che ciò è gradito a Dio, ma anche che è utile a tutti gli uomini, pure a quelli che ci deridono e ci scherniscono, a quelli che ci accusano d’essere puerili o infantili perché crediamo e preghiamo, a quelli che evitano d’incontrarci e di farsi vedere nostri amici. Così è stato nella vita del profeta Geremia: “Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me”.  eppure lui è stato fedele e perseverante nella fedeltà. Come mai? “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso”: l’amore del Signore ha un’attrazione strana, forte, irresistibile. Basta che ti incontri una volta, e capisci che quella, la sua, è la verità della vita, che non potrà esserci null’altro e nessun altro più bello e più vero di lui.

Geremia perciò, come i martiri di oggi, rimane afferrato da Dio. E noi da Gesù, venuto tra noi. Conquistati da lui, le persecuzioni non ci spaventano. Sappiamo che i nostri derisori e persecutori avranno anch’essi bisogno del perdono e dell’amore di Gesù. Infatti capita molto spesso che proprio queste persone, quando vengono a trovarsi nella sofferenza e nella prova, nel dubbio e nelle svolte dolorose della vita, ci cercano, perché sanno che noi conosciamo il significato del dolore e conosciamo la via per affrontarlo senza esserne travolti. È necessario perciò, anche per amore dei nostri fratelli e anche dei nostri ‘nemici’, che rimaniamo saldi nel seguire Gesù e che restiamo fermi sulla via della sua croce; è indispensabile che perseveriamo nella fede nonostante le prove e le difficoltà.

Non ci lamentiamo, ma ripetiamo con decisione la preghiera: “A te si stringe l’anima mia, e la forza della tua destra mi sostiene!”.


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