Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo del 22 Dicembre

Per chi si è preparato, l’Eucaristia è più bella, e sarà certamente più fruttuosa, e la sua partecipazione un dono migliore ai fratelli.

Dio stesso ha voluto che il suo popolo sia preparato ad accogliere sia la sua Parola pronunciata in maniera comprensibile dal Figlio, che i suoi mirabili prodigi di salvezza: ha preannunciato molto tempo prima gli eventi. Oggi leggiamo nel libro del profeta Isaia le parole che vari secoli dopo Maria si è sentita rivolgere dall’angelo. Ella conosceva quelle parole grazie alla meditazione delle Scritture: era così preparata ad udirle come parole rivolte a lei, parole che la riguardavano in prima persona. E anche Giuseppe, come narra il vangelo di Matteo, ha udito parole simili nel sogno, parole già conosciute, che proprio per questo gli hanno dato sicurezza e pace nel prendere Maria come sposa.

L’importanza della Parola di Dio è uno dei temi che guidano la riflessione di questa domenica: la Parola di Dio è importante perché si compie, perché diventa carne entrando nella storia degli uomini. La Parola rivolta da Isaia al re Acaz, dopo cinque secoli circa coinvolge completamente la vergine Maria, che si trova ad essere davvero incinta. Ella non ha fatto nulla, ma Dio stesso ha agito attraverso il suo Spirito, che è Santo, che cioè non è condizionato dall’uomo che col suo peccato inquina sempre tutto ciò che fa. Lo Spirito Santo ha realizzato la Parola di Dio, e Maria diventa madre.

L’uomo deve lasciarsi coinvolgere pienamente dalla Parola: e infatti Giuseppe darà il nome al Figlio di Maria, il nome profetico che traduce l’”Emmanuele”, il “Diocon-noi” di Isaia. Se Dio è con noi, noi siamo salvi, siamo al sicuro per sempre, siamo liberi da ogni condizionamento del male. Dio diventa nostro alleato! E un alleato così garantisce salvezza. Questo nome è quindi “Gesù”, “Dio salva”, “Dio è salvatore”!

Giuseppe darà il nome al Figlio di Dio, e così si comprometterà del tutto con lui. Gli uomini potranno biasimarlo, deriderlo, ostacolarlo: egli sa d’essere collaboratore di Dio nel realizzare la sua Parola. Gli uomini per lo più riescono solo a rifiutare la Parola di Dio, come anche il re Acaz, che ne poteva avere solo vantaggio. Gli uomini infatti si ritengono sempre superiori… superiori persino a Dio che parla loro con amore: non avranno quindi mai buona predisposizione verso coloro che “fanno” la Parola del Signore! Giuseppe ha sofferto, ma ha partecipato all’obbedienza di Maria ed è diventato quindi un uomo prezioso per i disegni di Dio.

Tra pochi giorni celebreremo la nascita di Gesù: saremo riconoscenti a Dio Padre, ma diremo pure il nostro grazie a Maria per essersi resa disponibile a portarlo in sé, lo diremo a Giuseppe per essersi fatto collaboratore di Dio nell’obbedienza umile e nascosta; diremo il nostro grazie anche a coloro che hanno fatto giungere al nostro cuore l’annuncio di questo Mistero. Con la loro obbedienza essi ci hanno fatto gustare il sapore della “salvezza di Dio”, ci hanno fatto sperimentare la sua presenza accanto a noi, e ci rendono coscienti di una responsabilità che ora tocca a noi portare! Noi possiamo ripetere il sì di Maria, il sì di Giuseppe, e il sì di ogni apostolo e discepolo, perché la Parola di Dio, impregnata del suo amore, continui a diventare “carne” per raggiungere ogni uomo nel suo ambiente e nella sua storia.

San Paolo gode di vivere fino in fondo questa responsabilità. Egli trasmette anche a noi l’ansia gioiosa di pronunciare un “sì” pronto e generoso al Padre, perché il Figlio venga alla luce in orizzonti nuovi, perché Gesù dia a molte altre persone la certezza di essere salve, amate e accolte dal Padre di tutti!


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