fr. Eugenio Giurgica – Commento al Vangelo del 13 Settembre 2020

Stiamo per ricominciare. Ormai si respira l’aria di ricominciamento in qualche modo. Qualche negozio che comincia ad aprire, il mercato… Forse siamo semplicemente stanchi, e visualizzare la ripartenza sembra essere l’unica cosa capace di farci camminare ancora un po’ in avanti. Stanchi, arrabbiati, delusi, annoiati, forse impauriti… E consapevoli che non sarà semplice né breve, ma stiamo per ricominciare.

Anche Cleopa e l’altro discepolo stanno ricominciando: stanno tornando a Emmaus, per ricominciare la vita di prima. Prima che Gesù li coinvolgesse in quell’utopia distruttiva, che si è rivelata appunto un fallimento. Si incamminano per ricominciare, dopo la Pasqua. Dopo che, come dicono loro: i capi dei sacerdoti hanno ucciso Gesù, qualche donna ha detto che Egli è vivo, e qualche discepolo andato a controllare ha trovato la tomba vuota. Ma loro non l’hanno visto. E quindi vanno a ricominciare, discutendo tra loro sulla Pasqua, stanchi, arrabbiati, delusi. Cercando di dare un senso a tutto quello che era accaduto.

Non siamo poi così distanti. Quando le nostre idee crollano, quando gli schemi con cui leggiamo e viviamo la vita cadono, quando la vita ci delude, ci riscopriamo adolescenti. La protesta dell’adolescente (che sia violenta, critica, di abbandono delle cose…) è parte del nostro essere uomini e donne, che da grandi fingiamo di non avere più, perché ci sistemiamo con qualche trucchetto. Ma quando questi trucchetti si svelano, ci sveliamo anche noi. Come in questo tempo, in cui le nostre vite sono state sconvolte, e un po’ emerge per tutti quello che siamo, nel bene e nel male. Quello che cercavamo nella vita. Si svela come sia facile accomodarsi in un personaggio, che faceva cose e dimostrava cose (io son cristiano perché faccio questo e quello…).

Quello che conta, per i discepoli ieri, per noi oggi è una cosa sola: Gesù in persona si affianca. Non lo vedono, non lo vediamo, ma Lui in persona vive e si è affiancato a noi. Per condividere le nostre crisi, le nostre domande. Per aprirci gli occhi.
Ma chi è Cleopa? Neanche ci ricordavamo il nome prima di oggi. Ma quando mai se ne parla nel Vangelo? Non è Pietro, non è la Maddalena… Era un discepolo anonimo. Come me, come te. Eppure il Risorto in persona si affianca a lui, a me, a te. Perché è risorto per questo. E la storia cambia se io cambio sguardo. Ricordiamo Cleopa oggi perché anche attraverso di lui il mondo è cambiato: perché è un uomo che si è lasciato affiancare dal Risorto. Lasciando che Gesù gli aprisse gli occhi.

E senza andarci leggero, Gesù, perché il rischio è che ci ricostruiamo un nuovo schema, un altro personaggio: “stolti e lenti di cuore”! È questo il vostro problema. Non è la realtà che avete intorno, ma il vostro cuore. Il problema non è la storia: l’avete raccontata così com’è successa. Quello che noi possiamo raccontarci di questo tempo è vero. Ma la questione è il cuore, che si è lasciato spegnere e rallentare, dalle preoccupazioni, dalle ansie, dalla rabbia, e che ora riemerge. La vista è una questione di cuore. Ci vuole cuore, per vedere la bellezza. Ci vuole cuore, per vedere il futuro.
E così Gesù comincia a soffiare sulle braci del loro cuore, per riaccenderlo. Lo fa con la Parola.

La Parola che riapre al futuro, che legge la storia mettendo insieme i pezzi… Rivelandone il compimento. Tutto quello che è successo, tutti i pezzi della tua vita, non restano senza compimento. Rivelando che il futuro è bello, perché nelle Sue mani. Ci sono parole, eventi che nella nostra vita, di questi tempi ci hanno fatto ritrovare un senso. Ripartiamo da lì. Ascoltiamo. Diamo spazio alla Parola.
Gesù li accompagna così a rileggere la pasqua come l’occasione della loro vita. Si, il loro dio è morto, quello che avevano in testa loro: possono aprire gli occhi sulla bellezza di Dio. E desiderarla: attenti ai nostri veri desideri di questi tempi.

E quando arrivano a riconoscerlo scompare. Gesù non concentra su di sé, ma riapre alla bellezza della vita. Riconoscere Gesù è riconoscere la bellezza delle nostre case, le nostre relazioni, la nostra Terra. È così: la fede, quella vera, ti fa vedere la bellezza della vita. E la rivela al mondo, perché tu cominci a vivere bene. Questo è l’unico vero desiderio di Dio per te.

Allora non si tratta di ricominciare: è troppo poco, sarebbe un’ulteriore delusione. Perché non sia un tornare a Emmaus ma un andare a Gerusalemme in modo nuovo. Non un attardarci in narrazioni negative, di come la vita non va come pensiamo… Ma un gareggiare nel riconoscere di quanta bellezza può essere pieno ogni giorno. Non un ricominciare, ma un andare avanti. Con occhi nuovi, che cercano bellezza e vedono il futuro bello nelle mani di Dio, che attraverso le piccole e grandi pasque della nostra storia, fa nuova la vita.

Tracce di Luce – XXIV settimana T.O.

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