Esegesi e commento al Vangelo di Domenica 29 Settembre 2019 – p. Rinaldo Paganelli

Usare bene il denaro

Le tre letture comportano un insegnamento sull’uso del denaro e sul rapporto fra ricchezza e giustizia. Amos interviene nella storia di Israele in un momento di prosperità economica dovuta all’indebolimento della Siria, colpita dall’espansionismo assiro. Prosperità economica significa spesso tempo di rilassamento per quanti hanno in mano le redini del potere. Gli affari vanno bene ed è l’unica cosa che conta, anche se ciò comporta il dilagare dell’ingiustizia. Il problema del denaro e del benessere è molto complesso, e si è tentati di cercare un compromesso con esso. Paolo nella seconda lettura esce con una frase che non lascia molte speranze su un ipotetico buon uso del denaro: «Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose!» (v. 11) per cercare la giustizia, la pietà, la fede, la carità, la pazienza e la mitezza, per attaccarsi a Cristo nel quale tutto ciò trova la sua realizzazione e la sua pienezza.

Abissi invalicabili

Anche il Vangelo mette in evidenza che non c’è patto possibile tra il denaro e la fede. Il ricco va in rovina. Significativo il fatto che nella parabola di Gesù il ricco non abbia un nome, fa tutt’uno col suo denaro, al punto che ormai ha un nome solo, quello di «ricco», a lui si oppone Lazzaro, il cui nome significa «Dio viene in aiuto». L’abisso tra Dio e il ricco è invalicabile, l’unica via è la conversione, l’ascolto di Mosè e dei profeti, il ritorno cioè a Dio nella povertà. Il contrasto drammatico tra la condizione del ricco e quella del povero è assoluto, fino al non accorgersi, da parte del ricco, della realtà che gli è davanti. La chiusura egoistica del ricco è data sia dalla sua ricchezza materiale, sia dalla chiusura farisaica che fa della sua pretesa giustizia l’elemento di separazione e di giudizio verso il povero e verso il fratello.

Misericordia da esercitare in terra

L’esistenza terrena è un ponte gettato sull’abisso tra l’inferno e il seno di Abramo. Quest’arco della vita lo si attraversa esercitando quella misericordia che poi sarà invocata anche da chi l’ha derisa. Per prendere decisioni corrette è utile porsi dal punto di vista della fine, e fare ora ciò che allora si vorrebbe aver fatto. Dopo è inutile piangere sul latte versato. Questo racconto pone l’aldilà come orizzonte dell’aldiquà. Presente e futuro non si negano. Stanno tra loro in contrapposizione e in continuità, come la semina e il raccolto. Cristo Gesù non compie un giudizio, ma un atto di correzione fraterna verso i ricchi. Non è venuto per giudicare, ma per salvare. E salva accogliendo senza riserve e illuminando con sincerità. Non si tratta di una condanna dei ricchi e un’esaltazione dei poveri. È piuttosto un ammonimento ad aprire gli occhi e usare giustamente dell’ingiusto «mammona».

Cristo Gesù chiave per aprire

Se non si ascolta l’AT, non si può neanche ascoltare Gesù, il quale è venuto per aprire la Scrittura. Gesù è la chiave, ma occorre che ci sia qualcosa da aprire. Per comprendere Cristo Gesù è necessario ascoltare e mettere in pratica l’AT. La parabola mette in scena un ricco e un povero, più che categorie sociali, sono categorie religiose. Il povero non è salvato perché povero, ma perché ascolta l’AT il quale annuncia che il Vangelo viene proclamato ai poveri. Egli si ritrova insieme con i poveri che aprono il Vangelo di Luca, Elisabetta, e Zaccaria, Maria e Giuseppe, i pastori a Betlemme, Anna e Simeone. Il ricco è condannato per la sua ricchezza che ha reso il suo cuore grasso (Sal 119,70) e opaco, incapace di accogliere le ammonizioni dei profeti e quindi lo stesso Cristo. Non possiamo dividere in due la realtà con asprezza e chiusura, tra buoni e cattivi, tra ricchi e poveri. In questo tradiamo la persona di Gesù e il dono divino che Egli ci porta. Il giudizio divino mostra drammaticamente il capovolgimento della situazione agli occhi di Dio. Il possidente stolto si converta nell’amministratore saggio. Si mostra per immagini quel rovesciamento di criteri già cantato nel Magnificat (Lc 1,46-55).

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO

  • Che rapporto hai con il denaro?
  • Cosa si può fare con i tanti poveri che bussano alle nostre porte?

IN FAMIGLIA

In un incontro di famiglia si presenta il bilancio delle entrate e delle spese che vengono sostenute perché ognuno si renda conto di quanto costa la vita e di cosa si può fare per sviluppare la solidarietà verso chi non ha nulla.

p. Rinaldo Paganelli

Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno B – ElleDiCi

Letture della
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Ora cesserà l’orgia dei dissoluti.

Dal libro del profeta Amos
Am 6,1a.4-7

 
Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 145 (146)

R. Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. R.
 
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. R.
 
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. R.

Seconda Lettura

Conserva il comandamento fino alla manifestazione del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 6,11-16

 
Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
 
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

Parola di Dio

Vangelo

Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,19-31

 
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
 
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
 
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
 
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
 
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore

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