don Paolo Squizzato – Commento al Vangelo di domenica 5 Gennaio 2020

«A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio» (v.12).
Noi ci portiamo dentro la ‘potenzialità’ di diventare figli di Dio, ossia scoprirci della sua stessa natura, del medesimo ‘sangue’, della medesima ‘carne’. Possediamo un’energia, una forza, un qualcosa che – lo volessimo – potrebbe deflagrare e renderci divini.
Come innescare questa energia interiore? «A quanti l’hanno accolto…». Accogliere significa “vivere come”, significa credere che se si vive così – ossia ‘da Dio’ – la nostra natura si trasformerà compiendosi.

Si diventa figli né per il battesimo, né per ‘grazia’, ma per via di responsabilità. La grazia, il dono è previo, è già dato, ma solo come pura potenzialità, per il resto spetta a noi portarci a compimento; deve subentrare la decisione, la ferma volontà di vivere una modalità d’esistenza feconda, ‘come’ ha vissuto Gesù di Nazareth, ‘come’ vivesse Dio stesso fosse qui presente.
«Siate perfetti ‘come’ il Padre; siate misericordiosi ‘come’ il Padre, amatevi ‘come’ io ho amato voi… ».

In fondo questo ‘come’ altro non è che un rimando alla nostra umanità più profonda. Vivessimo portando alle estreme conseguenze la nostra umanità, ci compiremo sia come esseri umani che come figli di Dio. La questione è vivere ‘secondo natura’, ossia secondo la modalità dell’amore.
«Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi» (Lc 6, 35). Si diventa figli nella modalità dell’amore dunque. E succederà a noi nei confronti di Dio come succede al bimbo che facendo propri gli atteggiamenti del papà, si sente dire: «Guarda, è tutto suo padre!».

«A quanti l’hanno accolto…». Accogliere non significa avere fede in Dio, e tanto meno credere in un Dio. «Siamo noi a dover avere fede in noi stessi. E credere nella possibilità di realizzazione che Dio ci ha dato. Dio ci ha creati nell’amore e per la felicità, ma la realizzazione è nostra non sua. Tutto dipende da noi. La creatività per realizzarci nell’amore è una strada che noi dobbiamo fare nostra, scegliere, perseguire. Noi abbiamo la possibilità di essere creativi per plasmare il mondo e noi stessi» (Angela Volpini).

Noi umani, abbiamo la possibilità, il ‘potere’ di portare a compimento noi stessi dunque, attraverso la via dell’amore, giocando sulle potenzialità che ci portiamo dentro, scommettendo sull’energia che ci abita, la luce che ci governa, in questo modo sbocceremo a vita piena, verremo alla luce di noi stessi, diverremo figli, renderemo presente Dio, diverremo dèi.

Fonte


Letture della
II Domenica dopo Natale – ANNO A
Colore liturgico: BIANCO

Prima Lettura

La sapienza dio Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.

Dal libro del Siràcide
Sir 24,1-4.12-16, NV 24,1-4.12-16

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse:
“Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio,
egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Sal 147

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

Seconda Lettura

Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Ef 1,3-6.15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

Parola di Dio

Vangelo

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18

[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.]
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”.
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito,
che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Parola del Signore

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