don Paolo Squizzato – Commento al Vangelo di domenica 29 Dicembre 2019

Giuseppe dorme e viene svegliato da Dio.

Il “sogno” di Dio è un risvegliare l’uomo dal suo sonno, perché la vita vera non è quella sognata, ma quella reale. A quel punto Giuseppe, simbolo di ogni uomo, compie tre tappe che sono di ciascuno quando si desidera compiersi appieno:
1) prendere con sé Maria e il bambino. Il bambino è il vangelo – consegnatoci dalla Chiesa-, ossia eterna memoria di essere amati da un amore più forte della morte e che illumina la vita;
2) compiere con loro sia l’entrata che l’uscita all’inferno/Egitto, la parte più buia di noi, e illuminarla di questa luce che dissipa le tenebre;
3) riposare finalmente nella propria ‘casa’. Il cuore ha bisogno di un luogo dove riposare.

Non c’è niente da fare. O compiamo il viaggio nelle parti più buie del nostro essere, o non diverremo mai adulti. È necessario imparare ad abitare l’ombra, osare l’oscurità, scendere nel proprio Egitto interiore, dove siamo schiavi e desideriamo con tutto noi stessi la nostra terra promessa, la felicità.

Deve giungere finalmente il tempo di osare di fare esperienza del nulla, del vuoto, dell’assenza, del deserto, dove non vi siano più appigli e appoggi. È giunto il momento di esperire Dio anche nell’assenza, nell’abbandono, perché in fondo – dice Bonhoeffer – «Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona». Sì, imparare a non vedere nulla, a non assaporare nulla, a non conoscere nulla, per fare finalmente esperienza del tutto.

Il vangelo mi ricorda che se non apporto luce nelle mie zone più oscure, se non le abito, non le chiamo per nome, non potrò fare ritorno a ‘casa’, a dirmi chi sono veramente. Facciamo pace con i nostri mostri interiori. Abbracciamoli e ri-componiamoci, noi storie frantumate, tra desideri folli e sensi di colpa abbruttenti, sapendo che la vita è una, e va accolta in tutta la sua verità.

L’amore non ama a pezzi, così dovrebbe essere il nostro rapporto con la vita. ‘Visitiamoci’ nella nostra e nelle nostre verità, anche quelle più indegne. Baciamo le nostre ferite, come fa la madre con le ferite del suo piccolo. Quanto abbiamo bisogno di baciare, amare, accoglier il nostro bambino interiore, sfinito e ferito. Amare, accogliere, baciare le ferite non significa giustificare e assecondare. È semplicemente un gesto di verità, primo passo verso la fecondità.

Al Signore è sufficiente il sogno, pur fragilissimo per portare avanti la sua storia, per sventare il disegno omicida di Erode e degli erodi che s’annidano in noi. Se non altro per impedire che esso prevalga, a scapito del suo disegno di salvezza. Nessun male potrà mai infrangere il sogno di Dio, ovvero il mio desiderio di felicità e di vita per sempre.

Fonte


Letture della
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ MARIA E GIUSEPPE – ANNO A – Festa
Colore liturgico: BIANCO

Prima Lettura

Chi teme il Signore onora i genitori.

Dal libro del Siràcide
Sir 3,3-7.14-17a

Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli

e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.

Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà

e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.

Chi onora sua madre è come chi accumula tesori.

Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli

e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.

Chi glorifica il padre vivrà a lungo,

chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.

Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,

non contristarlo durante la sua vita.

Sii indulgente, anche se perde il senno,

e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.

L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,

otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 127

R. Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

sarai felice e avrai ogni bene. R.

 

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa. R.

 

Ecco com’è benedetto

l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme

tutti i giorni della tua vita! R.

Seconda Lettura

Vita familiare cristiana, secondo il comandamento dell’amore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,12-21 

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro.

Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!

La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.

Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

Parola di Dio

Vangelo

Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 2,13-15.19-23

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».

Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».

Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Parola del Signore

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