don Paolo Squizzato – Commento al Vangelo del 25 Ottobre 2020

Un dottore della Legge interroga Gesù: ‘Qual è il grande comandamento?’. Gesù risponde con la preghiera dello Shemà,“il comandamento” che da sempre ha segnato, come sigillo, il popolo d’Israele: “Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente”: questo è ‘il grande’ comandamento.

Ma Gesù si affretta a dire che ne esiste un secondo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Questo è simile al primo (v. 39), non viene dopo, non aggiunge nulla al primo, ma lo specifica, lo attualizza: ‘Si ama Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, amando il prossimo’.

Si affretta a specificarlo, perché non ci s’illuda che basti un cuore ‘infiammato’ per Dio per essere dei suoi. ‘Con tutto il cuore’, non significa che Dio debba occupare tutto lo spazio del cuore per cui non vi è più possibilità di amare altro. Se Dio ti ‘riempie’ il cuore è per rendertelo idoneo ad andare ‘oltre’Dio, e ‘oltre’ te stesso, ossia verso l’altro.
Nel rapporto con Dio o c’è un terzo da raggiungere o è tutto un pretesto.

O il rapporto con Dio attira il fratello nel circolo dell’amore, o è semplice sentimentalismo romantico.
«Il “salutismo spirituale”, che si preoccupa solo della salvezza della propria anima, indica una pericolosa deformazione. Non si può stare soli dinanzi a Dio. Ci si salva tutti insieme, collegialmente, come diceva Solov’ëv: sarà salvato chi salva gli altri. Doroteo di Gaza ci dà una bella e chiara immagine della salvezza: il centro del cerchio è Dio e tutti gli uomini sono sulla circonferenza; dirigendosi verso Dio ognuno segue un raggio del cerchio e più si è vicini al centro, più i raggi si avvicinano tra loro. La distanza più breve tra Dio e l’uomo passa per il prossimo». (Pavel Evdokimov)

È questa la grande novità del cristianesimo, apportataci con il mistero dell’incarnazione: il volto di Dio si è fatto volto dell’uomo.
Ma è necessario che il primo rimanga primo, non nel senso cronologico, ma fondativo. L’essere nell’amore di Dio, essere ‘inzuppati’ in Lui ci permetterà di relazionarci con tutto in maniera vera.

non significa mostrare deferenza nei riguardi di un dio. Ma piuttosto sviluppare qualità divine in noi stessi” (Dal Libro del Tao).
Amare Dio con tutto sé stessi in somma, significa sviluppare in noi tutte le nostre potenzialità, quelle eminentemente umane spesso assopite, la nostra capacità di bene e di cura. Per poi cominciare a riversarle sull’umanità che ci circonda.


AUTORE: don Paolo Squizzato
FONTE
SITO WEB: https://www.paoloscquizzato.it
CANALE YOUTUBE:
https://www.youtube.com/channel/UC8q5C_j3ysCSrm1kJZ4ZFwA

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