don Mauro Pozzi – Vangelo di domenica 8 Marzo 2020

Il commento al Vangelo di domenica 8 Marzo 2020, a cura di don Mauro

 La luce di Cristo trasfigurato è la presenza del divino nella realtà che gli occhi della fede ci permettono di vedere.

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LUCE DIVINA

Tutto cominciò con la vocazione di Abramo. Esci dalla tua terra, cioè dalle tue certezze, dai tuoi schemi e mettiti in cammino. Una parola che vale per gli uomini di ogni tempo e dunque anche per noi: se vogliamo incontrare Dio dobbiamo fare silenzio e con tanta umiltà lasciargli l’iniziativa, senza pretendere di essere noi a stabilire come devono andare le cose. Abramo fece il suo primo passo lasciando casa e famiglia paterna e Dio camminò con lui, educandolo e facendolo crescere, fino al momento in cui gli chiese il sacrificio di Isacco, ossia il sacrificio completo della sua volontà, in favore del piano divino.

Abramo non fu per questo schiacciato o umiliato, anzi divenne ricco sia spiritualmente che materialmente e il suo nome è rimasto nella storia come quello degli uomini più grandi. Non era però un re o un condottiero, ma un semplice pastore. Abbandonarsi a Dio è sempre un guadagno, ecco perché il tentatore continuamente cerca di far credere il contrario. Pietro, Giacomo e Giovanni erano anch’essi uomini semplici, dei pescatori senza istruzione. Il segno è chiaro: la sapienza viene da Dio e non dagli uomini. Essi hanno risposto alla chiamata di Gesù e ora si trovano ad essere testimoni di un evento che segna la fine del tempo dell’Antico Testamento e l’inizio del Nuovo.

Mosè è il grande liberatore del popolo, un uomo leggendario che ogni ebreo avrebbe voluto conoscere, egli rappresenta la Legge, la Torà, che è il fondamento dell’ebraismo. Elia raffigura invece i profeti, la voce di Dio nella storia, coloro che hanno guidato la crescita del popolo lungo i secoli. Entrambi sono davanti a loro vivi. È qualcosa che non solo non ha precedenti, ma non avverrà mai più. Pietro dà voce allo stupore e all’entusiasmo quando esclama: Signore, è bello per noi restare qui. Vuole restare lì per sempre. In pochi secondi si trova a camminare nella storia e scopre che lui, povero pescatore Galileo, è nel cuore e nel progetto di Dio da tutta l’eternità. Addirittura i tre sentono la voce del Padre.

Quando Mosè nel deserto chiese a Dio di far sentire la sua voce al popolo, la gente ne fu così atterrita che lo supplicò di non udirla mai più. Ecco perché i tre apostoli crollano al suolo, sono sopraffatti, in estasi. Gesù con questa esperienza rivela la sua divinità ai discepoli e dunque a noi e ci mostra che credere in lui significa entrare nella vita divina e partecipare al progetto infinito che il Padre ha nel cuore dall’eternità. È un invito alla contemplazione e al silenzio, perché siamo al cospetto del mistero eterno della nostra salvezza.


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