don Marco Pozza – Commento al Vangelo di domenica 19 Aprile 2020

Dio a portata di mano

Siamo fatti di ciò che non riusciamo a trattenere: siamo incontri mancati, cose smarrite, appuntamenti perduti. Siamo fatti in maniera tale che esistono pezzi di noi dentro altre persone: «Camminavamo senza cercarci – scrive Julio Cortazàr -, eppure sapendo che camminavamo per incontrarci». Il perchè è semplice: quando incontriamo le persone giuste, il cielo potrà soltanto farci da cornice. Questo, sotto-sotto, pensava Tommaso: “Io di stare rattrappito a mò di talpa nel cenacolo non ne voglio sapere. Torno in strada, voglio andare incontro al Rabbì”.

Lui, i due di Emmaus, più milioni di altri lungo il corso della storia. C’è anche chi, all’indomani di un lutto, non ne vuol sapere di stare dentro casa, vuol riprendersi in mano subito la situazione: “Che ritorni a guidare il prima possibile, altrimenti non guiderà più” suggeriscono a chi ha appena fatto un incidente. Il grande incidente di Tommaso: il Calvario, la montagna calva, un funerale in diretta del Maestro. Venerdì, sabato, domenica, la settimana dopo la grande disfatta. Tommaso scelse di star fuori da quel cenacolo: l’aria viziata, un che di struggente, tutti a rivangare il passato che non c’era più. Poi, d’un colpo, Lui: eccolo, «Pace a voi!» Premiati i fedelissimi della sacristia: “Fosse rimasto qui, l’avrebbe veduto anche Lui – mormorarono a mò di rimbrotto -. Ben gli sta a Tommaso: sempre il bastian contrario deve fare lui”. Evviva i dieci nel cenacolo!

Quelli che, quando torna quel fuggiasco di Tommaso, esplodono in grida: «Abbiamo visto il Signore!» Ch’era come dire: “Se stavi con noi l’avresti veduto anche tu, vecchio mio!” Non sapevano loro che, nel paese del desiderio, l’amico aveva già iniziato ad incontrare l’Amico: desiderandolo, non dandolo per morto, andandogli incontro per le strade. Non gli basta, dunque il racconto: «Se non, io non credo». Tommaso desidera l’incontro: c’è chi, per cambiare rotta, necessita di un libro, chi di un racconto, chi di un incontro: “Voglio vederlo il mio Rabbì, un Amore così grande io non accetto di farmelo raccontare da voi!”

L’immagino, Tommaso, tra le viuzze di Gerusalemme, a ripercorrere le quattordici stazioni, a chiedere lumi dei fatti accaduti. A rimettere in sesto il cuore: “Rabbì, ascoltami: vorrei solo incontrarti ancora una volta per la prima volta”. Questo cercava: non chissà cosa, cercava Lui. E Lui, guarda caso, cercava Tommaso: s’è accorto, lì dentro, che ne mancava uno. E tenne fede alla promessa: «Chi di voi – disse un giorno il Maestro – se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finchè non la ritrova?» (Lc 15,4-7). Diede, dunque, l’esempio ai dieci preti ritrovati in sacristia: tornò «otto giorni dopo», c’era la pecorella smarrita da rimettersi in spalla, da mantenerle la mano (chiodata).

Torna per uno-solo. Quanto coraggio ad innamorarsi: ci vuole ancor più coraggio per tornare indietro e riparare quello che si è rotto. Il finale non cambia: «Alla fine le anime gemelle si incontrano poiché hanno lo stesso nascondiglio» (R. Brault). E fu come se fosse la prima volta: amico, «metti qui il tuo dito e guarda le mie mani». Ritornare è diverso da tornare indietro.
Non fece nulla di tutto quello che Iddio l’invitava a fare. Fece l’unica cosa che il cuore gli comandò di fare: «Mio Signore e mio Dio!». Magari in ginocchio, oppure con i lacrimoni agli occhi, ad asciugarsi le gote: “Pazzesco, impossibile crederci senza vederlo: è troppo, è davvero Risorto!” Nel tempo “quelli-dentro-il-cenacolo” gliene hanno riversate addosso di ogni sorta: ficcanaso, invadente, perplesso, riluttante.

Cristo, a mò di risposta, tornò. Andandosene, sapeva bene il rischio che correva: che qualora avesse deciso di tornare, magari avrebbe trovato che si erano anche abituati alla sua assenza. Tommaso lo trovò fuori: “è fuori” hanno detto al Rabbì, magari col sorrisino sulle labbra. “Mi sta cercando!”, fu il pensiero del Rabbì. Capì, il Risorto, che Tommaso s’era allontanato da quel luogo, mai da Lui. “Mio Dio, così a portata di mano!” pensò Tommaso, senza mettere la mano.

Commento a cura di don Marco Pozza

(Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo di don Marco)

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