don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo di domenica 13 Ottobre 2019

Signore, abbi pietà di noi!

Nel vangelo odierno abbiamo ascoltato che nella sua salita a Gerusalemme «Gesù attraversava la Samaria e la Galilea» e «entrando in un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi». È noto che nell’Israele antico il lebbroso era l’emarginato per eccellenza, colpito da una malattia avvertita non solo come ripugnante, ma anche – così purtroppo si pensava – strettamente connessa al castigo di Dio per i suoi peccati (cf Nm 12, 14); per questo il lebbroso viveva fuori dalle città, in luoghi deserti, in una solitudine disperata (cf Lv 13, 45-46). Ecco perché questo gruppo di malati, che sicuramente aveva sentito parlare di Gesù e dei suoi miracoli, confidando nella sua compassione, si tiene a distanza, non osa avvicinarsi a lui – così ordinava la legge per evitare contagi –, ma da lontano e ad alta voce grida: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». È una preghiera bellissima: non c’è presunzione, non c’è arroganza; c’è solo l’umile abbandono di chi non ha più speranze proprie e quindi si affida docilmente al Signore…e attende!

A questa loro richiesta Gesù risponde in modo insolito. Non guarisce subito i lebbrosi ma, come già aveva fatto in un caso analogo (cf Lc 5, 14), li invita a presentarsi ai sacerdoti. È da notare che Gesù obbedisce alla Legge mosaica la quale prescriveva che solo all’autorità religiosa spettava certificare l’avvenuta guarigione delle persone e di riammetterle nel consesso sociale (cf Lv 13, 16-17; 14, 1-32). E, annota l’evangelista, «mentre essi andavano, furono purificati»: tutti e dieci sono guariti, eppure uno solo riconosce che ciò è avvenuto grazie alla potenza di Dio, e per questo ritorna indietro «lodando Dio a gran voce» e, prostrandosi ai piedi di Gesù lo ringrazia.

Dopo aver constatato con un certo stupore che uno solo su dieci – e per giunta un samaritano, colui che per i giudei era il «nemico» religioso, il credente scismatico ed eretico (cf Lc 9, 53), un lontano da Dio, una persona che veniva trattata come indegna e spregevole: basti ricordare che per offendere e screditare Gesù i giudei un giorno gli diranno: «tu sei un Samaritano» (cf (Gv 8, 48) – è tornato per «rendere gloria a Dio», Gesù afferma: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Le parole di Gesù sulla fede significano che non serve a niente avere la salute, se la salute la viviamo stupidamente consumandola per accumulare tesori che non contano o per cercare divertimenti che non daranno mai vera felicità. La vera salute non è quella del corpo; la vera salute, nella fede, si chiama salvezza, cioè accoglienza di Dio, amore di Dio, speranza e riconoscenza.

Inoltre, l’insegnamento del vangelo sottolinea l’universalità della salvezza perché Dio giudica partendo dal cuore di ciascuno e non come noi che ci fermiamo all’apparenza, all’esteriorità.  Diventiamo più umili e, invece di dare lezioni agli altri, cerchiamo di correggere i nostri difetti: impariamo a guardare la trave che è nel nostro occhio e non la pagliuzza che è nell’occhio del nostro fratello.

Impariamo anche noi, come il samaritano, a ringraziare il Signore per i tanti doni che ogni giorno ci concede e non solo quando ci fa comodo: noi parliamo, vediamo, sentiamo e camminiamo; pensiamo a quante persone nel mondo non vedono, non sentono, non parlano, non camminano. Pensiamo a quante persone sono nei letti degli ospedali o nei letti delle proprie abitazioni. Quanti doni il Signore ci concede ma per noi, purtroppo, tutto è scontato e pensiamo che tutto ci sia dovuto!

Sforziamoci di vivere, con autenticità, le parole che pronunciamo al termine delle letture e della celebrazione eucaristica: «Rendiamo grazie a Dio». Il rendimento di grazie è dunque un’espressione di gratitudine al Padre che ci ha dato il suo Figlio e ci comunica il suo Spirito e questa riconoscenza si manifesti nella gioia, nella fiducia, nella speranza da effondere intorno a noi, negli impegni e negli incontri della vita quotidiana. Ebbene sì, ogni giorno è per noi un dono dell’amore di Dio in Gesù Cristo! Amen.

Letture della
XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Tornato Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore.

Dal secondo libro dei Re
2 Re 5,14-17

 
In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
 
Tornò con tutto il seguito  da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
 
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 97 (98)
R. Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
 
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.
 
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.

Seconda Lettura

Se perseveriamo, con lui anche regneremo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 2,8-13

 
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
 
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

Parola di Dio

Vangelo

Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 11-19

 
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
 
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Parola del Signore

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