Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 26 Gennaio 2020

Il regno di Dio è vicino a noi

«Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). Questa frase celeberrima è un po’ il fulcro del vangelo di questa domenica e ci dice moltissime cose. Gesù entra nella vita dei discepoli partendo da chi sono loro: in questo caso pescatori. E il loro essere tali non è affatto da rigettare, ma si rivela preziosissimo per il regno. Fossero stati carpentieri, probabilmente avrebbe potuto dire loro: vi farò carpentieri di cuori; così come a un parrucchiere: ti farò parrucchiere di aureole.

Dio, per salvare noi e il mondo parte da chi siamo, senza eliminare parti di noi ma facendo nuovo ciò che siamo, rendendoci strumenti utili alla sua opera, non la nostra, di modo che possiamo entrare nella sua vita divina.
In quel «venite dietro a me» ci sono lo stile, la cura paterna, l’essere buon pastore di Gesù: non ci manda allo sbaraglio, non è l’«armiamoci e partite» di andreottiana memoria ai tempi della seconda guerra del Golfo. Gesù è l’unico punto di riferimento per chi accoglie il suo invito a partecipare alla salvezza del mondo: “seguimi, calca i miei passi, non chiedere dove andremo, cosa faremo e come, è impossibile da spiegare; non cercare di capire, sforzati solo di amare, perché l’amore non passa dalla ragionevolezza… e avrai una vita piena”. Tutto questo è dentro quel «venite dietro a me», che è rassicurante e dà pace.

È interessante che la missione di Gesù cominci nella «terra di Zàbulon e di Nèftali» delle tribù più distanti da Gerusalemme, le ultime a essere state incluse nel regno di Davide come unico re di Israele. Oggi identificheremmo questa zona come “periferia”, dove generalmente è più rischioso andare per strada, dove il posto è spesso malfamato. In quelle terre, infatti, erano ancora molte le città pagane. Gesù parte proprio da qui, dal basso, dalla banlieue – termine che definisce la pericolosa periferia parigina – dal luogo della nostra oscurità, perché da lì è necessario far cominciare la conversione.

«Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino» (Mt 4,17). È interessante che l’evangelista si premuri di sottolineare che queste parole sono l’inizio della predicazione di Gesù. Si comincia da qui, ossia dalla conversione, un cambiamento di rotta: mutare itinerario e, soprattutto, bersaglio. Tutto parte dal cambiamento di prospettiva e del senso dell’esistenza: non si tratta più di perseguire le quattro cose che ci tengono impegnati dal mattino alla sera, quei quattro idoli a cui svendiamo la nostra esistenza e puntualmente deludono le aspettative; la conversione è cambiare ciò che seguiamo, la locomotiva che ci trascina.

Il regno di Dio è vicino: non nel senso che “arriverà a breve”, ma che è al nostro fianco, cammina vicino a noi; per questo è possibile convertirsi ora, cambiare direzione, perché finalmente Gesù cammina vicino a noi. Al buon ladrone Egli annuncia che, quello stesso giorno, sarà in paradiso assieme a lui: il regno dei cieli, il paradiso, è stare con Gesù. La vita eterna ci cammina vicino, è un fiume che scorre di fianco a noi con ritmi, leggi fisiche e dinamiche diverse dal regno della terra; è il fiume in cui la barca è governata da Cristo, non più da noi stessi, e conduce ai «pascoli erbosi su cui possiamo riposare» (Sal 23).

È importante in questa domenica annunziare quello che Dio può fare di noi: lasciamo disporre a Lui, cediamogli il volante della nostra esistenza. E fidiamoci totalmente.

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