Don Luciano Condina – Commento al Vangelo del 21 Giugno 2020

Attingiamo amore dal cuore di Dio

Nella festa del Sacratissimo Cuore di Gesù – celebrata in cattedrale giovedì 18 giugno e in alcune parrocchie domenica 21 – ci soffermiamo a contemplare la parte più intima di nostro Signore: il suo cuore. Benché sia opinione comune riconoscere nel muscolo cardiaco la sede dei sentimenti, nella Bibbia esso è sede del pensiero, ed è sacro. Celebriamo questa festa perché è fondamentale comprendere cosa Gesù porta dentro di sè, ossia cosa pensa di noi.
Il cuore è la parte nascosta, è il luogo dove conserviamo la nostra verità, inaccessibile ai più. Come si conosce il contenuto di un cuore? Se viene spremuto; è nella difficoltà che si vede cosa c’è realmente dentro la persona.

«Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Il mite è colui che a offesa risponde con pace. Noi siamo soliti affermare: io sono buono e caro, ma se mi tocchi… non lo sono più; dunque non sono affatto buono e caro! Per capire il contenuto di un cuore lo devi colpire, lo devi trafiggere, e solo allora mostrerà ciò che nasconde. L’immagine iconografica del Sacro Cuore di Gesù è un cuore coronato di spine, con la ferita inferta dalla lancia, che emette fiamme di luce infuocata: sono i segni della passione che fanno emergere la parte più intima, tutto l’amore infinito contenuto all’interno. In Efesini 3,16 san Paolo scrive: «Vi conceda il Padre del cielo di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore»; e la sede di questo uomo interiore è il cuore.

La nostra generazione è la gioia degli psicologi contemporanei a causa della mollezza interiore e di una fragilità forse mai riscontrata prima. Abbiamo enormi difficoltà a scegliere, a dire i “sì” importanti, quelli del “per sempre”; arriviamo a quarant’anni senza ancora aver deciso cosa fare “da grandi”. Adultiscenza è il termine coniato dai sociologi per inquadrare la generazione attuale di quarantenni rimasti adolescenti. Il problema di questo uomo interiore è che è bisognoso di forza e di energia, ma non le trova perché le cerca in cose che non possono dargliele; le cerca perennemente in cose più piccole di lui. Quest’uomo interiore, in fondo, sogna una cosa sola: l’amore vero, puro, assoluto; e si ostina a cercarlo nelle creature – quando nessuna è in grado di potercelo donare come il nostro cuore lo sogna – oltre che nel denaro, o nel materialismo. Il desiderio di amore totale è l’imprinting comune di tutti i cuori; è il profumo che emette la nostra parte spirituale creata a immagine e somiglianza di Dio, che troverà pace solo quando entrerà in relazione con l’unico cuore in grado di emettere questo tipo di amore: il Sacro Cuore di Gesù, l’autentico traguardo della eterna ricerca dell’uomo. E quando ci si imbatte nell’amore totale, le fiamme cominciano a scaturire anche nel nostro cuore: la vita si accende, gli occhi si illuminano, i volti sorridono, gli ardori e il pensiero si attivano verso il bene; e la vita si trasforma spontaneamente in dono. Si diventa come pezzi di legno che bruciano e scaldano, illuminano chi sta intorno – cioè spargono amore senza distinzioni – e si consumano, si assottigliano, trasformandosi da materia pesante in calore e fumo che sale verso il cielo. Pur essendo nel mondo, chi arde sente già il profumo del cielo perché già vi dimora con il suo cuore, qui e ora.

Quanto bella diventa la vita in questa dinamica di amore celeste portato sulla terra; e che belli i volti di chi si nutre quotidianamente dell’amore attingendolo al Sacro Cuore di Gesù!

Commento di don Luciano Condina

Fonte – Arcidiocesi di Vercelli


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