don Ivan Licinio – Commento al Vangelo di domenica 26 Gennaio 2020

Uomini di Parola

Con la lettera Aperuit illis, Papa Francesco ha stabilito che questa Domenica sia un’occasione particolare per celebrare, approfondire e divulgare la Parola di Dio. (cfr. Aperuit illis, 2). Per prima cosa dovremmo chiederci: «Che posto occupa la Sacra Scrittura nella nostra vita?». Una risposta potrebbe essere data dal posto che la Bibbia occupa in casa (dando per scontato che tutti voi abbiate una Bibbia in casa!). È fra le enciclopedie impolverate o sul comodino? È importante capire che la Sacra Scrittura non è una storia del passato ma la narrazione della nostra storia, di quella storia d’amore, antica e sempre nuova, fra Dio e l’umanità. Una storia che appartiene a tutti e nella quale tutti possono ritrovarsi.

«La Bibbia non può essere solo patrimonio di alcuni e tanto meno una raccolta di libri per pochi privilegiati» (Aperuit illis, 4). Ce lo insegna Gesù, quando decide di iniziare l’annuncio della Parola nella «Galilea delle genti» (Mt 4,15) cioè in un territorio pagano, fra quelli che venivano considerati lontani e indegni. La Parola del Signore è, quindi, rivolta a tutti e a quelli che l’accolgono è data la possibilità di incontrare la salvezza. «Tutto è indirizzato a questa finalità iscritta nella natura stessa della Bibbia, che è composta come storia di salvezza in cui Dio parla e agisce per andare incontro a tutti gli uomini e salvarli dal male e dalla morte» (Aperuit illis, 9).

Sappiamo quanto sia difficile applicare alla nostra vita il messaggio di Dio ma dobbiamo avere fiducia nell’azione dello Spirito Santo che non riguarda soltanto la formazione della Sacra Scrittura, ma opera anche in coloro che si pongono in ascolto della Parola di Dio.  Per questo motivo all’annuncio del Regno di Dio è legato quello della conversione perché lo Spirito possa trasformare la nostra vita, cambiare la nostra storia: da lettera morta a Parola vivente. Mentre noi leggiamo la Parola ci accorgiamo che in realtà è la Parola a leggere noi, a scrutare la mente e a scendere nel profondo del cuore. Attraverso la Parola siamo stati creati – «E Dio disse…» (Gn 1,26) – e attraverso la Parola siamo salvati.

Ma il Vangelo di oggi ci ricorda anche che attraverso la Parola siamo chiamati. Siamo chiamati da Dio ad annunciare la sua Parola. «La dolcezza della Parola di Dio ci spinge a parteciparla a quanti incontriamo nella nostra vita per esprimere la certezza della speranza che essa contiene (cfr. 1Pt 3,15-16). È necessario, pertanto, non assuefarsi mai alla Parola di Dio, ma nutrirsi di essa per scoprire e vivere in profondità la nostra relazione con Dio e i fratelli» (Aperuit illis, 12). Il mondo aspetta la Parola di Dio, soprattutto quel nostro piccolo mondo lavorativo, familiare, i nostri amici. Annunciare la Parola vuol dire conoscerla, per poi testimoniarla a chi, fra tante parole vuote, ha bisogno di una Parola vera che libera, consola, guarisce, converte e ridona vita. Gesù chiama Simone e Andrea per farne «pescatori di uomini» (Mt 4,19) ricordandoci che i cristiani sono quelli che vanno a pescare gli uomini che sono nell’abisso del dolore, sommersi dalla miseria e dall’indifferenza. Bisogna pescarli tutti per riportarli alla Luce, a quella grande luce che moltiplica la gioia e aumenta la letizia, così come ci ha ricordato il profeta Isaia nella prima lettura di oggi (cfr. Is 8,23-9,3).

Nel cammino di accoglienza e meditazione della Parola di Dio, ci accompagna la Madre del Signore, riconosciuta beata perché ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le aveva detto (cfr. Lc 1,45). Maria non solo ha dato vita al Verbo ma ha anche donato tutta la sua vita al Verbo. Seguiamo il suo esempio incarnando la Parola nella nostra vita. Leggiamo, approfondiamo, viviamo la Sacra Scrittura e saremo quella parola che il mondo ha sempre tanto bisogno di ascoltare: Amore.

Buon cammino, insieme.

Fonte: il blog di don Ivan


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