don Ivan Licinio – Commento al Vangelo di domenica 23 Febbraio 2020

Che faccia tosta!

Come si fa a non reagire quando si subisce uno schiaffo, non solo fisico ma anche morale? Come si fa a non opporsi ai tanti schiaffi che la vita ci dà e che ci fanno davvero male? Addirittura porgere l’altra guancia? Roba da santi non da uomini come noi…

Queste potrebbero essere le prime impressioni dopo aver letto la pagina evangelica di oggi e che hanno a che fare con la nostra quotidianità spicciola che non sempre combacia con quanto ci viene chiesto da Gesù. Inoltre, il cristiano che esce fuori da questo ritratto evangelico odierno potrebbe sembrare un tipo passivo, che subisce, distaccato dalle cose materiali e tutto proteso verso realtà ascetiche e mistiche. Nulla di più falso. A leggere bene quello che Gesù ci dice oggi, scopriamo, invece, che ci viene chiesto di interrompere il circuito del male usando il rimedio di sempre: l’amore.

Prendiamo ad esempio il famoso invito ad offrire l’altra guancia. Ai tempi di Gesù, uno schiavo veniva colpito in volto dal suo padrone con il dorso della mano, perché quest’ultimo non avesse a sporcarsi le mani. La guancia colpita era dunque la guancia destra, tranne nel caso in cui il padrone non fosse mancino. «Porgere l’altra guancia», cioè la sinistra, a quel tempo significava costringere il padrone a colpire con il palmo della mano e, quindi, a “sporcarsi” le mani, cosa che un pio israelita benestante non avrebbe mai fatto. Il voltare il viso dall’altra parte era un modo per impedire all’aggressore di colpire ancora, per interrompere il sistema, per costringere il potente a fermarsi.

Allora porgere l’altra guancia non significa affatto assumere un atteggiamento arrendevole e di sottomissione, non significa passività di fronte all’offesa, piuttosto è la ribellione al male e l’impegno ad interrompere il circolo vizioso della violenza. “Occhio per occhio” vuol dire rispondere alla violenza con la violenza, cosa che tante volte risulta più semplice e soddisfacente. “Porgere l’altra guancia”, invece, è un invito a metterci la faccia, a frapporsi con gesti inaspettati di amore in risposta alla violenza. Troppe volte, però, più che porgere l’altra guancia, voltiamo la faccia dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, ai poveri, a coloro che chiedono il nostro aiuto. Il cristiano dell’altra guancia non è quello che subisce, ma quello che interviene. Ripagare un torto con la stessa moneta non è mai giustizia perché la vera giustizia educa all’amore non alla violenza.

Gesù ci chiede, allora, di vivere sempre nell’amore. Nessuno di noi è al riparo dalla tentazione dell’odio ma solo se sapremo vivere ogni giorno nell’amore troveremo la forza di resistere. Gesù non solo contrappone l’amore all’odio, ma esige che l’amore dei suoi discepoli si concretizzi proprio su coloro che li odiano; sarebbe ridicolo, per Gesù, amare solo quelli che ci amano: non ne avremmo alcun merito, ma soprattutto il nostro amore non sarebbe segno distintivo della nostra esclusiva ed inequivocabile appartenenza a Cristo: «Non fanno così anche i pagani?». Gesù ci fa intravedere, allora, uno stile di vita in cui l’amore è talmente preso sul serio che ci innalza fino a Dio e alla sua perfezione.

Nella logica evangelica non si dà altra perfezione, se non quella di un amore fraterno che rivela la nostra identità filiale nei confronti di Dio. «Siate perfetti come il Padre vostro celeste». Anche qui potremmo pensare che Gesù ci stia chiedendo troppo. Ugualmente in questo caso dobbiamo approfondire. L’amore cristiano va davvero di pari passo con la perfezione? L’amore che Gesù ha preferito è stato quello dei peccatori. Non un amore eroico quindi, ma fragile; non l’eccesso, ma la semplicità del dono. Non un amore perfetto, ma imperfetto. Se educhiamo i nostri figli alla perfezione non gli insegneremo mai l’amore cristiano, che è invece un amore imperfetto, perché imperfetta è la natura umana.

E allora qual è la perfezione del Padre celeste di cui parla Gesù? È la misericordia. Imparare la perfezione cristiana significa darsi il permesso di poter sbagliare e imparare dagli sbagli commessi; perdonare le nostre imperfezioni e quelle degli altri. Non c’è altro comandamento da osservare, se non quello di tendere all’imitazione di Dio, che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti». Non c’è altro traguardo verso il quale tendere, se non quello di un amore che sa perdonare perché ha sperimentato per primo il dono del perdono.

Buon cammino, insieme.

Fonte: il blog di don Ivan


Letture della Domenica
VII Domenica del Tempo Ordinario – ANNO A
Colore liturgico: VERDE

Prima Lettura

Ama il tuo prossimo come te stesso.Dal libro del Levìtico

Lv 19,1-2.17-18

Il Signore parlò a Mosè e disse:

«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.

Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui.

Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

Parola di Dio 

Salmo Responsoriale

Dal Sal 102 (103)

R. Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. R.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. R.

Seconda Lettura

Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
1 Cor 3,16-23

Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani».

Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. 

Parola di Dio 

Vangelo

Amate i vostri nemici.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5, 38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore 

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