don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 13 Marzo 2022

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Con gli occhi pieni di Vangelo

Recentemente è uscito al cinema il seguito alla trilogia di Matrix, saga di fantascienza di circa 20 anni fa, che immagina un futuro dispotico dove le macchine controllano la terra riducendo in schiavitù l’uomo in un mondo parallelo virtuale che li acceca e solo in pochi conoscono la verità e sono consapevoli.

Con questo recente quarto film ritorna all’inizio l’iconica l’immagine dello schermo del computer con una serie di lettere e numeri in codice di colore verde che “cascano” a pioggia sulla schermata nera. Solo chi sa leggere quel codice riesce a vedere quello che rappresenta, e scorge la realtà delle cose dietro il caos dei numeri e simboli misteriosi. Solamente se conosci quel codice sei libero e puoi affrontare la realtà.

Gesù porta i suoi amici più stretti, piccola avanguardia del gruppo degli apostoli e di tutta la Chiesa, su un monte e per un attimo a questi tre, Pietro Giacomo e Giovanni, tutto appare chiaro e bello. Nel bel mezzo delle incognite della missione del loro Maestro e della loro stessa vita, è donato loro un momento di luce e di vera e propria “visione chiara” delle cose. I tre discepoli sono condotti da Gesù sul monte di cui non sappiamo il nome, che sembra essere più un luogo simbolico che un posto reale. È il monte della preghiera che apre gli occhi e il cuore, aiutando a capire Gesù, la sua missione, il perché vale la pena seguirlo e che anche nelle prove più dure alla fine sarà lui il punto finale che vince.

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Su quel monte i discepoli comprendono che il loro Maestro è nella linea delle grandi promesse di Dio fatte al popolo di Israele, nella linea dei grandi Mosè e Elia, della Legge e dei Profeti. Vedono Gesù con una luce nuova, e anche se dura poco è sufficiente a farli andare avanti, anche quando sarà difficile vedere con la stessa chiarezza nell’ora della croce.

Una voce scende dal cielo, ed è un invito che vale per i tre discepoli in quel momento, come per i cristiani di ogni tempo, compresi noi oggi che meditiamo questo racconto. È la voce di Dio che dice “… ascoltatelo!”

Ecco perché è importante per noi cristiani coltivare l’ascolto della Parola di Dio e perché non possiamo rinunciare a pregare e interiorizzare questa Parola. La Parola di Gesù è il modo con il quale i nostri occhi si allenano a vedere oltre il nero della vita attuale, oltre l’oscurità incomprensibile degli avvenimenti della vita che sembrano portarci lontano da Dio e lontano dalla nostra vera felicità. Ascoltare Gesù, conoscerlo nelle sue parole e gesti, fare nostro il suo stile di vita, tutto questo ci permette di sperimentare, anche quando meno ce l’aspettiamo, dei momenti forti e decisivi di consapevolezza. Ascoltare Gesù ci aiuta a trovare quei “punti di luce” che sostengono noi stessi, e ci aiutano a diventare noi stessi un sostegno per gli altri che sono immersi nelle difficoltà della vita come noi.

Le parole della fede, le parole del Vangelo, se non rimangono alla superfice degli occhi ma le facciamo nostre e le mettiamo in pratica, ci aiutano a vedere la vita trasfigurata con i tanti segni potenti di Dio. Ascoltare, amare e vivere il Vangelo ci fa vedere non solamente i torti subiti, ma ci fa andare oltre le violenze e cattiverie che ci circondano, ci permette di non lasciarci abbattere dai problemi e angosciare dalle guerre.

Ascoltare, amare e vivere il Vangelo di Gesù ci fa vedere che ci sono persone che aiutano il prossimo, c’è sempre qualcuno che ci tende la mano, ci fa vedere in noi stessi una forza che non pensavamo di avere e una capacità di amare che non ci chiude nell’egoismo.
Conoscendo il “codice” del Vangelo non vedremo solo la guerra ma anche chi la combatte con la solidarietà, non vedremo solo chi spara con un fucile o bombarda con cannoni e aerei, ma vedremo Dio che si fa spazio nel mondo a colpi di carità.

Con gli occhi pieni di Vangelo vedremo chiaramente la luce consolante di Dio all’opera anche nel buio dei nostri giorni, facendoci diventare suoi collaboratori dentro la nostra storia e dentro quella così confusa e malata che sta attorno a noi.


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)