don Franco Scarmoncin – Commento al Vangelo di domenica 28 Novembre 2021

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Premessa:

         1° La Chiesa ha diviso l’anno

in parti  – i tempi liturgici –

ognuno di questi ha al centro una grande festa.

Lo scopo dell’anno liturgico

(vissuto cioè nella preghiera liturgica)

ha lo scopo di farci conoscere

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uno per uno

tutti gli aspetti del mistero di Gesù:

dall’Incarnazione alla Risurrezione.

Quindi al centro della vita cristiana,

della fede,

della nostra preghiera e di ogni celebrazione

c’è sempre e solo Gesù.

Tutti le altre figure

dalla Vergine ai Santi…

sono del tutto secondarie

e complementari a Gesù.

 

         2° L’anno civile inizia il 1° gennaio

quello scolastico la prima settimana di settembre,

quello liturgico a fine novembre,

con la 1° domenica di Avvento, oggi.

 

         3° All’origine i cristiani celebravano

solo la Domenica,

e ogni Domenica era Pasqua di Risurrezione.

Poi si cominciò a premettere alla Pasqua

un triduo, Giovedì, Venerdì  e Sabato Santo;

poi ancora vennero aggiunte

le sei settimane di Quaresima;

nel III sec. le domeniche dopo Pasqua;

e nel IV sec. il Natale,

che coincideva con il solstizio d’inverno

e le giornate cominciavano ad allungarsi.

Nel V sec. l’Anno Liturgico si completò

con le 4 domeniche di Avvento,

come tempo di preparazione al Natale..

 

         4° “Avvento”

significa:  tempo di preparazione e attesa

                  per la venuta di un personaggio                               importante.

                  Per quanto ci riguarda come cristiani:

                  “Avvento” è attesa e preparazione alla                       venuta di Gesù

 

      1° Lettura

 

La situazione degli israeliti,

ai quali si rivolge il Profeta Geremia,

nella 1° Lettura,

può essere paragonata a quella di chi

guarda, sconsolato,

le macerie della propria casa.

Oggi guardiamoci attorno,

e vediamo come siamo messi dal punto di vista

della sicurezza mondiale (attentati terroristici),

dal punto di vista ecologico ambientale,

politico, amministrativo, giudiziario, ecc…

non possiamo non essere preoccupati o spaventati…

 

Un gruppo di esuli,

tornati da Babilonia (530 anni prima di Gesù)

trova la città di Gerusalemme in rovina;

le terre devastate,

percorse da animali selvatici

e da gruppi di sbandati

che razziavano le campagne e i paesetti.

 

Inizia la ricostruzione,

tra mille difficoltà e molto a rilento.

“Come mai siamo stati colpiti

da così tante sciagure?

Dio ci ha abbandonati?

E le promesse fatte ai nostri padri ?

 

A questa gente sfiduciata,

il profeta rivolge una parola di speranza.

Le nostre infedeltà,

i nostri errori,

le scelte sbagliate… dei nostri Capi

(pensiamo pure alle scelte sbagliate

dei nostri recenti Capi di Stato

in Siria, in Libia, in Iraq, in Afganistan, ecc…)

non impediscono al Signore di proseguire

la sua opera di salvezza.

“In quei giorni Giuda(il popolo di Israele)

sarà salvato”.

 

Le promesse del Profeta suscitarono in molti

la speranza di un intervento prodigioso di Dio.

Rimarranno delusi.

Dio realizza le sue promesse,

ma non quando

e neppure “come”  pensiamo noi…

Lui comunque le mantiene…

magari 500 anni dopo…

e non in maniera miracolistica,

ma nello svolgersi della storia,

delle vicende umane.

 

Il “germoglio di Davide” atteso

sarà Gesù;

con Lui ha avuto inizio la giustizia,

la pace, il diritto, la verità,

il perdono, la libertà, la solidarietà….

Chi ha fretta,

o vuole mettere fretta a Dio,

vuol dire che non ha capito

i ritmi di crescita del Regno di Dio.

 

Il Profeta è colui che sa cogliere

la presenza di Dio,

e motivi di speranza

anche nei momenti bui della vita

personale e sociale.

 

Geremia

in momenti di povertà e senza via d’uscita,

almeno apparentemente,

apre l’animo alla speranza;

in questo si ricollega al Vangelo,

in cui Gesù

in tempi di distruzione e di morte

fa intravvedere un lieto evento:

“…in quei giorni”

sono i giorni del Messia….

la salvezza sarà assicurata con il Messia.

 

 

         VANGELO

 

– Gesù (e le comunità dei primi tempi)

parla di un grande cambiamento,

di trasformazioni (linguaggio apocalittico)

di sconvolgimenti…

non per incutere paura

quanto piuttosto per mostrare un altro obiettivo.

 

Viviamo in un mondo

che sembra impossibile da vivere:

si commettono soprusi e ingiustizie,

ci sono violenze e guerre, regna l’odio,

sfruttamento sconsiderato delle risorse…

(basta che ci guardiamo attorno:

delinquenza, omicidi, attentati

sistemi mafiosi che arrivano alla politica

e alla Capitale,

corruzione, furti, privilegi esagerati ai burocrati…)

angosciati a volte ci chiediamo:

“Ma dove andremo a finire?”

Ecco la paura !

E rischiamo di perdere la testa,

la speranza, la fede in Dio che ci sta salvando.

 

Ma la storia dell’umanità

è destinata è destinata all’ecatombe,

alla catastrofe ?

 

No!  – dice Gesù –

Siamo destinati a una nuova creazione:

Dio dal caos e dal disordine

farà sorgere un mondo nuovo.

 

Quanti non hanno perso fiducia e speranza.

La donna abbandonata dal marito,

chi ha perso o non trova un lavoro,

i genitori delusi dalle scelte dei figli,

l’invidia dei colleghi che ti impedisce di emergere,

persone ostaggio di altri e vivono nella paura,

la salute che ti preoccupa,

non riuscire ad arrivare a fine mese…

 

Oggi il Vangelo invita tutti a “levare il capo”

Non c’è caos dal quale Dio

non possa far sorgere un mondo nuovo e migliore.

 

Che cosa suggerisce il Vangelo di oggi

per saper guardare con una visione diversa

la realtà che viviamo?

1°       Stare sul chi va là… non adagiarsi

2°       Pregare,

(significa: tentare di capire e fare nostra la volontà di Dio)

 

Bisogna spiegare anche questi due avvertimenti

di cui parla Gesù:

– stare sul chi va là.

Gesù sta intrecciando insieme tre avvenimenti:

         la sua prossima morte,

         la distruzione di Gerusalemme e del Tempio,

         la fine del mondo;

ognuno di questi avvenimenti è segno

e prodromo dell’altro:

come è vero uno e molti saranno presenti,

così sono veri anche gli altri…

e sarà bene che chi lo sta ascoltando metta in pratica i suoi consigli:

  1. “quando vedrete calare le aquile (romane) sulla città…

non rifugiatevi dentro le mura,

scappate sui monti

e guai alle donne incinte… “

 

N.B. Teniamo presente che Gesù sta usando un linguaggio “apocalittico” (di rivelazione)

a tinte forti

per dare forza

e sottolineare quanto sta dicendo.

Questo linguaggio a tinte forti tuttavia

è come un quadro:

la cornice serve per mettere in mostra la tela;

ma non è la cornice che deve impressionarci.

La tela (il messaggio di Gesù)

deve attirare la nostra attenzione:

è un messaggio di speranza:

“Alzate il capo,

perché la vostra salvezza è vicina”

Questo è ciò che Gesù vuole farci capire:

Lui è vicino

e noi siamo già salvati.

 

– Pregare.

Non è dire preghiere,

ma tentare di immedesimarsi nella volontà di Dio

e cercare di capire che cosa ci sta dicendo

con quello che succede e di cui siamo protagonisti

e spettatori.

Capire  “I segni dei tempi”

per cercare di non subire ciò che viviamo

ma viverli alla luce della Parola di Dio

e non perdere la speranza,

né la fede:

Dio comunque ci sta salvando.

 

I segni che Dio ci sta salvando:

 

– ci sono ancora milioni di famiglie

che mettono al mondo figli

E’ segno che hanno speranza

e che il mondo ha un futuro.

 

– Ci sono milioni di persone

che con buona volontà e onestà

con il loro lavoro anche umile e riservato,

tentano di portare un contributo

affinchè il mondo migliori:

politici,

imprenditori,

piccoli artigiani,

albergatori e baristi,

magistrati,

sindaci di città,

professionisti seri e disponibili,

architetti che rendono belle le nostre città…

 

– Oggi, ci sono gruppi di persone e associazioni,

che si organizzano per cercare aiuti,

denaro, generi alimentari, vestiario…

per aiutare villaggi e popolazioni

in Brasile, in Costa d’Avorio, in Mali,

in Eritrea, in Etiopia, in Kenya,

nelle Filippine, in Bangladesh…

 

– Ci sono associazioni e gruppi di giovani

con grande sensibilità verso la natura

e organizzano giornate ecologiche

per la pulizia di boschi, spiagge,

parchi e giardini pubblici, specchi d’acqua…

 

– Sono sorti ultimamente movimenti giovanili

che con manifestazioni cercano di sensibilizzarci e forzare chi è al potere

di farsi interpreti di scelte

e di grandi problemi che affliggono la società:

la guerra, la fame, le mafie,

l’inquinamento, l’immigrazione,

le fonti di energia…

 

– oggi molti di noi dedicano un poco del loro tempo

anche a dare una mano in qualche ambito sociale

nel quartiere, in comune, nella scuola,

in parrocchia, in Croce Rossa…

 

 

 

40 e neppure 30 anni fa

questa sensibilità per argomenti di carattere mondiale, fondamentali, vitali,

nessuno li sentiva…

Oggi li viviamo e ne capiamo l’urgenza.

Fonte