don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo della domenica – 3 Luglio 2022

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La guarigione del cuore

«Quando entrerete in una città … guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Colpisce, in questo mandato missionario di Gesù rivolto ai suoi discepoli, l’invito a “guarire i malati”. Nelle comunità cristiane primitive era diffuso un vero e proprio “carisma della guarigione” (cf. 1Cor 12,28.30), ma queste parole del Signore vanno intese in un senso più ampio e profondo. La guarigione dall’infermità fisica, come insegna il brano della guarigione del paralitico a Cafarnao (cfr. Mc 2,1-12), è un “segno” che rimanda a un’altra guarigione, ben più importante: la guarigione del cuore, ovvero la guarigione dal peccato, la peggiore infermità, che ci rende incapaci di amare in modo gratuito e disinteressato e di andare oltre i torti subiti. 

Per questo il Figlio di Dio è venuto in mezzo a noi, per guarire i cuori malati. Questa guarigione, tuttavia, è possibile a una condizione: che ci sia una volontà sincera diconversione” e quindi la disponibilità – come aveva profetizzato Isaia – ad ascoltare la Parola di Dio, comprenderla e metterla in pratica, perché il Signore può guarire solo chi si converte a Lui (cfr. Is 6,9,10; At 28,27). Questo vale sia in rapporto alla guarigione fisica, che ha un’importanza relativa in ordine alla salvezza eterna e che Dio non sempre concede, sia in rapporto alla guarigione spirituale, che Dio sempre concede a chi la chiede con umiltà e perseveranza, che determina in modo decisivo sia la vita terrena sia il nostro destino eterno.  

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Ecco perché Gesù aggiunge a quel «guarite i malati» l’esortazione «dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». La vicinanza del Regno, che è il cuore dell’annuncio evangelico, significa che Dio ci ama infinitamente e non è contro di noi a causa del male che ci opprime – come ci vuole far credere satana! -, ma è sempre con noi per darci la forza di vincere questo male. 

La guarigione del cuore si vede dallo scaturire di una gioia perenne, pura e semplice, perché ci si sente – per usare la stupenda immagine della Prima Lettura – come bimbi «allattati e portati in braccio, e accarezzati sulle ginocchia». «Come una madre consola un figlio», così il Signore ci consola e per questo gioisce il nostro cuore!

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