don Claudio Doglio – Commento al Vangelo del 29 Marzo 2020

Il settimo segno narrato dall’evangelista Giovanni è la “rianimazione” di Lazzaro. In genere usiamo il termine “risurrezione” , che però si applica correttamente solo a Gesù; perciò conviene adoperare un altro vocabolo, dal momento che Lazzaro ritorna alla vita precedente, mentre il Cristo risorto inizia una vita nuova, con il  superamento definitivo della morte e il raggiungimento della gloria eterna.

Il dono della vita fisica all’amico Lazzaro significa nel  modo più esplicito che la missione del Cristo consiste nel dare la propria vita per comunicare la vita al mondo. Il racconto mette in scena l’amicizia; infatti con insistenza si sottolineano i rapporti di amicizia, benevolenza, affetto, che legano i tre fratelli tra di loro e con Gesù e i suoi discepoli.

Lazzaro stesso è al principio definito «il tuo amico»: verso di lui si compie il grande segno che sigla il ministero messianico, perché dare la vita all’amico costa la vita a Gesù. Infatti subito dopo il sinedrio si riunì e decise di eliminarlo. Noi diremmo che risuscitare un morto dovrebbe essere un segno sufficiente per convincere e invece no: se uno non è disponibile a credere prima dei segni, non c’è nessun segno che costringa a credere.

I segni aiutano, ma non costringono. <<Se credi, vedrai la gloria di Dio>>: si riesce a cogliere la divina presenza, solo se si crede in Colui che è la vita e ha la missione di comunicare la vita.

Gesù in persona è la risurrezione e la vita: la nostra risurrezione uindi dipende strettamente dall’essere con Lui.

Commento al Vangelo di Giovanni 11, 1-45  a cura di don Claudio Doglio

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