don Antonino Sgrò – Commento al Vangelo di domenica 24 Gennaio 2021

Testo tratto (per gentile concessione dell’autore) dal libro “Parole che si vedono. Commenti ai Vangeli della Domenica dell’Anno B” disponibile presso:
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3a Domenica del Tempo Ordinario

Il regno è vicino: le reti dei pescatori si riempiono di uomini

Mc 1,14-20

14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15 e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».16 Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. 20 E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Il legame tra Gesù e il Battista è forte; è fondato sul sangue ma ancor più sullo Spirito. Lo Spirito permette ai due cugini di riconoscersi fin dal grembo materno e suscita loro una comune passione per il Padre; li spinge a predicare, vivere in obbedienza all’ideale annunciato e infine consegnarsi agli uomini come suprema testimonianza d’amore. L’arresto di Giovanni è per Gesù la chiara percezione di una svolta, il segno che è scoccata una nuova ora: il male preme sul bene; è tempo che il bene cominci a risplendere come luce nelle tenebre. E da dove iniziare? Proprio in mezzo al male, a ciò che è impuro, là dove nessuno forse avrebbe mai scommesso, dove Dio sembrerebbe non poter entrare. La Galilea al tempo di Gesù era terra di contaminazioni col mondo pagano e regione di rivoltosi mal tollerati dai Romani; ebbene, il vangelo risuona a cominciare da lì, dalle periferie verso il centro, perché chi sta ai margini della storia umana scopra di essere al centro del cuore di Dio.

Le prime parole di Gesù in Marco sono due dichiarazioni seguite da altrettanti comandi, come quattro rintocchi di una campana che proclamano questa nuova ora. Gli annunci iniziali si corrispondono: il tempo è giunto al suo compimento, per il fatto che il regno di Dio è vicino, così come la prossimità del regno è un segno della pienezza dei tempi. Il passato è stato un tempo di preparazione; adesso è giunto a maturazione, come il tempo di una donna gravida, e ha partorito in Gesù l’avvento del regno. Nella Bibbia il kairòs è il tempo dell’intervento di Dio, ben diverso dal krònos, il succedersi dei singoli istanti ed eventi. Il primo è segnato dalla salvezza del Signore e dalla realizzazione delle sue promesse; il secondo, in conformità alla visione greca della storia, è una ripetizione ciclica chiusa ad un orizzonte di speranza.

Con Gesù la bella notizia è che qualunque tempo è sacro se si lascia attraversare da Dio e che esiste un tempo favorevole per il bene dovunque l’uomo permetta al Signore di agire nella propria vita. Dio può finalmente regnare nella vita degli uomini, e questo è un evento così dirompente da far sì che passato e presente non si possano più mescolare. Da qui l’esigenza della conversione, che è chiamata divina cui segue la risposta di fede umana. La conversione non consiste in un semplice cambiamento di mentalità o di costumi, ma è «credere nel Vangelo» come un bambino crede alla mamma, sapendo che non lo ingannerà e lo terrà al riparo dai pericoli. Se non si dà alla parola di Dio questo peso nella vita, saranno altre parole a determinarci.

Le due scene seguenti mostrano come la proclamazione e l’invito di Gesù prendono forma nella vita degli uomini, mostrano come il ‘tempo-del regno-a cui convertirsi-nella fede’ non è altro che Gesù, il Salvatore in persona, che passa, vede e chiama altri dal vivere la propria vita al condividere la sua vita. Perché il Vangelo sta lì dove sta l’uomo, qualsiasi uomo. E dunque ogni momento è quello giusto, ogni luogo è quello adatto, basta che ci sia anche un solo uomo da incontrare. Dio non butta via nulla di noi, ma ci chiama così come siamo e a fare quello che sappiamo fare meglio, con un’unica grande differenza: viverlo come servizio per gli altri.

E i pescatori diventano «pescatori di uomini», trasformati da Gesù in gente capace di trarre i fratelli dall’oscurità del mare/male alla luce del cielo/bene, catturando altri uomini nella rete del regno. L’evangelista presenta dunque Gesù come uno che ti chiede qualcosa in più di quello che stai facendo e i discepoli come uomini che, pur non rinnegando ciò che sono, si lasciano alle spalle tutto per seguire il nuovo cammino. In nome di che cosa? Forse hanno sentito profumo di verità. Quando c’è verità te ne accorgi subito, la percepisci perché è qualcosa che parte da dentro, è qualcosa che il tuo cuore costantemente cerca e che ha imparato a riconoscere subito. Per questo non si mettono a fare domande ma cominciano solo a seguirlo.

Avranno tutto il tempo di chiedere, di capire, di crescere, ma intanto non possono non lasciarsi attrarre. Solo Gesù può chiederti di lasciare le reti, gli strumenti del tuo lavoro che ti fanno sentire costruttore di futuro, Lui che per primo ha lasciato il lavoro di carpentiere, scegliendo di costruire il regno. Solo il Figlio può chiederti di lasciare il padre, Lui che per primo ha lasciato il seno del Padre per stare con gli uomini.

Pescatori di uomini, gente che non vive più per se stessa, ma segue Gesù, avvinta dalla sua stessa passione per Dio e per gli uomini.

 

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