don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 29 Maggio 2022

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Cosa dice la Parola/Gesù

Celebriamo oggi la solennità dell’Ascensione, anche se liturgicamente andrebbe celebrata 40 giorni dopo la risurrezione del Signore Gesù, ossia giovedì.

Prima di soffermarci sui testi di questa domenica, ancora una volta vorrei volgere lo sguardo al cammino che la liturgia ci ha fatto fin qui percorrere, per tratteggiare il volto della Comunità dei discepoli del Risorto. Tutto ha inizio con una pietra rotolata via dal sepolcro, di fronte alla quale prima le donne e poi alcuni discepoli, dopo un momento di smarrimento, cominciano a correre per annunciare che Gesù è vivo, è risorto (domenica di Pasqua). Un fatto di tale portata che non è sempre facile comprendere/credere, come ha dimostrato la fatica dell’apostolo Tommaso (II domenica di Pasqua), e quella dei discepoli che tornano a pescare (III domenica). Questo ci suggerisce che la fede, ossia l’amicizia con Gesù, non è un dato automatico, ma è un cammino progressivo, fatto di stupore, fatica, incredulità, slancio… e Gesù rispetta ogni nostra tappa interiore. Non si scandalizza della nostra fatica nel credere, ma si affianca con rispetto, aiutandoci sempre a rileggere la vita (come ha fatto anche con i due discepoli di Emmaus). Proprio perché non sempre siamo capaci di percorrere la Via indicata, Gesù stesso si è fatto e si fa nostra Guida e nostro Pastore, prendendoci per mano, custodendoci tra le sue mani (IV domenica), fino a mettere nelle nostre mani, seppur fragili, il suo stesso amore, come cartina di tornasole per essere riconosciuti cristiani (V domenica). Un comandamento, quello dell’amore, che prima di tutto è un dono del Signore rafforzato dalla promessa che saremo rivestiti dall’alto, dallo Spirito Santo, colui che diverrà nostro Maestro interiore e Consigliere ammirabile (VI domenica).

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Se notiamo, il Signore in queste domeniche ci ha preparati alla vita, perché la potessimo vivere da discepoli del Risorto, assicurandoci di restare sempre con noi, Lui che è l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Sempre. “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 18,20). È questa Presenza che renderà i discepoli, e oggi noi, capaci di diffondere fino ai confini del mondo il profumo del vangelo.

Vv 46-49: In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”.

In questa prima parte del brano si racconta la conclusione di un’apparizione agli apostoli, quella che racconta la venuta del Signore risorto nel Cenacolo dopo che i discepoli che se ne andavano a Emmaus vi avevano fatto ritorno raccontando il loro incontro con Lui lungo la via (Lc 24, 33). E come è solito riportare l’evangelista Luca, quando Gesù appare “apre la mente dei discepoli alla comprensione delle Scritture”. Non spiega, non offre risposte…ma ricorda quanto accaduto, suscita domande-desideri…aiutando i discepoli a rileggere la Scrittura alla luce della risurrezione. Ora che tutto è avvenuto, tutto si fa più chiaro. Tutto acquista una luce nuova. L’esperienza vissuta con Gesù non è una parentesi della vita, ma Gesù fa capire che questa diventa il fulcro dell’annuncio: “Di questo voi siete testimoni”. Di che? Del Cristo che ha patito, che è morto, che è risorto… e che ora, nel suo nome, manda ad annunciare il perdono dei peccati e la conversione. Questo è il cuore dell’annuncio! Gesù, Parola fatta carne (cfr Gv 1,14) è venuto per salvarci, si è fatto Visita di Dio (cfr Lc 1,68), non per controllarci o punirci, ma per portarci il perdono e la remissione dei peccati (cfr Lc 1,77), tanto che l’intera sua vita è stata un farsi prossimo verso tutti, fino a innalzare gli umili e rovesciare i superbi (cfr Lc 1,46ss) fino all’ultimo, quando ha promesso ad un ladrone il paradiso (cfr Lc 23,43). Di questa Visita, di questa Presenza, di questa Azione misericordiosa i discepoli sono chiamati a farsi testimoni, ma non con le loro sole forze, ma “rivestiti di potenza dall’alto”.

vv.50-53: Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio. Così, mentre Gesù “veniva portato su, in cielo” (cfr come Elia, 2Re 2,1-14), i discepoli si prostrarono davanti a lui.

Possiamo dire che con l’Ascensione Gesù ha concluso il suo Esodo ed è tornato nella Casa del Padre, la Gerusalemme del Cielo, la Terra Promessa verso cui tutti noi aneliamo. Gesù, ricorda la lettera agli Ebrei che ascoltiamo come II lettura, “non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo… ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore”.

Gesù, con la sua morte e risurrezione, ha realizzato la promessa dei profeti (cfr Ger 31,31-34) e sigillato una “nuova alleanza nel suo sangue” (cfr Lc 22,20), scritta nei cuori, non più in tavole di pietra (cfr 2Cor 3,1-6). Così, compiuta la missione, Gesù torna al Padre, prolungando però la sua presenza nell’azione dei suoi discepoli. E il salire verso il cielo viene sigillato dalla benedizione: “Alzate le mani, li benedisse”, dove in questa benedizione cogliamo la presenza nuova di Gesù tra i suoi.

L’Evento dell’Ascensione può apparire a noi qualcosa di fuori posto, di astratto…ma in realtà ci dice che come Gesù è salito al cielo con la sua umanità, così anche noi vi andremo! A riprova di questo, l’ultimo atto che Gesù compie in terra è proprio quello di attirare lo sguardo degli Apostoli – e oggi il nostro – verso il Cielo, per indicarci la Via nuova da percorrere nel cammino della vita quaggiù, perché “dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (cfr Mt 6,19ss). Si tratta allora di cambiare prospettiva: le trame della vita si comprendono in base a dove guardiamo. Fissiamo lo sguardo verso il cielo dunque, perché allora anche gli eventi della vita impareremo a capirli in modo nuovo, come Gesù ha insegnato a fare ai suoi discepoli.

Un autore russo del Novecento, Pavel Florenskij, scriveva nel suo testamento spirituale: “Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, … intrattenetevi … col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete”. E tornando alla Bibbia, ripensiamo al salmo 8: “O Signore nostro Dio…quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché te ne ricordi…perchè te ne curi?… Davvero l’hai fatto poco meno degli angeli”. O al passo di Matteo: “Non preoccupatevi per la vostra vita…guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, né raccolgono…eppure il Padre vostro celeste li nutre” (Mt 6,25).

Vivere fissando il cielo non significa allora vivere fuori dalla realtà o, come si dice, vivere con la testa tra le nuvole! Vivere fissando il cielo significa avere il Cielo come Meta e Gesù come Maestro, perché è il solo che ha tracciato la Via per salirvi. Guardare al Cielo significa lasciarsi orientare dalle cose di Dio. Vivere fissando le stelle del cielo significa ricordarsi che Dio è Padre e fa ogni cosa con amore. Significa che la nostra vita è un puntino di fronte l’immensità del creato, eppure siamo fatti poco meno degli angeli! Significa comprendere che al di là di quanto viviamo, siamo fatti per il Cielo! Saremo deboli, fragili, traditori o rinnegatori, peccatori… ma nessuno ci toglie che siamo fatti per il cielo! Questo siamo chiamati a portare agli altri: qui, oggi siamo chiamati a far risplendere quei cieli nuovi e terra nuova che Gesù ha inaugurato e oggi affidato alle nostre mani. Farlo dentro questa vita concreta, reale: “Voi restate in città”, dice Gesù nel vangelo (v. 49b). La vita quotidiana chiede di farsi tempio affinché ciascuno, nel rispetto della vocazione ricevuta, possa divenire segno, scheggia di Dio dentro la famiglia, il lavoro, il tempo libero. Ma ci sentiamo dire di “tornarcene in sacrestia”, qualcuno dice! Ma non possiamo farlo, perché Gesù per primo è uscito dalla sacrestia del cielo! Non sono cose che vi riguardano, dice qualcun altro: ma ogni cosa che riguarda la vita, l’umano…riguarda noi perché prima di noi ha riguardato Gesù. Siamo “rivestiti dall’alto” perché chiamati a riproporre Gesù nella vita, ed è a Lui solo che un giorno dovremmo render conto, mica a quanti incontriamo. Non dobbiamo fare quello che ci dicono gli altri, ma quello che Gesù ci dice! E ogni nostra azione è e sempre sarà accompagnata dalla benedizione di Dio: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo” (v 51). Quest’azione è continua, non si ferma mai. Il Signore ci accompagna con la sua benedizione, e noi siamo chiamati a divenire benedizione per gli altri. Allora comprenderemo ancora di più il nostro ritrovarci alla domenica attorno all’Eucaristia, quando ci ritroviamo insieme per narrare quanto Dio ha compiuto tra noi durante la settimana; quanto noi, purtroppo, siamo stati di ostacolo a Dio… e qui chiediamo perdono. Ci poniamo così ancora una volta in ascolto della Parola, affinché il Signore faccia luce in noi, per poi partecipare alla sua unica offerta, nel pane e nel vino che diventano corpo-sangue, cibo per il cammino verso il Cielo. E così, forti di questo Avvenimento così antico e così nuovo, partire, andare…La Messa è finita: non perché tutto si conclude, ma perché tutto ha inizio: andate, ha inizio la missione. Ha inizio il compito di portare agli altri raggi di luce e di speranza, di pace e di serenità forti del fatto che siamo “rivestiti dall’alto” (v. 49). E allora, occhi verso il cielo e piedi ben radicati a terra, per amare in terra come Gesù ci ha amati.

Cosa rispondo io oggi alla Parola/Gesù

Dio onnipotente, concedi che i nostri cuori dimorino nei cieli, dove noi crediamo che oggi è asceso il tuo Unige- nito, nostro redentore. Egli è Dio e vive e regna con te…

 

Fa’ che tenga la testa tra le nuvole

 

Signore Gesù, in questo giorno

contemplo il tuo salire al cielo alla destra del Padre.

Sei tornato da dove sei venuto:

sei sceso tra noi nel Piccolo di Betlemme, hai camminato con noi

come l’uomo di Nazaret per insegnarci l’unica Via che con Verità

porta alla Vita del cielo.

Ora m’inviti a gettare il cuore là,

dove sei andato a prepararmi un posto, sapendo che ogni atto d’amore quaggiù è un gradino verso orizzonti lontani.

Verso il cielo. Meta della vita. Allora, Signore Gesù,

fa’ che tenga la testa tra le nuvole, non perché distratto,

ma perché attratto da Te, che sei lassù!

Quindi, Signore Gesù,

aiutami a desiderare il Paradiso!


Il commento al Vangelo di domenica 29 maggio 2022 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.