don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 6 Dicembre 2020

Ti prego, portami al principio

II Avvento anno B 2020

“Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.

Fosse solo la promessa di un nuovo inizio, io Signore, te lo dico garbatamente, declinerei l’invito. Fosse solo la promessa di una vita che ricomincia, di un quaderno nuovo da scrivere, di una rinnovata aurora, di un’ennesima primavera, io Signore, con molta calma e sperando nella tua comprensione, ti direi che non ho più le forze per intraprendere un viaggio uguale a tanti altri già iniziati. Ti direi che non credo più alla presunta leggerezza di quando si volta una pagina o si chiude un libro perché i detriti e le macerie di ogni storia rimangono come incastrati dentro i muscoli e non c’è verso di dimenticare. Ti guarderei negli occhi Signore e ti direi che in fondo non mi dispiace che il passato non venga cancellato e che ormai sento che tutto, davvero tutto, è degno di portare il mio nome. Anche le cose di cui mi vergogno e che cercherò di non mostrare a nessuno.

Se si trattasse solo di un nuovo inizio ti direi che non fa per me, che l’unico “vangelo”, notizia buona, che mi interessa non è che questo viaggio prima o poi abbia un approdo. Non mi interessa l’Inizio, mi interessa la fine. Se si trattasse di un nuovo inizio costruito di parole color speranza io ti chiederei la possibilità di tacere, di non scrivere nulla, di non dover assecondare l’ottimismo, di non rischiare di illudere nessuno. La storia è già il rincorrersi di inizi promettenti, di illusioni spacciate per definitive. Abbiamo superato guerre, pandemie, disastri e ogni volta abbiamo iniziato. Facciamo perfino tenerezza Signore, eppure sappiamo ricominciare con qualcosa che somiglia molto all’entusiasmo.

“Come sta scritto nel profeta Isaia “Ecco dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto…”

Se invece mi prometti una strada allora: eccomi, Signore mio, sono ancora qui, pronto a mettere un piede avanti all’altro, pronto al cammino. E se è una strada nel deserto meglio ancora, che ci sia silenzio e poche cose intorno, che sia essenziale l’orizzonte e minimo il bagaglio. E poi una voce, certo, che sia la voce delle voci che mi hanno amato, che siano riconoscibili e calde e vive. Se è questo quello che proponi io mi alzo. E ti seguo ancora. Perché ne ho bisogno.

“Vi fu Giovanni che battezzava nel deserto…”

Camminando incontro a Giovanni mi pare finalmente di capire che buona notizia non è un nuovo inizio ma la definitiva immersione: battesimo. Buona notizia non è che i peccatori potranno girare pagina, che i malati potranno iniziare una nuova vita, che i discepoli potranno archiviare la banalità del lago per iniziare una vita da profeti, no, questo è quello che credevo, questo è quello che mi ha sfiancato, di nuovi ripetitivi inizi no, quello che tu proponi è un viaggio verso il “Principio”, un battesimo, immersione nel cuore profondo di ogni cosa. “Principio di ogni notizia buona…”

Come tutti gli abitanti della Giudea e di Gerusalemme sento forte il richiamo del Battista, seguo una voce che brilla nel deserto e mi immergo in me stesso, dentro quel Giordano che mi abita, corrente fredda, abissi pericolosi, si rischia di morire, di far morire, non è questione di fare i conti con i peccati commessi, quelli Signore non ti hanno mai interessato troppo, qui mi chiedi di immergermi nella Verità, nel Principio di ciò che sono. Buio compreso, come la notte di Natale.

Immersione, non si può respirare, si scende sotto le apparenze, è un esercizio di morte e di vita insieme, entrare nel grembo di un fiume che diventa madre, il rischio del parto, no Signore non è solo questione di girare pagina la tua è una notizia buona ma rischiosa, è un vangelo che chiede tutto di me, Tu chiedi me, proponi di immergermi nel mistero della vita. La tua non è semplicemente la nascita di un bambino ma il precipitare coraggioso di un Dio nella caverna del mistero dell’uomo, nella notte che ci portiamo dentro.

Seguirti non è nuova primavera ma battesimo: si apre una strada nel deserto e nel deserto ci cammina addosso la paura di ciò che siamo: di ciò che l’uomo è. Immergersi è fare i conti con la verità. E la verità fa paura. Siamo anche male. Tentazione, via d’uscita, trovare in fretta un colpevole, un capro espiatorio. E così iniziare di nuovo. Come se nulla fosse successo, confessione e assoluzione, questo propongono tutte le religioni, soprattutto quelle laiche. Abbiamo tanta paura di andare oltre, Signore, tu lo sai, siamo e sono ancora lì Signore, ma non mi interessa più. Portami al Principio.

Dall’acqua allo Spirito Santo. Non è più questione di perdonare i peccati ma di attraversarli con lo Spirito (la vita) di Dio. Con un bacio d’amore appassionato che non nega il male ma lo attraversa. Non è questione di girare pagina, di iniziare, è questione di attraversarlo il buio, il mistero, la notte, la morte che ci portiamo dentro per approdare al Principio di ogni cosa. Quella grotta è già anche sepolcro.

Cosa c’è al Principio di ogni cosa? Il Volto di Dio che è anche il Tuo e anche il nostro. Immagine e somiglianza. Questo prometti. Tu, che non ti limitavi semplicemente a togliere il peccato dal cuore delle persone ma che li accompagnavi a mettere gli occhi negli occhi di quello che pulsava al fondo del buio. Non trasformavi i pescatori in discepoli ma li battezzavi, li portavi a una profondità tale da stupirli, perché incontravano Te e Lui e loro stessi. Non è questione di iniziare di nuovo ma di scendere al Principio. E scendendo avere il coraggio di attraversare le tenebre e non permettere alla paura di convincerci che il buio sia la verità dell’uomo.

Se mi chiedessi di iniziare ancora una volta, di guardare avanti, ti direi di no. Ma se mi chiedi di proseguire in questo viaggio rischioso e difficile dentro il mio cuore e quello dei fratelli, se mi chiedi di fare i conti con il buio e l’aggressività, con il male e la vendetta, con la disumanità… anche se vorrei tanto dirti che non me la sento scelgo di arrendermi al tuo invito. Mi arrendo perché ho bisogno di raggiungere, in ogni modo, l’approdo oltre il buio. E se per far questo dovrò allenarmi ad attraversare il cuore dei fratelli, se dovrò impegnarmi a non aver paura del buio anche del cuore dei fratelli, se dovrò immergermi nel mistero di ogni uomo che mi chiederà di entrare, ti prometto che ci proverò senza scappare, ma tu tienimi per mano, perché la notte è lunga e buia e per rinascere mi serve il tuo Respiro.


AUTORE: don Alessandro DehòSITO WEB Leggi altri commenti al Vangelo della domenica

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