don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 21 Marzo 2021

Non voglio piĂą vedere GesĂą

Quinta domenica di Quaresima anno B 2021

“C’erano anche alcuni Greci (…) e gli domandarono -vogliamo vedere Gesù-”

Andate voi a vedere Gesù, a me non interessa più. Accompagnate voi i Greci, io non ne voglio più sapere del Nazareno. Sono esausto di tutte le interpretazioni. Andate voi a cercare di vedere Gesù. Scegliete il vostro Gesù e difendetelo. L’ho fatto per tanto tempo anche io, è stato utile, inevitabile, indispensabile, ma ora non mi basta più. Scegliete il teologo o la comunità o il predicatore di riferimento, scegliete l’artista o il regista che secondo voi lo ha descritto meglio, io ho la nausea di essere dalla parte di Pasolini contro Zeffirelli, non ne posso più di essere contro, mi sembra esercizio stupido e sterile. Ogni interpretazione non è altro che la narrazione del narratore. I volti di Gesù sono tanti quanto le persone che parlano di lui. E io li ringrazio, ma non mi basta più.

Gesù di Nazareth è irraggiungibile, e se fosse raggiungibile sarebbe un ostacolo. Beato chi non ha visto e crede. Questo mi martella il cervello e il cuore. Andate voi a scomodare Filippo e Andrea, scortate voi questi Greci curiosi che non hanno capito che vederlo vivo, in carne e ossa è il modo migliore per perderlo. A cosa serve credere in un uomo che si chiama Gesù?  Un idolo ulteriore. Ci si crocifigge all’immagine, ai ricordi, ci si crocifigge al crocifisso.

Duemila anni fa, in quel fazzoletto di terra abitato dal Nazareno tutti credevano in lui, tutti lo vedevano camminare, tutti lo sentivano parlare, come potevano dubitare dell’esistenza di Gesù? Ma non basta.

“E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”

Sono troppo vecchio per continuare a voler vedere Gesù, la vita ha affondato i suoi denti nella carne, la morte, quella sì, si è mostrata ai miei occhi, e così il solo Gesù non mi basta più. Adesso è l’ora della Gloria. Io pretendo di incrociare, per non impazzire di dolore, per non sprofondare nel rancore, occhi che hanno visto la Gloria. Io non voglio vedere Gesù, io ho bisogno del Vivente, di Cristo, del Risorto. Qui, ora, adesso. Il ricordo di Gesù non mi basta più, a cosa serve se non sento il suo respiro baciarmi nelle vene?

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore”

Voi mi avete parlato sempre e solo del chicco di grano, mi avete estenuato parlandomi di lui e aggiungendo il capitolo finale della resurrezione, finale spesso inutile, Gesù era così bello già sulla croce, eroico e visibile. Quando la vita è sotto controllo Gesù basta.

Innamorato di Gesù, innamorato di ciò che aveva detto e fatto, di quello che immaginavo essere stata la sua vita, ero perso per il Nazareno che, guarda caso, era proprio conforme ai miei desideri, ai miei ideali, alle mie prospettive.  Perché non mi avete detto, come ha fatto lui con i Greci, che l’immagine che avevo di lui doveva cadere a terra e morire? Perché nessuno ha il coraggio di dire che non serve a nulla continuare a credere solo nel seme, che il seme è prezioso solo perché si compromette e si perde, solo per il frutto, solo perché massacra la sua immagine di seme? Se vuoi il frutto devi perdere il seme. Se vuoi Cristo devi perdere Gesù.

Chi ha il coraggio di dire che questa cosa vale per tutti, proprio per tutti i viventi? E se fosse questo  il vero scandalo della fede?

Io non voglio vedere Gesù io ho estenuante bisogno di credere nel Cristo Vivente e Risorto qui e ora, per non morire prima di arrivare, per non cedere prima dell’Eterno, per non considerare la storia una tragica farsa.

Se il chicco non cade a terra e non muore rimane solo… un chicco. E a cosa serve un chicco se non muore? Se non perde la forma di chicco? Se Gesù non cade a terra e non muore rimane solo Gesù, e serve a poco, a niente, solo il ricordo di un grande sognatore. Io ho bisogno del frutto. Vita trasfigurata e risorta. Perché non mi basta questo chicco mortale che sono, perché considero i ricordi di chi è morto solo la tragica illusione dei mortali io ho bisogno di sentire frutto vivo e dolce, già qui e ora, l’amore di chi mi ha preceduto.

Questa vita non è altro che un seme, smettete per favore di ringraziare il Signore e la Madonna per ogni volta che viene prolungata a suon di pseudo miracoli l’esistenza terrena, a cosa serve continuare a essere seme? Unico miracolo è morire, è farlo morire quel seme, unico miracolo è morire perdendo la forma che siamo, unico miracolo è morire per amore, è morire portando frutto, è morire seguendo la traiettoria di Cristo, è morire consegnandosi. Unico miracolo è la trasformazione del chicco che siamo nel frutto imprigionato sotto la scorza, la vita è solo la gravidanza del frutto, il resto non conta nulla. Unico miracolo è imparare a morire.

Certo che è difficile, siamo animali istintivamente attaccati alla conservazione della specie, abbiamo paura di perdere i legami, amiamo il seme che siamo, adoriamo i chicchi di grano tanto da convincerci che il seme sia già frutto, che Gesù sia già il Risorto. Invece la porta è stretta ed è per tutti, attirerò tutti a me, la sua forma è la croce, inevitabile la morte del seme, unico passaggio di salvezza.

Se il chicco GesĂą e tutte le sue immagini non continuano a cadere nella terra e a morire, se non accogliamo la morte come porta pasquale alla vita saremmo sempre e solo adoratori delle nostre proiezioni.

Perché Signore è così difficile far tacere le immagini?

Perché non troviamo il coraggio di lasciarci raggiungere dalla Tua voce che viva chiede solo di poter infrangere la parete delle nostre paure?


AUTORE: don Alessandro DehòSITO WEB Leggi altri commenti al Vangelo della domenica

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