don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 16 Maggio 2021

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Dimenticate il cielo

Ascensione anno B 2021

Dimenticate il cielo e qualsiasi altro luogo che possa illudervi di poter ritrovare Lui. Dimenticate il Dodici, numero di pienezza e invece siate fieri di quel morso nella carne che vi ha resi Undici, eternamente Undici, anche se poi diventerete apparentemente tanti.

Dimenticate quando eravate un gruppo compatto e lo seguivate come bambini viziati seguono il maestro. Dimenticate Gesù, lasciate che la morte sciolga i confini, lasciate che lo Spirito sia più grande del Nazareno, non è più questione di una persona ora è notizia buona per tutto il mondo. Dimenticate gli amici e i nemici, ora è annuncio di vita per ogni creatura.

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Farete cose più grandi, non parlate più di Gesù, nutritevi invece di Spirito, siate discepoli del Risorto. Dimenticate il cielo, quello è simbolo, lui è vivo e si è seduto accanto al Padre per dirvi che ora siete chiamati a essere figli anche voi, come lui. Dimenticate traiettorie celesti concentratevi invece su una rinascita dall’alto che è il miracolo più grande che Cristo può concedere. Dimenticate di guardare il cielo, camminate anarchici, non badate ai confini, non lasciatevi fermare dalle razze e dalle religioni, non lasciatevi fermare nemmeno da quella fedele mediocrità che non vi abbandonerà mai, andate invece, andate perché lui non è più da nessuna parte ed è in ogni luogo. Andate a suscitare vita buona, questo è l’unico messaggio, siete voi ad essere cambiati non il mondo, siete voi ad essere rinati, finalmente liberi da quella paura che non vi permetteva il cammino. Non è questo forse diventare figli? Non avere più paura di diventare padri. Non è questo che ha fatto il Figlio? Vi ha resi padri.

Ascendere è nascere e camminare per dire che la vita si può salvare se si crede di essere degni d’amore, se si crede di essere vivi per gratuito perdono. Si può salvare la propria vita solo se si crede in chi vede in noi una bellezza inedita anche ai nostri occhi. E allora perché state ancora a chiedervi chi e come dovete benedire? Perché non andate semplicemente con occhi candidi e stupiti, perché non andate convinti che il cosmo è già benedetto, che non serve nessun rito se non un timido poetico assenso. Andate a dire a chi non se ne accorge che la vita è già benedizione, che loro possono essere benedizione per questa terra affamata di bene. E se non vedete nulla da benedire chiudete gli occhi e ricordate a come Lui ha ridato vista ai ciechi, pregate di poter vedere nuovamente.

Dimenticate il cielo, Ascensione è una nascita, è il miracolo più grande, è la fiducia di un Padre, è il parto del Maestro, non è solamente sottrazione è abilitazione alla vita, è il padre che si fida del figlio, è il maestro che si compiace del discepolo, è benedizione. Non può capire chi non è stato mai benedetto in punto di morte. Non può capire chi non è mai rinato. Non può capire chi non crede nella necessità della morte. Non può capire chi non toglie mai il disturbo. Ascensione è professione di fede, di Cristo in noi. Perché l’unico modo per iniziare davvero a credere è essere creduti.

Ascensione è sentire che Lui crea un Vuoto per permettermi libertà, è un orizzonte srotolato sotto i nostri piedi, è inutile guardare il cielo, ascesi a vita nuova siamo noi, finalmente liberi dalla paura, dall’ossessione del male. Segno della fede è smettere di incagliare i nostri discorsi nelle categorie di male e di peccato. Non servono minacce a chi si sente amato. Nessun male può vincere l’amore di una benedizione paterna, ma se non l’hai mai ricevuta non puoi saperlo, che tornino i padri a benedire i figli, questa è l’unica possibilità che ha la chiesa per rinascere. Non sono i giovani il problema ma i vecchi, che non sanno più morire benedicendo.

Ascensione è essere così sicuri di essere scelti e amati da poter osare fantasia, l’amore che inventa lingue nuove. Dimenticate Gesù, non replicate noiosamente il passato, lasciate gli ormeggi, dimenticate i confini, servono lingue nuove, grammatiche estrose, rischi linguistici, narrazioni scandalose. Ascensione è deridere il limite.

Ascensione è prendere in mano il serpente del dubbio. Non credo proprio che il Padre sia invidioso di me, quella è favola per Adamo ed Eva, io che ho conosciuto Cristo, io che sono stato amato da un padre, io che ho sentito un padre essere fiero di me, adesso so che non sarà la sua gelosia a dettare le mie azioni. Ascensione è storia di un Figlio diventato Padre, che si possa amare così tanto da non sentirsi più in dovere di voler dimostrare ai figli di essere degni, si possa amare così tanto da poter dire al figlio, senza paura di svalutazione che lui è meglio di noi. Questa è Ascensione. Io sono la felicità di un padre, qualunque cosa faccio, di questo sono sicuro, questa è la mia fede e la mia unica salvezza.

Ascensione è berlo finalmente il veleno degli altri, riconoscerlo e berlo, davanti ai loro occhi, se mi sento amato da un padre, se sono figlio di un amore asceso a pienezza, saprò dare il giusto peso alle critiche, non permetterò a nessuno di avvelenare la mia storia con le sue piccolezze. Proverò pena, per la loro meschinità. Non avrò nessun timore a dir che sono un peccatore, che non sono capace, che avrei potuto far meglio. Berrò le parole di chi mi odia ma non darò loro la possibilità di avvelenarmi. Io sono amato, questo è l’antidoto.

Ascensione al cielo è dimenticarsi delle guarigioni ma non perdere mai l’occasione per trasformare ogni malattia in una possibilità di cura.

Ascensione è essere partoriti a vita nuova, è lasciare andare un padre per imparare a riconoscerlo dentro ogni cosa che facciamo, dentro ogni passo, dentro ogni respiro. Ascensione non è guardare il cielo chiedendosi dove possa essere andato Gesù ma imparare a guardarsi dentro per riconoscerlo vivo, perché adesso i miei padri agiscono con me, e io voglio solo imparare da loro, a diventare padre, a benedire prima di ascendere a vita eterna.


AUTORE: don Alessandro DehòSITO WEB Leggi altri commenti al Vangelo della domenica