Dave Hach – Commento al Vangelo del 18 Luglio 2021

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La pericope di questa domenica ci mette davanti alla compassione del Maestro per quella folla che, vedendolo partire sulla barca insieme ai suoi apostoli, era accorsa da ogni parte: «…ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno Pastore, e si mise a insegnare loro molte cose».

Tutti noi abbiamo bisogno della compassione messianica perché siamo poveri, anzitutto, di conoscenza e di amore: ad ogni svolta della storia, l’umanità pellegrina è simile a un gregge disperso senza pastore. Invece, Gesù si presenta in ogni tempo come il Pastore che può rispondere ai bisogni del cuore umano, con il suo dono di bontà, di sapienza e di amore.
È davvero consolante questa immagine de-il Pastore: rispecchia una cultura arcaica, ma sopravvive anche quando le condizioni sociali ed economiche mutano, arricchendosi di significati complessi, articolati. Il Pastore, quindi, difende il suo gregge, lo guida ai pascoli e provvede a lui: per questo in molte tradizioni letterarie dell’Oriente antico, il re è chiamato pastore di popoli, garanzia di salvezza e di prosperità; e Dio è il Pastore di Israele. Su questa stessa traccia, Gesù si presenta più di una volta come immagine di tenerezza, custode premuroso e nostra guida, cioè nostro Pastore.

Questo episodio, così celebre, è da collocarsi anche all’interno di un orizzonte culturale, per poi provare – come stiamo facendo – a dare il vero significato al termine pastore.
Molte persone, esperte in varie discipline, si presentano a noi come guide, come pastori, ma Gesù si pone come il Pastore, non come un pastore: Colui che sa che c’è un luogo, una condizione a cui dobbiamo arrivare, e non tanto nel senso di un dovere morale, ma nel senso di un bisogno profondissimo del cuore, dell’intelligenza, di tutta la nostra personalità.
Allora, noi cristiani dobbiamo ringraziare infinitamente Gesù, perché si china sulle nostre pene, perché ci dona la fede e anche la grazia di conservarla, perché sorregge la nostra buona volontà di affidarci a Lui, all’unico Pastore che sa dove ci porta, e ci conduce proprio dove desideriamo arrivare. Questa è certezza cristiana!

Quanto al dove Gesù ci conduce, lo indica oggi Paolo nella Lettera ai cristiani di Efeso: «Per mezzo di lui, infatti, possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito».
Questa è la meta: il volto di Dio; non l’indefinito miglioramento, il progresso, cui sembriamo aspirare nel nostro affanno umano, così labile nei suoi risultati, ma l’eterno volto personale di Dio, che è un volto di amore infinito. Il Signore ce lo ha promesso: «…quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».

Parole alte, alle quali siamo disabituati; ci pare una realtà troppo grande per noi, eppure è così. Gesù ci conduce a guardare in faccia il Padre, nello Spirito: là saremo a casa!
Noi alla meta arriveremo non da soli, ma a braccetto con qualcuno a cui abbiamo detto: La strada è quella.

Allora, prepariamoci a far parte del gregge di Gesù; sentiamoci responsabili in modo efficace delle condizioni e dei bisogni del nostro prossimo. Per questo cerchiamo di collaborare con i pastori della nostra Comunità cristiana, e di riprodurre nella nostra vita l’atteggiamento di bontà e di compassione con cui Gesù si è rivolto a coloro che lo cercavano: sentimenti umani ma in profondità sentimenti di Dio, colui che è Santo e mostra la sua santità in mezzo al suo popolo con la compassione.
Non lo si dimentichi: nel cristianesimo non si ha compimento della giustizia e della misericordia, ma solo compimento della giustizia nella misericordia, cioè la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia.

Ci affidiamo per questo alla Porta del Cielo; e in questo nostro cammino preghiamo nel nostro cuore per quelle persone che sono pecore senza Pastore e sui quali, proprio mentre ne parliamo, il Signore Gesù si sta commuovendo, perché la Sua tenerezza non riguarda solo la loro sete di Parola, ma anche la loro fame del Suo Pane, della Sua guida.

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