Commento al Vangelo del 29 giugno 2014 – Paolo Curtaz

29 giugno, santi Pietro e Paolo

At 12,1-11/2Tm 4,6-8.17-18/Mt 16,13-19

Splendore della Chiesa

[ads2]Non siamo soli, nel cammino del discepolato, nella ricerca del Dio di Gesù.

Altri fratelli e sorelle, prima di noi, hanno scoperto il volto straordinario del Dio comunione raccontato da Gesù. Nutriti del pane del cammino, possiamo vivere la nostra vita orientandola all’ascolto della parola, costruendo relazioni nuove all’interno della comunità cristiana, colmi di Spirito Santo e luce.

Chiudiamo oggi la lunghissima parentesi iniziata con la quaresima e proseguita con la Pasqua.

Ma prima di riprendere in mano il vangelo di Matteo che leggeremo fino a novembre, la liturgia e il calendario ci propongono un simpatico incrocio, ricordando in contemporanea due grandi amici di Dio, due fra i primi testimoni del Signore, due colonne che hanno condiviso avventure e passione per il vangelo, che hanno reso visibile la santità di Dio.

Due uomini che hanno passato la vita a confrontarsi, anche aspramente, ma sempre nel rispetto del comune Vangelo.

Dobbiamo, per riscoprirli, toglierli dalle nicchie in cui li abbiamo messi, avere il coraggio di pensare a loro come a delle persone qualunque che hanno avuto Dio in sorte.

Perciò ci sono simili.

Perciò ci sono necessari.

Pietro, il pescatore di Cafarnao, uomo semplice e rozzo, entusiasta e irruente, generoso e fragile.

Paolo, l’intellettuale raffinato, lo zelante persecutore, il convertito divorato dalla passione.

Nulla avrebbe potuto mettere insieme due persone così diverse.

Solo Cristo.

Pietro

Pietro il pescatore di Cafarnao, uomo rude e semplice, di grande passione e istinto, Pietro che segue il Maestro con irruenza, poco abituato alle sottili disquisizioni teologiche, Pietro che ama profondamente Gesù, che ne scruta i passi, Pietro il generoso e che sa poco di diplomazia e il più delle volte nel Vangelo interviene grossolanamente e a sproposito. Pietro abituato alla fatica, con il volto segnato da profonde rughe, con le mani ingrossate e screpolate dalla canapa e dall’acqua.

Che ne sapeva, lui, delle profezie e delle diatribe tra rabbini? Uomo della concretezza, di lago e di pesci, Gesù lo ha scelto per la sua cocciutaggine, per la sua tempra.

Pietro che viene scelto, proprio lui, non Giovanni il mistico, per essere il capo del gruppo, per garantire nella fede i fratelli. Pietro stranito e confuso da questo nuovo ruolo, decisamente fuori dalle sue corde.

La storia di Pietro ha così un’impennata inattesa, brutale; Pietro dovrà essere masticato dalla croce, sbattere pesantemente il naso contro il proprio limite, piangere amaramente la propria fragilità per diventare il punto di riferimento dei cristiani.

Nessuno di noi conosce la propria fede fino a quando questa non è messa alla prova: così Pietro che si sentiva adulto nella fede, fondato nelle sue convinzioni, deve fare i conti con la sua paura e rinnega il Maestro e piange.

Pietro che troviamo, dopo il suo fallimento, presso il lago di Tiberiade, dove lo aspetta il risorto che gli chiede, ora, di amarlo. E Pietro abbassa lo sguardo, sente tagliente bruciare la ferita dentro di sé.

Eppure crede, eppure ama: ora sì, è davvero capace di confermare i fratelli, ora sì, sul serio, può accompagnare il cammino dei fratelli

Grande Pietro, noi ti amiamo.

Non sei stato il migliore ma il più vero, il più autentico, capace di piangere i tuoi sbagli.

Per questo pianto noi ti amiamo, Pietro, per questo silente singhiozzare di cane fedele, perché la tua fragilità e la tua paura sono le nostre.

A Pietro il Signore chiede di conservare la fede, di tenerla intatta, di lasciarla crescere dentro di sé e confermare i fratelli. Perché mai Pietro è stato scelto come garante della nostra fede? Perché crede.

È l’unico che si è buttato nel lago andando incontro a Gesù che cammina sulle acque, impulsivo come sempre. Paolo

Paolo, così diverso da Pietro, Paolo lo studioso, l’intellettuale, il polemico, il credente intransigente e fanatico che si trova per terra davanti alla luce del Nazareno, ci ricorda l’ardore della fede, l’ansia dell’annuncio, il dono del carisma, il fuoco dello Spirito.

Paolo è osteggiato prima dai suoi ex compagni, i farisei, e poi dai suoi nuovi fratelli, i cristiani.

Alcuni di quelli di Gerusalemme vedono nella sua apertura al paganesimo un tradimento del Vangelo e lo ostacolano in tutti i modi. Quanta pazienza e rabbia Paolo dovrà esercitare per portare avanti la sua idea di Regno! Grazie a lui noi pagani siamo figli di Dio, grazie alla sua costanza e alle prove che ha dovuto superare.

Senza di lui il cristianesimo sarebbe rimasto chiuso nell’angusto spazio dell’esperienza di Israele, grazie a Paolo le mura sono state abbattute, grazie a lui e alla sua forza il Vangelo ha travalicato la storia.

Paolo il passionale, il focoso, che ama e dona la sua vita alle sue comunità.

Paolo che, da solo, evangelizza l’intero bacino del Mediterraneo, che inventa un linguaggio per dire il Vangelo di Dio, che affronta, trovando soluzioni innovative e creative, le difficoltà che incontrano le comunità. Paolo che media, che non transige, che si appassiona, che litiga, che difende i suoi.

Paolo che delega, che accetta le tante diversità presenti nelle sue comunità.

Paolo il grande evangelizzatore.

Le colonne

Nella loro vita poche volte i due si incontrarono, a volte litigarono, si confrontarono, si richiamarono alla fedeltà. Eppure il loro comune Signore li adoperò per farli diventare le due colonne principali cui poggia l’edificio della Chiesa.

Pietro e la conservazione della fede. Paolo e l’ardore dell’annuncio, l’anarchia dello Spirito.

Difficilmente si sarebbe riusciti a mettere insieme due figure più diverse, eppure la Chiesa è così, fatta di gioiosa diversità, di dilagante ricchezza. Ed è bello e consolante, oggi, celebrare insieme due che mai, nella vita, avrebbero voluto essere ricordati insieme…

Così è la Chiesa, che oggi gioisce per questi innamorati di Dio, lieta di poter proporre ad ogni uomo lo stesso percorso di scoperta del volto del Signore Gesù.

Pietro il pescatore, Paolo l’intellettuale, le due colonne su cui poggia la nostra fede, Pietro e Paolo, le colonne della fede, ci insegnino a vivere nella tenerezza dell’appartenere alla Chiesa.

Loro, oggi ci ricordano la fantasia di Dio, lo splendore della Chiesa.

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