Commento al Vangelo del 11 maggio 2014 – Congregazione per il Clero

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IV DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA

Oggi è la domenica del Buon Pastore, quello con la “maiuscola”, e grande perciò è la gioia del popolo cristiano. Dopo la paura e lo smarrimento successivi alla morte di Gesù, dopo lo stupito stordimento successivo alla Sua risurrezione, oggi contempliamo Gesù nell’esercizio, per così dire, della Sua missione di Risorto.

La risurrezione, infatti, ha aperto all’uomo le porte del Regno dei Cieli, dove Gesù è andato a “prepararci un posto”, e ha segnato la via verso di esso, che è la persona di Gesù stesso. Ma il Risorto – dato che Gesù aveva promesso “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” – non si è allontanato dalla vita del mondo, non si è “limitato” a lasciarci soli a godere degli immensi doni della risurrezione. Egli continua a camminare in mezzo a noi ed avanti a noi, come Buon Pastore, che ci guida sulla strada e nella direzione che Lui stesso ha tracciato.

Contemplare il Risorto come Buon Pastore è per noi fonte di gioia e di serenità, perché ci fa ricordare che non siamo soli nel mondo, che il corso della nostra vita non è affidato al caso o alla buona sorte, che esiste Qualcuno da seguire, Qualcuno che si prende costantemente cura di noi. Se c’è un Pastore, infatti, ciò significa che ci sono anche le pecore, oggetto del Suo amore e della sua cura, nessuna esclusa, soprattutto le più deboli e “malandate”, le più smarrite e quelle che si sono perse.

[ads2]A cosa chiama il Risorto? Al rapporto con Lui, al rapporto con una persona viva, che può e vuole donare gioia e vita. Essere cristiani altro non è che questo, costruire e mantenere un rapporto personale con il Signore e fare partecipi di esso gli altri, i credenti, per condividere una ricchezza nota ad entrambi, chi non crede, per annunciargli la nostra gioia e la nostra speranza.

A volte le difficoltà nella vita spirituale vengono proprio dalla dimenticanza di questo dato, il rapporto con Gesù va trattato come gli altri rapporti che sono nella nostra vita, va curato allo stesso modo. La realtà di Cristo è più semplice di come a volte ce la figuriamo. Così, il rapporto cresce se non perdiamo di vista il Pastore, se manteniamo viva la preghiera personale, se ci mettiamo in ascolto della Sua Parola – con quanta forza e con quanta “santa insistenza” Papa Francesco insiste su questo! – se, attraverso i sacramenti, ci disponiamo a ricevere la Sua grazia, se, infine, nella la nostra vita quotidiana diamo forma al Vangelo con comportamenti concreti, che parlano di Lui. Così si ascolta la Sua voce, così Lo possiamo seguire sulla via del Regno.

Diversamente, se ci limitiamo solo a pensarLo ogni tanto, se non troviamo il tempo per la preghiera, se i sacramenti sono un di più, o un mero adempimento burocratico, se il Vangelo è una bella utopia e non una regola di vita, allora Gesù smette di essere il Buon Pastore, che ci ama e ci guida, e diventa la foto di una persona cara, appesa alla parete – ogni tanto ci fa sorgere qualche pio pensiero, forse ci evoca bei ricordi, ma con la vita presente non c’entra nulla. Noi però ci riuniamo insieme, in special modo nella celebrazione domenicale dell’Eucarestia, perché ciò non accada e perché ognuno di noi possa incontrare sempre Gesù come persona viva, anche attraverso la testimonianza dei fratelli.

Il Buon Pastore chiama tutti a seguirlo, in modo diverso, secondo i “carismi” che ciascuno ha ricevuto in dono, alla nostra libertà è affidata la risposta. In questa domenica, preghiamo in modo particolare per quella speciale chiamata che il Signore rivolge ad alcuni, a divenire sacerdoti, per renderlo presente in mezzo al Suo popolo. Non a caso nell’Omelia tenuta in occasione della recente Messa Crismale (17 aprile 2014), Papa Francesco ha ricordato che la “gioia sacerdotale” non può essere tolta; essa certo «può essere addormentata o soffocata dal peccato o dalle preoccupazioni della vita ma, nel profondo, rimane intatta come la brace di un ceppo bruciato sotto le ceneri, e sempre può essere rinnovata». Per questo è essenziale la missione del sacerdote, che è capace di mantenere vivo il fuoco della fede in mezzo al popolo, di ridestarlo, di alimentarlo, perché tutti ad esso si possano scaldare.

Preghiamo perché la risposta alla chiamata del Signore sia generosa e decisa, e che sempre più ci siano sacerdoti secondo il cuore di Gesù, che stanno accanto ed in mezzo al loro popolo, che vanno a cercare le “pecore perdute”, non come padroni o “conquistatori”, ma perché sanno di avere un dono unico da portare e perché hanno un cuore grande, dilatato a dismisura dall’amore di Dio, che abita in esso.

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