Commento alle letture di domenica 28 Marzo 2021 – Carlo Miglietta

Commentare la Passione e Morte di Gesù secondo Marco comporterebbe  una lunghissima meditazione. Più che soffermarmi su alcuni temi generali, ho preferito riportare tanti spunti esegetico-spirituali per i singoli brani, per lasciare che ciascuno nella Settimana Santa contempli la “Parola della Croce” (1 Cor 1,18) nella preghiera individuale o comunitaria.

Sommario: 14,1-2

La decisione di uccidere Gesù, l’unzione di Betania e il tradimento di Giuda vengono posti da Marco a due giorni dalla Pasqua: l’Ultima Cena avverrebbe così di giovedì e Gesù sarebbe crocifisso di venerdì, primo giorno di Pasqua. Ma è improbabile che in tale giorno avvenga un’esecuzione, perciò tale calendario non sembra avere valenza storiche, quanto liturgiche: ma forse  Marco vuole dirci che Gesù è la Nuova Pasqua.

LA PASSIONE E MORTE: 14-15

Il Vangelo di Marco è “il Vangelo della Croce”: pertanto Marco dedica ben 140 versetti su 678 al racconto della Passione e Morte del Signore. E’ nel mistero della Passione che Dio si rivela (14,40.62), è alla sua Morte che Gesù è riconosciuto come Figlio di Dio (15,39).

L’unzione a Betania: 14,3-9

Per Marco è una donna che scopre a Betania, la “casa del povero”, che Gesù è l’afflitto, il sofferente per eccellenza, e che dà per lui “tutto ciò che poteva” (14,8). Ci sono vari riferimenti ecclesiologici:

a) siamo “in casa”, cioè nella Chiesa, dove troviamo un ex-lebbroso e una prostituta: la Chiesa luogo dei poveri, dei peccatori;

b) Gesù è il Sacerdote, che vive in comunità (Sl 133);

c) Gesù è lo Sposo del Cantico, che viene profumato dalla Sposa, la Chiesa (Ct 1,3; 5,5);

d) la Chiesa proclama la regalità di Cristo;

e) Gesù Re deve essere servito nei sofferenti (9,36).

Il tradimento di Giuda: 14,10.17-20

Il tradimento di Giuda viene da Gesù annunciato con il Sl 41: “Beato l’uomo che ha cura del debole”: Giuda non accetta la debolezza della croce. Ogni discepolo potrebbe essere lui il traditore (14,19). 

La preparazione della Pasqua: 14,12-16

a) Probabilmente l’uomo che porta la brocca è un Esseno: mai un ebreo avrebbe fatto questo servizio tipicamente femminile: forse Gesù celebra la Pasqua secondo il calendario di Qumram, al martedì sera (il che permetterebbe poi di collocare meglio tutti gli altri eventi della Passione);

b) nell’acqua dell’uomo che li porterà alla sala del banchetto taluni vedono il simbolo del battesimo, che introduce all’Eucarestia;

c) parallelismo con Mc 11,1-6: la “stanza” di Dio non è più il Tempio, ma l’Eucarestia.

Istituzione dell’Eucarestia: 14,22-25

a) Durante la cena pasquale, Gesù compie un “mimo”: egli si dona ai suoi per essere “mangiato” come il pane e il vino;

b) egli offre il suo “corpo”- basar e il suo “sangue”- wadam: in ebraico basar-wadam indica le due parti del sacrificio di alleanza: è la nuova Alleanza profetizzata da Ger 31,31-34;

c) l’Ultima Cena è figura del banchetto messianico (14,25);

d) il vino del Sabato senza fine è anche quello dei due innamorati che nel Cantico celebrano la loro unione (Ct 5,1; 7,10-13; 8,2).

Predizione del rinnegamento di Pietro: 14,26-31

a) L’istituzione dell’Eucarestia è posta tra l’annuncio del tradimento di Giuda e la profezia del rinnegamento di Pietro;

b) Gesù canta l’inno, il Grande Hallel (Sl 136), che loda Dio, di cui eterna è la misericordia, che percuote le nazioni per Israele; e cita Zc 13,7: è per amore che Dio percuote il suo Messia.

Al Getsemani: 14,32-42

a) Ai discepoli che Gesù ha voluto con sé alla Trasfigurazione e alla resurrezione della figlia di Giairo, Gesù chiede solidarietà nell’ora suprema;

b) Gesù sperimenta fino in fondo l’umana finitudine, il fallimento completo, e li esprime citando i Sl 42 e 43;

c) Gesù fa una preghiera che riecheggia il “Padre nostro”, da Marco non riportato: la vera richiesta del credente è sempre solo di fare la volontà di Dio;

d) la volontà di Dio è il superamento del limite creaturale che egli stesso prende su di sé, nella Persona del Figlio, fino alla morte;

e) il credente sperimenta spesso il silenzio di Dio;

f) nella lotta con Dio Giacobbe ottiene un nome nuovo, Israele (Gen 32); qui Gesù proclama Dio con un Nome che solo qui risuona nei Vangeli: “Abbà”, cioè “Papalino”, “Papi” (cfr Rm 8,15; Gal 4,6).

L’arresto di Gesù: 14,43-52:

a) Gesù è “consegnato” da Giuda, che gli dà il bacio tipico del discepolo al Rabbi;

b) Marco non ci motiva il tradimento di Gesù: è per lui esperienza frequente nella vita del singolo e della comunità;

c) Marco non nomina che abbia reciso l’orecchio del servo del Sommo Sacerdote; Gesù interviene solo per affermare che egli ormai è considerato alla stregua di un brigante, e che così si compiono le Scritture;

d) un giovane fugge nudo: è Marco? O c’è un riferimento ad Am 2,15, che afferma che nel “Giorno di IHWH” “il più coraggioso tra i prodi fuggirà nudo”? O alla divinità di Cristo definitivamente “deposta”, e ripresa alla resurrezione, quando riappare “un giovane, vestito di una veste bianca” (Mc 16,5)?

Gesù confessa la sua divinità: 14,53-65

a) Il Sommo Sacerdote è Giuseppe detto Kayepha, l’Inquisitore, Sadduceo in carica fino al 36 d. C., genero di Anna, che lo precedette come Sommo Sacerdote;

b) il vero fuoco (14,54) è Cristo, che è al contempo olocausto;

c) i falsi testimoni adempiono il Sl 27,12; l’accusa di distruggere il tempio ritorna in 15,29 e At 6,14: i testimoni sono falsi perché non vedono in Gesù il nuovo tempio spirituale;

d) Gesù tace come il Servo Sofferente di Is 53,7 (Sl 39);

e) Gesù si proclama Dio: “Io sono!” (14,62); ora, che è stato “consegnato”, può venire meno il segreto messianico;

f) il Sommo Sacerdote si straccia le vesti, contravvenendo a Lv 21,10; è la fine del Sacerdozio antico: Gesù, con la sua tunica integra, è il nuovo Sommo Sacerdote (Eb 7-10);

g) Gesù è oltraggiato come il Servo Sofferente di Is 50,6-11.

Pietro rinnega il Signore: 14,66-72

a) Pietro, la roccia, rinnega il Cristo per ben tre volte;

b) si scalda a un fuocherello, e non alla fiamma viva del Cristo;

c) Gesù si è appena rivelato come Dio e Signore, Pietro subito lo misconosce;

d) Pietro però fa memoria della Parola del Signore, e il suo pianto è conversione (Lam 3,17-23; 5,15-17).

Gesù consegnato a Pilato: 15,1-15

a) Il verbo “consegnare” ricorre 10 volte nei capitoli 14 e 15: qui Gesù è consegnato ai pagani;

b) l’accusa è di essere un rivoluzionario, un Re dei Giudei: ma Gesù intende questo titolo in modo diverso da quello di Pilato (Gv 18,33);

c) però preferisce tacere: è “l’agnello afono” davanti a cui i pagani si stupiscono (Is 52,15; 53,7);

d) Bar Abba, cioè “figlio del padre”, cioè “di n.n.”: la scelta è tra un figlio di nessuno e il Figlio del Padre, di Dio: ma il Figlio del Padre riscatta tutti noi, figli di nessuno, l’innocente salva i peccatori, il pacifico i violenti.

Gesù è il Re incoronato: 15,16-20

Marco si dilunga sull’incoronazione di spine:

a) in Israele solo Dio è il Re (cfr Sl regali);

b) i soldati, nella loro parodia, proclamano la grande verità della regalità di Cristo;

c) come Mosè si era inginocchiato davanti al roveto ardente, così i soldati si prostrano dinanzi al coronato di spine.

La crocifissione: 15,21-27

a) Gesù è condotto exo, fuori, per essere crocifisso, per morire fuori di Gerusalemme come i profeti (Mc 12,8);

b) Simone di Cirene, che diventerà un conosciuto cristiano (Rm 16,3), è il tipo del discepolo, chiamato a portare la croce dietro al suo Signore (Mc 8,34; Lc 23,26);

c) Simone il Papa non c’è, ma c’è Simone di Cirene, un ebreo della diaspora, che vive in Libia;

d) il potere fa portare la croce a uno straniero, a un poveraccio;

e) anche per Gesù portare la croce è grave fatica, è tortura;

f) coloro che portano la croce sono immagine e sostituzione di Cristo stesso;

g) Gesù viene sepolto al “luogo del cranio”, dove la tradizione voleva fosse stato sepolto Adamo: la croce è il nuovo albero della vita, che determinerà una nuova creazione;

h) Gesù rifiuta l’anestetico offertogli (Pr 31,6): egli è il Pastore di Israele che non si addormenta (Sl 121,4-5), il Messia che deve bere il calice della salvezza del mondo (Sl 69; 75);

i) le vesti vengono sorteggiate, come profetizzato nel Sl 22,19: Gesù resta nudo, come Adamo dopo il peccato (Gen 3,10);

l) l’ora terza è quella della preghiera del mattino;

m) l’iscrizione sulla croce proclama la Regalità di Cristo;

n) Gesù è crocifisso tra due briganti, adempiendo Is 53,12, Sl 22,17, Zc 13,6.

Gesù crocifisso deriso: 15,29-32

a) Gesù è il Servo schernito, di fronte a cui si scuote il capo (Is 53,3-5; Sl 22,7-8; 109,25; Sap 2,18-20);

b) è beffeggiato come profeta che ha annunciato la distruzione del Tempio (14,65; 15,29), in realtà sulla croce si realizza proprio la distruzione del Tempio del suo corpo;

c) è vilipeso come Sommo Sacerdote che deve salvare gli altri (14,63; 15,31), in realtà sulla croce sta salvando il mondo;

d) è deriso come Re (15,17-18.32), in realtà è IHWH che regna dal legno (Sl 96,10);

e) il credente è colui che accetta il suo Signore in croce, il non credente è colui che rifiuta un Dio che si fa uccidere.

La morte di Gesù: 15,32-40

a) La morte di Gesù avviene in una cornice apocalittica (Am 8,9-10); le tenebre ricordano la prima creazione (Is 43,19), e il grido di Gesù squarcia il silenzio primordiale e inizia una nuova Genesi; la sua preghiera, il Sl 22, viene scambiata per un’invocazione ad Elia, che era atteso per inaugurare il Regno di Dio (Ml 3,23);

b) Gesù viene dissetato con aceto, realizzando il Sl 69,22 e il Sl 22,16: l’uomo risponde con vino vecchio al vino nuovo dell’Alleanza;

c) Gesù muore solo, abbandonato da tutti (Sl 38);

d) “Gesù, dando un forte grido, spirò”: è il grido che proclama la definitiva sconfitta del male (9,26), che annuncia la liberazione di Gerusalemme (Is 40,2-9), è il grido della nuova creazione (Gen 1,1-2);

e) il velo del tempio si squarcia dall’alto in basso, cioè per opera di Dio: la carne di Cristo squarciata è il velo attraverso il quale abbiamo accesso al Santo (Eb 10,19-20);

f) “vistolo spirare in quel modo”, il centurione proclama Gesù Figlio di Dio: la Croce è la massima rivelazione di Dio, del suo essere Amore;

g) per l’ebreo credente l’uomo non può vedere Dio e restare in vita (Es 33,20): le donne perciò contemplano “da lontano”;

h) le pie donne sono tipo del discepolo, che sta con Gesù anche al momento della Croce;

i) solo alcune donne rimangono fedeli: Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i sapienti (1 Cor 1,27-29);

l) le donne sono il resto d’Israele, il resto fedele (Zc 12,10; Ger 23,23).

La sepoltura: 15,42-47

a) Il condannato doveva essere sepolto il giorno stesso dell’esecuzione (Dt 21,22-23);

b) Giuseppe d’Arimatea è anch’egli tipo dell’Israele fedele e del discepolo (15,43);

c) Abramo, della terra promessagli da Dio, possederà solo un sepolcro (Gen 23,4): così Gesù possiede solo un sepolcro;

d) i giusti hanno un sepolcro (1 Re 14,13; At 2,29…), gli empi no (2 Re 9; Dt 28; Ger 16; 25; Sl 79);

e) ma colui che è posto nella tomba come un oggetto, resusciterà il terzo giorno, nel Sabato eterno.


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