Commento alle letture del Vangelo del 8 gennaio 2017 – Carla Sprinzeles

Oggi vorrei chiedermi, insieme a voi, quale differenza c’era tra il battesimo di Giovanni e il battesimo di Gesù. La differenza non è nel rito, perché il rito è lo stesso, i discepoli di Gesù hanno continuato il rito di Giovanni. Hanno aggiunto presto l’unzione con l’olio che indicava l’azione dello Spirito.

Quell’anno in cui Giovanni iniziò la sua predicazione era un anno giubilare, di condono dei debiti e di liberazione degli schiavi. Gesù ha iniziato la sua attività proprio in questa prospettiva giubilare, di annunciare la libertà, di realizzare la giustizia, di ristabilire quindi i rapporti secondo le leggi prestabilite e secondo l’ideale della fraternità.

Il battesimo di Giovanni indicava una conversione che partiva dall’uomo: erano opere di giustizia che doveva fare l’uomo. Gesù si propone in un’altra prospettiva: non richiama le azioni dell’uomo, quanto l’azione di Dio in noi o la forza dello Spirito, l’azione dell’uomo è l’accoglienza.

ISAIA 42, 1-4. 6-7
Questo brano di Isaia fa parte dei canti del Servo del Signore. Il termine “servo” indica un personaggio che ha posto la sua vita a disposizione del Signore. Il personaggio è Isaia, il titolo di servo del Signore gli è stato attribuito da Dio, che dice: ecco il mio eletto, colui che risponde ai miei desideri, colui del quale mi compiaccio, lo sceglie per affidargli una missione, per chiedere un servizio in favore degli altri.

L’uomo è rivestito di debolezza, ma quando Dio affida un compito gli dà la capacità di attuarlo. Al Servo dà l’energia divina. Gli è affidato l’incarico di portare il diritto alle nazioni, di far trionfare nel mondo la giustizia, che consiste nella benevolenza e nella salvezza. Come svolgerà la sua missione?

Si dice quali comportamenti eviterà. Non adotterà metodi da dominatore. Non si imporrà con la forza, con le minacce di sanzioni. Non griderà, non alzerà la voce. Non sarà intollerante, né intransigente con i deboli. Non condannerà nessuno. Recupererà chi ha sbagliato, invece di annientarlo e distruggerlo, ricostruirà con pazienza e rispetto ciò che sta andando in rovina.

Per lui non ci saranno mai casi perduti, situazioni irrecuperabili. Sarà anche tentato dallo scoraggiamento di fronte a un’opera tanto ardua, ma si fermerà saldo e deciso nel portarla a termine e non arretrerà di fronte a nessun ostacolo. Sarà mite ma non debole, non si lascerà intimidire da nessuno.

Compito straordinario ma difficile, nel Vangelo è stato applicato a Gesù, plasmato sin dal grembo materno. E’ una missione che diventerà luce per tutte le nazioni del mondo, per tutta l’umanità. Dio non lo abbandonerà mai, lo prenderà per mano e lo accompagnerà in ogni momento della sua vita. Il Servo è chiamato ad aprire gli occhi ai ciechi, a liberare i prigionieri, a tirar fuori dal mondo il peccato. Si intravede la figura di Gesù di Nazareth.

MATTEO 3, 13-17
Il breve racconto di Matteo sul Battesimo del Signore comincia dicendo che Gesù “andò dalla Galilea in Giudea da Giovanni, per essere battezzato: con questa formula molto breve, molto semplice, viene descritto un cammino reale che Gesù compie.

Pensiamo al battesimo come all’irruzione del divino in Gesù e dimentichiamo il cammino reale che Egli compie, che implica decisione, implica distacco, implica trasformazione. Nel vangelo di Luca leggiamo che Gesù “cresceva in sapienza, età e grazia” e questo è avvenuto realmente con una crescita anche spirituale.

Così anche noi che vogliamo assomigliare a Gesù, dobbiamo passare dalla falsità della nostra vita, a una chiarezza interiore, a una trasparenza che consenta all’azione di Dio di riflettersi in noi. “Conviene che adempiamo ogni giustizia”, risponde Gesù al Battista, il quale non crede giusto che il Signore venga a farsi battezzare da lui. Quante volte ci ribelliamo davanti a cose, eventi, reazioni, che feriscono il nostro senso della giustizia!

Dio invece si incarna in Gesù di Nazareth per introdurre nel nostro mondo un altro senso della realtà, una giustizia che sconvolge la nostra, ma che si rivela essere quella vera, quella che instaura, fin d’ora, il Regno dell’amore.
Che cosa è venuto a fare Gesù sulla terra? A salvare l’umanità dal male provocato dalla prigionia in cui l’uomo si è rinchiuso, perché crede di trovare la felicità secondo i suoi criteri.

Fatto per l’infinito, l’uomo tuttavia è circoscritto nel tempo, nello spazio, è determinato dalla sua eredità, limitato nella sua conoscenza. Il divario tra il destino infinito e la realtà di creatura dell’uomo disegna lo spazio dove s’insinua il peccato: è il difetto, cioè l’ignoranza del bene, che spinge ciascuno a procurarsi ciò che gli manca, con il rischio di sbagliare, di lasciarsi abbagliare da ciò che luccica, ma che si dimostra poi essere un male.

Gesù è venuto ad indicarci la strada del vero bene, che è la vita di Dio offerta dall’umanità, che è l’Amore. Compiere ogni giustizia diventa allora ripartire dal difetto, dal peccato, per ritornare alla realtà alla quale si mirava, ma che è stata travisata.
Ecco la conversione: il ritorno al vuoto iniziale, all’angoscia del limite per riprendere la strada che porterà alla vera felicità.

Gesù è venuto per farci da guida su questo cammino. Si è identificato con i peccatori, scendendo nel Giordano, come se avesse bisogno di essere lavato, lui, l’Agnello immacolato, dalle nostre presunzioni.
Paolo, scrutando questo mistero, giunge ad affermare che “Dio l’ha fatto peccato per noi”. E’ stato simile a noi, fino a sentire la tentazione di procurarsi un bene apparente. Il Padre lo ha riconosciuto come figlio perfettamente fedele al vero bene, e così riconosce ognuno di noi quando, con Gesù, compiamo la suprema giustizia. Quella che consiste nel prendere su di noi le conseguenze del male commesso da noi e dagli altri, per ripercorrere la strada dell’angoscia, del vuoto, nella certezza che dentro questo dolore si cela la Vita piena, la felicità.

Amici, prendiamo consapevolezza che la missione affidataci è molto grande e noi siamo inadeguati, non presumiamo di farcela da soli, ma Dio vuole rivelarsi attraverso di noi e noi dobbiamo accogliere il suo Spirito d’amore e comunicarlo ad altri!

A cura di Carla Sprinzeles | via Qumran

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Battesimo del Signore

Mt 3, 13-17
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.

Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.

Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 08 – 14 Gennaio 2017
  • Tempo Ordinario I, Colore bianco
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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