Commento alle letture del 11 ottobre 2015 – Card. Silvano Piovanelli

Il commento alle letture di domenica 11 ottobre 2015 a cura del Cardinal Silvano Piovanelli.

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dal Vangelo secondo Marco

[ads2]In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11 – 17 ottobre 2015
  • Tempo Ordinario XXVIII, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo B | Anno I, Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

SAPIENZA

Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto , non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.

L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni, nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

PAROLA DI DIO

Lungo il corso dei secoli, soprattutto a contatto con i popoli vicini, gli ebrei hanno sperimentato   la seduzione della sapienza antica. Dagli egiziani hanno saputo che la vera grandezza consiste nel sapere; dai loro patriarchi e dai loro re hanno imparato a ricercare la potenza e l’abbondanza; dai greci hanno ricevuto il senso della bellezza e dell’equilibrio delle cose.

Ma che cosa sono questi beni senza una visione più ampia della realtà? La vera sapienza è quella di Dio, che vede le cose come sono realmente e sa quanto valgono in rapporto a Colui che le ha create.

Effettivamente il popolo ebraico, lungo la sua storia, misconoscendo la propria vocazione, ha cercato la propria felicità in false sicurezze che gli provenivano dalla prosperità materiale o dalle scelte politiche.

A mezzo del 1° secolo a.C. , un giudeo, colto, che attribuisce al re Salomone le sue riflessioni (il libro, scritto tutto in greco, è chiamato spesso anche Sapienza di Salomone), medita la storia passata. Riconosce che la sola vera ricchezza è quella “Sapienza” che è riflesso di Dio medesimo. Essa vale più di tutti gli altri beni. Ma non è “qualcosa in più”, qualcosa da aggiungere, quale elemento decorativo, ad una vita in cui l’ “avere” (il possesso) detiene il primato incontestabile. La sapienza non è un optional di lusso, che possono concedersi, come tocco supplementare di prestigio, coloro che sono blindati nella loro sicurezza economica.

Unicamente la parola di Dio è portatrice della sapienza necessaria per vivere, la quale, non disprezzando nulla, relativizza tutto, per cui tutto l’oro al suo confronto è un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l’argento. Anche i beni temporali sono buoni, perché tutto ciò che Dio ha fatto è bello e buono; ma per avere questi beni e poterne godere è necessaria la sapienza. Chi diviene saggio, impara a dare alle creature il loro giusto valore. Facendo scelte conformi al progetto di Dio, non perde nulla e guadagna tutto: ottiene la vera gioia.

Spontanea la invocazione con cui rispondiamo al salmo responsoriale (salmo 89: “Insegnaci a contare i nostri giorni”): “Donaci, o Dio, la sapienza del cuore”.

EBREI

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto davanti agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.

PAROLA DI DIO

L’autore della lettera agli Ebrei ha ricordato, in un brano precedente quello di oggi, che la mancanza di fede ha condotto Israele alla rovina: “chi furono coloro di cui si è disgustato per 40 anni? Non furono quelli che avevano peccato e poi caddero cadaveri nel deserto? E a chi giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo, se non a quelli che non avevano creduto? E noi vediamo che non poterono entrarvi a causa dello loro mancanza di fede” (Ebr 3,17-19).

Prima dell’esortazione che deve scuotere tutta la comunità cristiana – “manteniamo ferma la professione della fede” (4, 14) la lettera celebra l’efficacia singolare della Parola di Dio e la sua totale radicalità.

L’ immagine della spada [più tagliente di ogni spada a doppio taglio] è fortemente evocativa: la Parola penetra fino a scoprire l’atteggiamento nostro più intimo e più nascosto al mondo. L’uomo stesso non arriva a conoscere la sua posizione più profonda, ma la Parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri del cuore, ne sconvolge l’impenetrabile abisso e ci aiuta in modo mirabile a conoscerci come siamo conosciuti da Colui davanti al quale nessuno può nascondersi, perché dinanzi a Lui tutto è nudo e scoperto.

Parola, radice di ogni parola,     /   essenza di ogni anima: /   Parola, dimora dell’Essere!
E voi cose, sue ragioni seminali,   /   cose, involucri di divine sillabe!
Dio, Parola, e musica, e silenzio: /   fa’ di ogni cuore   /   una cetra che risuoni /   del tuo infinito Verbo.
(P.David Maria Turoldo)

MARCO

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo e tua madre”.

Egli allora gli disse: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”.

Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”.

I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: “Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: “E chi può essere salvato?”.

Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”.

[ Pietro allora prese a dirgli: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. Gesù gli rispose: ”In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà”.]

PAROLA DEL SIGNORE

La pagina del Vangelo di Marco è coinvolgente. “Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro”. Quel tale sei tu che partecipi alla celebrazione dell’Eucaristia; con la liturgia, in ginocchio davanti a Lui, domandi, forse senza rendertene conto sempre: “Maestro buono, cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” .

Dicendo: “Perché mi chiami buono?”, Gesù non rifiuta il riconoscimento di bontà, ma apre una prospettiva di approfondimento per quel tale, per i discepoli che hanno udito e per noi tutti: nessuno è buono, se non Dio solo!

Alla domanda “cosa devo fare?” Gesù risponde elencando i comandamenti : Tu li conosci: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre. Quel “tale” (il passo sinottico di Matteo [19,20] ci dice che è un giovane) risponde che “tutte queste cose le ha osservate fin dalla giovinezza. Così quel “tale” assomiglia a tanti di noi che ci diciamo in pace con la nostra coscienza: non rubiamo, non ammazziamo, non siamo infedeli al coniuge, diciamo le nostre preghiere, non lasciamo la Messa domenicale, eccetera.

Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca …”. Mentre ascolti queste parole, il tuo cuore dovrebbe sobbalzare, perché quello che è avvenuto a quel giovane, avviene a te: Gesù ti guarda, ti ama e ti parla: “Una cosa sola ti manca …

Cos’è che ti manca per vivere la tua vita come “sequela del Cristo” ? Sentiti interpellato dall’Amore; non rispondere con superficialità dal momento che il Signore ti ama davvero; leggi nel concreto della tua vita.

A queste parole quel tale si fece scuro in volto e se ne andò rattristato, possedeva infatti molti beni.

Il Maestro non nascose la sua delusione e disse: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio! “. E poi, riprendendo il discorso con i discepoli sconcertati, sottolineò, per chi non vuol rinunciare, la pratica impossibilità ad entrare nel regno di Dio,: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago”.

Possedere ricchezze – o meglio, essere posseduti dalle ricchezze – è un ostacolo insormontabile per il Regno. L’espressione “ricchezze” è un grande simbolo che abbraccia molti volti del possesso: il denaro, le cose, lo spreco, l’autosufficienza orgogliosa, la supremazia delle leggi economiche sulle leggi morali, il profitto fine a se stesso, l’egoismo, il piacere, la vanità, la prepotenza politica e culturale, eccetera. In realtà, noi tutti, con appena quattro soldi in tasca o con un grosso conto in banca, siamo quel “tale” ! Per impedire ad un uccello di volare non è necessaria una catena, basta anche un semplice spago.

Che cosa mi impedisce di obbedire alla parola di Gesù: “Vieni e seguimi” ? Tutti sono chiamati a seguirlo. Tutti: Gesù infatti “convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso se stesso, prenda la sua croce e mi segua” [Mc 8,34].

Ognuno secondo la propria personale vocazione, secondo il suo stato di vita e la concretezza della situazione personale. Tutti sono chiamati a seguirlo, perché per definizione il cristiano è colui che segue Gesù Cristo. La forza di provocazione della Parola s’impone soprattutto in quel campo tragico per l’uomo che sono le ricchezze, le cose, i beni, l’autosufficienza. In questo campo il fedele – persona consacrata o laica – deve sistematicamente convertirsi, perché il fascino di questi idoli è potente e lacerante. La tentazione è quella del compromesso: forse non ci facciamo scuri in volto, non ce ne andiamo rattristati, ma pur tuttavia cerchiamo di negoziare, ottenere degli sconti, minimizzare le esigenze evangeliche, recuperare di soppiatto quanto abbiamo lasciato.

Potremmo noi ripetere con sincerità le parole di Pietro: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” ?   È chiaro: non si può seguire senza lasciare. Lasciare non per disprezzo dei beni terreni, né per una rinuncia stoica o masochistica, ma per un bene superiore: “per causa mia e del Vangelo”, ha detto Gesù. Nella certezza che già ora, in questo tempo, riceveremo cento volte tanto, pur insieme a persecuzioni perché siamo ancora nel cammino dell’esilio, ma, nel tempo che verrà, quando arriveremo nella patria, avremo la vita eterna.

Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore,
perché, sorretti dal tuo aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene.O Dio, nostro Padre, che scruti i sentimenti e i pensieri dell’uomo, non c’è creatura che possa nascondersi davanti a te;
penetra nei nostri cuori con la spada della tua parola,
perché alla luce della tua sapienza possiamo valutare le cose terrene ed eterne,
e diventare liberi e poveri per il tuo regno.

Chi è che non ha bisogno della sapienza del cuore ? Si tratta di godere di tutto ciò che è vero, buono e bello, che il Signore concede alla nostra vita, ma con rendimento di grazie, e quindi riconoscendo tutto come dono di Dio, e in comunione con gli altri, e quindi condividendo con gli altri quello che abbiamo nel rispetto delle situazioni concrete e nell’impegno di far crescere tutti verso il Signore.

Donaci, o Dio, la sapienza del cuore” (salmo 89).

Se è vero, come è vero, che “la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio”, e che non puoi nasconderti davanti a Dio, perché egli legge con amore anche il tuo profondo più profondo, perché non fidarti completamente di Lui e consegnargli interamente la tua vita e tutto quello che è connesso con la tua vita?

Gli interrogativi che sorgono nella tua vita personale, familiare e di rapporto con gli altri, e che Dio, attraverso fatti e persone, mette dinanzi alla tua coscienza, non sono né un castigo né un rifiuto, ma un’occasione di approfondimento e una apertura di prospettiva.

Perché non riconoscere ed accogliere questo amore di Dio, così fedele e delicato?

“Una cosa sola ti manca”. Questa parola forte risuona per chiunque seriamente ascolta e partecipa all’Eucaristia. Risuona anche per noi che possiamo elencare con sincerità le nostre osservanze cristiane e i nostri impegni ecclesiali.

Cos’è che ci manca, per rispondere all’amore di Colui che ci fissa col suo sguardo?

Cos’è che ti manca per vivere la tua vita come “sequela del Cristo” ? Sentiti interpellato dall’Amore; non rispondere con superficialità perché il Signore ti ama davvero; leggi nel concreto della tua vita.

Nella “sequela” cristiana c’è sempre un passo ulteriore da fare. Quale passo concreto ti domanda oggi l’amore infinito di Gesù che incontri in questa Domenica ?

Rileggi con attenzione: “ la forza di provocazione della Parola s’impone soprattutto in quel campo tragico per l’uomo che sono le ricchezze, le cose, i beni, l’autosufficienza. In questo campo il fedele – persona consacrata o laica – deve sistematicamente convertirsi, perché il fascino di questi idoli è potente e lacerante “.

Rifletti seriamente per verificare se, nella tua vita, c’è qualche persona o qualche cosa che tu dovresti lasciare, semplicemente perché te lo domanda Lui, il Signore Gesù, che ti promette di riempire quel vuoto col centuplo di quanto hai lasciato per amore suo.

San Francesco d’Assisi pregava ripetendo le parole . “Mio Dio e mio tutto !”.

Signore Gesù Cristo, dammi il coraggio di lasciare tutto, perché Tu possa diventare il mio tutto !

Card. Silvano Piovanelli

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