Commento alla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (6,3-11) del 31 marzo 2018 – Monastero Matris Domini

Veglia pasquale – Epistola

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (6,3-11)
Cristo risorto dai morti non muore più

 Fratelli, 3 non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4 Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.

6 Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7 Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.

8 Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui. 9 sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10 Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. 11 Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Collocazione del brano

Nella notte in cui riviviamo la vittoria di Cristo sulla morte, la Chiesa ci fa riflettere su diversi brani dell’Antico Testamento che ripercorrono la storia della salvezza. Insieme al Vangelo c’è solo un brano del Nuovo Testamento, tratto dalle lettere di Paolo, Romani 6,3-11. Questo brano fa parte della sezione teologica della lettera ai Romani. In esso l’Apostolo, dopo aver parlato della giustificazione che viene dalla fede e non dall’osservanza della Legge, ci ricorda il nesso tra la morte di Cristo e il nostro battesimo. Con questo sacramento partecipiamo anche noi al mistero di morte e di risurrezione. Questo brano ben si adatta alla celebrazione dei battesimi durante la Veglia Pasquale.

Lectio

Fratelli, 3 non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?

Nel capitolo precedente Paolo aveva affermato che dove aveva abbondato il peccato, là aveva sovrabbondato anche la grazia, che rende nuovi coloro che raggiunge. Nei primi due versetti di questo capitolo sesto procede con delle argomentazioni per assurdo in modo da mettere in maggiore evidenza il suo pensiero. Egli si chiede: allora dobbiamo restare nel peccato, così che la grazia possa abbondare su di noi? E si risponde: no perché chi è morto al peccato non può più vivere in esso! Continua dunque con il versetto 3. Chi è stato battezzato in Cristo Gesù è stato battezzato nella sua morte, cioè grazie a questo sacramento è morto ed è risorto con Lui. Non possiamo più dunque vivere nel peccato perché siamo rinati a una vita nuova, libera dal peccato.

4 Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.

Il battesimo con la sua immersione nell’acqua simboleggia lo sprofondare nella morte, la sepoltura. Ma nel suo riemergere indica la risurrezione. Come Cristo è risorto dai morti, è uscito dalla tomba, così anche noi siamo usciti da una condizione di morte e di ristrettezze. Possiamo camminare in una vita nuova.

5Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.

C’è un parallelismo stretto tra la morte di Cristo e la nostra, tra la sua risurrezione e la nostra. Grazie a Lui possiamo partecipare della vittoria sulla morte.

6 Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato.

C’è una parte di noi, l’uomo vecchio, che era schiavo del peccato, delle passioni, di situazioni per niente degne del nostro essere figli di Dio. Questo uomo vecchio è stato crocifisso con Cristo, è morto sulla croce. In questo modo le inclinazioni del nostro corpo che ci portavano al male e al peccato sono state neutralizzate. Il corpo che porta al peccato è morto e non ci rende più schiavi del peccato. Resta però il corpo che porta alla vita, quello che è risorto con Cristo e ci permette di compiere opere di bene e di mantenere la nostra dignità di figli di Dio.

7 Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.

Come i morti dunque siamo liberi dal peccato. Ma non perché non abbiamo più un corpo per muoverci, per decidere e agire, ma perché la nostra risurrezione ci ha permesso di rinunciare al peccato.

8 Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui.

Questa vita nuova che ci viene donata nel battesimo ha due valenze: una al presente, la libertà dal peccato e dalle opere di morte, e una futura: la partecipazione alla vita di Cristo, nella sua gloria, alla fine dei tempi.

9 sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui.

Cristo non muore più perché ha sconfitto la morte ed essa non ha più potere su di lui. Anche noi in lui abbiamo sconfitto la morte. La nostra morte corporale resterà il passaggio dalla vita terrena alla vita in pienezza che Lui vuole condividere con noi.

10 Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio.

Questa sua morte gli ha permesso di sconfiggere la morte. Ormai non muore più, vive per Dio.

11 Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Allo stesso modo dunque, anche noi dobbiamo considerarci morti al peccato e viventi in Cristo.

Meditiamo

  • Quali sono le caratteristiche dell’ “uomo vecchio” che deve morire in me, in modo che io sia libero di vivere la vita nuova che Cristo mi ha donato con la sua morte e risurrezione?
  • Ho mai visto il mio battesimo come dono di una vita nuova?
  • Come posso riconoscerla e viverla giorno dopo giorno?

 

A cura delle Monache dell’Ordine dei Predicatori (domenicane) del Monastero Matris Domini

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