Commento al Vengelo del 23 ottobre 2016 – mons. Roberto Brunelli

Mettersi in sintonia con i sentimenti del Padre

Il vangelo di oggi (Luca 18,9-14) per la terza domenica di seguito parla della preghiera. Due settimane fa, con l’episodio dei dieci lebbrosi risanati, uno solo dei quali torna a ringraziare, Gesù ha richiamato il dovere della riconoscenza per gli innumerevoli benefici del suo amore.

Domenica scorsa, con la parabola della vedova instancabile nel chiedere, ha esortato a pregare sempre, con incrollabile fiducia. La parabola di oggi – specialmente rivolta ad “alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri” – mette a confronto due diversi modi di rivolgersi a Dio.

[ads2]Questo il racconto: “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: ‘O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano.

Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo’. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: ‘O Dio, abbi pietà di me peccatore'”.


 Due uomini a confronto. Un fariseo, cioè un rappresentante di coloro che erano ritenuti (e si ritenevano) modelli dei credenti, sciorina davanti a Dio i propri meriti: “Io non sono come gli altri, ladri, ingiusti, adulteri… Io digiuno e pago le decime…” Osserva tutti i comandamenti, lui; tutti, tranne quello fondamentale, la carità; gonfio di superbia, sa solo disprezzare chi gli sta vicino.

Vicino, come l’uomo postosi dietro di lui: un pubblicano, vale a dire un esattore delle tasse per conto degli odiati Romani; un uomo che nella società di allora era tanto disprezzato da essere considerato un pubblico peccatore, come le prostitute; uno di quegli uomini dai quali la gente “per bene” si teneva accuratamente a distanza.

Non però Gesù, che più volte ha dato scandalo lasciandosi avvicinare da loro e anzi andandoli a cercare, come nell’episodio che sentiremo domenica prossima. Anche con la parabola di oggi, c’è da scommettere, Gesù ha dato scandalo: ha messo un “perfetto” fariseo a confronto con un pubblicano, il quale “non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo” perché si riconosceva peccatore, e ha risolto il confronto a favore del secondo, che “a differenza dell’altro tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi invece si umilia sarà esaltato”.


 E’ facile trasporre l’insegnamento della parabola dalla società ebraica di duemila anni fa alla nostra: vizi e virtù della natura umana restano immutati nel tempo. E dunque, oggi come allora, Dio non approva chi confida nei propri presunti meriti, chi si ritiene “a posto” perché non è ladro, ingiusto, adultero, perché magari ha compiuto un pellegrinaggio, dice il rosario, qualche volta fa persino l’elemosina.

Davanti a Dio nessuno ha da vantarsi, perché nessuno che scruti dentro di sé si trova esente da colpe; se non altre, quelle ad esempio del tanto bene che le condizioni sociali, il tempo, i mezzi, le forze, le occasioni avrebbero reso possibile, e invece ha trascurato.


 Dunque la preghiera è anzitutto un vivere in profondità, è un rientrare in noi stessi alla ricerca di chi veramente siamo, è l’antidoto a una vita superficiale, tutta di corsa a “fare” cose, bombardata da infiniti messaggi d’ogni sorta, quasi sempre fuorvianti e manipolatori. La preghiera è la scoperta riconoscente degli infiniti doni ricevuti, è l’umile ammissione dei propri limiti confidando nell’inesauribile misericordia di Dio, accogliendo con intima gioia quell’Amore che, malgrado tutto, continuamente ci inonda.

Con un proposito, nei confronti di quanti ci troviamo vicino: sostituire il disprezzo (compresa quella sua forma sottile che è l’indifferenza) con sentimenti in sintonia con quelli di Dio, il quale è il Padre nostro, ma anche il loro.

mons. Roberto Brunelli | Qumran

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XXX Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Lc 18, 9-14
Dal Vangelo secondo Luca

 9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 23 – 29 Ottobre 2016
  • Tempo Ordinario XXX, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo C | Anno II, Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

Roberto Brunelli (Piubega, 30 marzo 1938) è uno scrittore italiano. Sacerdote, critico d’arte e direttore del Museo diocesano di arte sacra Francesco Gonzaga di Mantova, è autore di testi di argomento religioso, di storia dell’arte e di narrativa. Negli anni ’80 ha collaborato con Mondadori come curatore e traduttore di alcuni titoli della popolare collana enciclopedica per ragazzi I grandi libri e come autore del Grande libro della Bibbia (1983). Fra le sue opere più recenti, si segnalano la ricostruzione storica di Giallo a corte (2012), dedicata ad alcuni delitti irrisolti di epoca gonzaghesca, e il racconto Papa a sorpresa (2013), dove l’autore, prima della diffusione della notizia delle dimissioni di Benedetto XVI, ipotizzava che cosa sarebbe potuto accadere con le dimissioni di un pontefice.

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