Commento al Vangelo per il 12 Maggio 2019 – don Bruno Maggioni

Gesù si presenta come il pastore affidabile, giusto, responsabile. Due sono le note che caratterizzano le sue pecore: ascoltare e seguire. Ascoltare la voce di Gesù e percorrere la strada che egli stesso percorre.

La comunità cristiana, se vuole essere sale e luce in un mondo che cambia, non deve affannarsi in ricerche inutili e progetti diversi: la voce di Gesù è già risuonata e la direzione del suo cammino è già tracciata.

Alla comunità cristiana è richiesta anzitutto la fedeltà della memoria, non la genialità dell’invenzione. Allo stretto rapporto di appartenenza che intercorre tra Gesù e le sue pecore si aggiunge un’ulteriore caratteristica: nessuno può strappare a Gesù le sue pecore.

È questo il motivo della sicurezza, sulla quale si fonda tutta la speranza del discepolo e della chiesa. È una fiducia che poggia sull’amore del Padre, sulla sua potenza che non teme confronti. Nessuno, infatti, può strappare al Figlio le sue pecore, perché il «Figlio e il Padre sono una cosa sola».

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Alle mie pecore io do la vita eterna.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10, 27-30

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
Io e il Padre siamo una cosa sola».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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