Commento al Vangelo di lunedì 1 gennaio 2018 – mons. Valentino Vecchi

LA VERA SPERANZA È QUELLA PROFETICA, CHE GUARDA ALLA CONTEMPLAZIONE DEL VOLTO DI DIO

Speranza. Parlare di speranza è dire il posto che il futuro occupa nella nostra vita: un futuro di felicità a cui sono chiamati tutti gli uomini, una patria migliore.

È la fede che garantisce la realtà di questo futuro promesso da Dio. E la fiducia che solleva la forza del presente nel dinamismo. Ma ci vuole pazienza, fedeltà e amore.

La misteriosa promessa che Dio fece fin dalle origini dell’umanità peccatrice, rinnovata ad Abramo, a Mosè, ai profeti…, se si dimentica che è dono di Dio, connesso al «patto-alleanza» con Lui, diventa una falsa speranza, un culto formalistico: idolatria, alleanza di potenza, illusione.

La vera speranza è quella profetica, che guarda ad un «culto interiore», alla contemplazione del Volto di Dio, alla conversione interiore; in cui perfino sofferenza e morte non hanno più importanza per la speranza di risurrezione già realizzata in Gesù.

Cristo è la nostra Speranza: in attesa del Suo ritorno (parusia), non più bambino ma Signore.

Questa attesa esige vigilanza e pazienza nelle prove quotidiane, ma è gioiosa, perchè non c’è proporzione tra la fatica e la gloria che ci attende (S. Paolo): essere con Lui e con tutti.

UN DIO CHE CI CHIAMA DAL FUTURO

Il Dio dell’Esodo, della Storia, il Dio risorto a Gerusalemme, il Dio che ricordiamo dall’origine, non è solo il Dio della memoria, ma viene dal futuro; è nel futuro, con Lui entriamo nel futuro.

Noi preghiamo spesso: venga il Tuo Regno. Se fosse il Dio di Newton basterebbe ricaricare l’orologio del mondo. Invece è un Dio che viene incontro e sta avanti, libera e fa crescere. Un Dio che ci chiama dal futuro.

CRISTO È LA PACE E CI DONA SE STESSO: VIVIAMO NEL CORPO DI CRISTO

Fu Paolo VI che fissò la giornata della pace. Ma ogni anno la speranza viene delusa. Perchè ci sia pace bisogna che gli uomini si sentano fratelli; bisogna che si riconoscano figli; bisogna che riconoscano Dio-Padre.

Quando parliamo di pace tra le nazioni pare una cosa tanto lontana… e invece! Maria ci ha dato il Cristo, Cristo è la pace e ci dona Se stesso. Viviamo nel corpo di Cristo.

DIALOGO NON SIGNIFICA «DICO CIÒ CHE PENSO», MA «ASCOLTO CIÒ CHE DICI»

Gli uomini non sanno nè stabilire nè conservare la pace: è dono di Dio, È dono totale, senza eccezioni, tutto e per tutti.

Cominciamo da noi. La pace si costruisce nel dialogo giorno per giorno. La pace parla di relazione con altri. Dialogo non significa: «Dico quel che penso», ma «Ascolto ciò che dici». Vuol dire capire i sentimenti dell’altro.

CHI HA FEDE NON HA PAURA

Gli uomini hanno paura. Hanno dimenticato che l’amore è più forte dell’odio; non dialogano, perciò non hanno fiducia ma paura. La paura pare più solida e meno costosa, ma non è vero.

Chi ha paura è schiavo e attende la rivolta o la vendetta; non divide il peso con gli altri.

Nel Natale Cristo viene a liberarci dalla paura: « Uomini di poca fede… perchè temete?». «Io ho vinto il mondo». «Non temete chi può uccidere il corpo… ».

E poi la paura toglie la libertà, che è la custodia di tutti i valori, crea la prepotenza e la guerra.

E allora lasciamo andare tutto? Non ci difendiamo? E gli eretici, i miscre­denti, gli atei e i materialisti? Spesso gli eretici ci sono perchè siamo non cristiani; i miscredenti perchè non siamo migliori; gli atei perchè il nostro Dio non è credibile; i violenti perchè noi facciamo ingiustizie.

Chi ha fede non ha paura, chi ha fede non ha fretta. Dio è amore e l’amore vince il male. I mansueti possederanno la terra.

L’ANNO È «BUONO» NELLA MISURA IN CUI APPARTIENE A DIO

«Buon anno». Buono non solo in senso materiale, ma etico. Ci vuole l’aiuto di Dio perchè sia un anno di grazia. L’anno è buono nella misura in cui appartiene a Dio.

ECCO IL LAVORO DI QUEST’ANNO: TUTTO DEVE NASCERE DA DIO, NON DALLA CARNE

Noi siamo la pianta di Dio.

Comunemente si dice che la nostra natura è povera, debole, malata, peccatrice. Ma con Cristo siamo stati innestati alla divinità, partecipi dell’unione divina. Noi non saremo Dio, ma Dio deve prendere in noi il posto della nostra personalità.

Si tratta di essere uniti, conformi, identificati. Personalmente resti tu in possesso dei tuoi atti, ma fra te e Lui scorre una linfa divina: la grazia. Siamo innestati su Gesù. Senza di Lui sei una pianta selvatica. Ciò che bisogna conservare è la forza della radice. Ciò che bisogna togliere è lo sviluppo naturale, potando i rami, con l’innesto che trasforma i frutti selvatici in frutti di grazia. L’attività non è diminuita, ma trasformata.

Ciascuno ha la vocazione in vista del suo posto nel complesso. L’uno richiede l’altro e tutti insieme si completano in un tutto armonico. Se vivessimo isolati, egoisti, non ci sarebbe bisogno di vocazione, nessuno dovrebbe essere qui piuttosto che là. Bisogna custodirla, considerarla nobilissima (solo per suo mezzo ci viene la vita di Cristo), è il vero mezzo per ricevere e dare. Non vi sono mestieri e occupazioni insulse, ma gente insulsa. Non ci sono attività sciocche, ma gente sciocca.

Ecco il lavoro di quest’anno. Non ci devono essere più pensieri che nascono solo da te. Tutto deve nascere da Dio, non dalla carne. Niente di profano, cioè niente che profana. Profano è ogni amore fuori di Dio.

Dio ti vuole sacro. Siete il tempio di Dio (Paolo). Glorificate e portate Dio nel vostro corpo. Non basta trasformare lo spirito ed il cuore, bisogna trasformare anche i sensi: parole, opere, occupazioni. Anche nel corpo la vita deve essere trasformata.

Attento! Se non purifichi la parte inferiore essa corromperà quella superiore. Se non rettifichi l’esterno, l’interno non avrà nè rettitudine, nè pace, nè forza. Bisogna cristianizzare il modo di agire.

MARIA È IL PUNTO DI INCONTRO TRA DIO E L’UOMO

Festa di Maria Madre di Dio. È un mistero di amore. In Maria Dio costruisce il Suo corpo di uomo. Entra nell’umanità. Maria fornisce a Dio il corpo di Dio.

Maria è il punto in cui si realizza la benedizione di Dio. S. Paolo parla del passaggio dalla legge alla figliolanza.

Maria è il punto di incontro fra Dio e l’uomo: luogo e persona in cui Dio celebra il Suo matrimonio con l’uomo.

LA PRESERVÃ’ SOLTANTO DAL PECCATO

Dio, quando volle scegliersi una madre, non la preservò dalla povertà, dall’umiliazione, dal dolore, ma da ogni peccato.

Fonte

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Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo del 1 gennaio 2018 anche qui.

Maria SS. Madre di Dio – Anno B

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Lc 2, 16-21
Dal Vangelo secondo Luca

16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. 21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 31 Dicembre 2017 – 06 Gennaio 2018
  • Tempo di Natale I
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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