Commento al Vangelo di domenica 11 febbraio 2018 – p. Alessandro Cortesi op

Nel mondo antico il riferimento alla lebbra rinviava alle più diverse patologie dermatologiche. Fonte di timore soprattutto per i pericoli del contagio, la lebbra era definita nella Bibbia ‘primogenita della morte’ (Gb 18,13; cfr. Num 12,12). Così i lebbrosi erano particolarmente temuti e tenuti a distanza: non potevano entrare nelle città ma erano costretti a stare lontani ed isolati. La lebbra era anche connessa al religioso e considerata impurità. Era compito dei sacerdoti constatare tale malattia (Lev 13-14) e, nel caso di guarigione, accogliere il sacrificio richiesto quale ringraziamento (Lev 14,1-32).

La narrazione della guarigione di Naaman lebbroso e pagano, da parte del profeta Eliseo è indicata come un passaggio dalla morte alla vita, opera di Dio (2Re 5,7). E la guarigione dei lebbrosi è uno segni del tempo del messia (Mt 11,3-6).

Nel suo vangelo Marco narra l’incontro di Gesù con un lebbroso. Gesù si lascia avvicinare, lo tocca e gli parla. Entra a contatto con la sofferenza di quell’uomo, esprime la sua compassione e la sua libertà nel lasciarsi coinvolgere dal suo grido e dalla sua richiesta di aiuto.

Una variante del testo fa riferimento alla collera di Gesù davanti al male: ‘si turbò’ esprime la sua reazione di contrasto di fronte al male che disumanizza. Altre lezioni dicono ‘provò compassione’: è un sentimento di dolore profondo che investe il cuore (‘preso nelle viscere’). E’ ripresa del verbo indicante un sentimento di commozione tipicamente femminile usato per parlare del dolore di Dio: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai” (Is 49,15).

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Avvicinando il lebbroso Gesù tocca un impuro, va oltre la prescrizione di tenersi a distanza da questi malati. Ma facendo questo va al cuore della legge: restituisce quell’uomo alla sua umanità, gli riconosce dignità innanzitutto come persona. Lo avvicina al di là della sua malattia e nella sua sofferenza. Lo riconsegna alla relazione. Nel suo agire Gesù manifesta una pretesa e una autorità. Con le sue parole e i suoi gesti afferma che compimento della Legge è l’amore. E’ questo che suscita opposizione e rifiuto da parte di chi ha paura del venir meno di un sistema religioso. Da qui ha inizio un movimento di ostilità verso Gesù da parte delle autorità (cfr. Mc 3,6) che lo condurrà alla morte.

Nell’accostare il lebbroso Gesù compie gesti di vicinanza e guarigione. Come la mano stesa da Mosé sulle acque e il braccio potente di Dio nel percorso dell’esodo. Il suo toccare il lebbroso è segno del suo coinvolgimento. Non teme di entrare a contatto e di toccare un impuro. E’ sensibile alla sofferenza. Prende su di sé la condizione che tiene esclusi. Dona accoglienza e restituisce al futuro.

Gesù invita quell’uomo guarito a non dire nulla a nessuno, ma egli ‘iniziò ad annunciare molte cose e a diffondere la parola’ (Mc 1,45). Marco qui presenta il profilo del discepolo come di chi ‘annuncia la parola’: nella sua vita ha accolto la liberazione da parte di Gesù, e si scopre restituito ad un rapporto nuovo con gli altri e con Dio.

La scena finale del racconto presenta un rovesciamento: ‘Gesù non poteva entrare più palesemente in città, ma stava fuori in luoghi deserti’ (1,45). Ora è Gesù costretto a stare fuori della città. Ha preso su di sé la condizione del lebbroso. Marco invita a guardare Gesù stesso come il servo sofferente, irriconoscibile ‘percosso da Dio e umiliato’ colui ‘di fronte al quale ci si copre la faccia’ (Is 53,3-4). Il suo volto non è quello del messia dominatore si identifica con quello di coloro che sono tenuti in disparte. E’ il servo che prende su di sé la condizione di esclusione e annuncia l’accoglienza senza limiti del Padre. Marco così richiama ad una sequela che sia memoria di questa vicinanza agli esclusi della storia.

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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Mc 1, 40-45
Dal Vangelo secondo Marco
40Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosé ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 11- 17 Febbraio 2018 2018
  • Tempo Ordinario VI
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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