Commento al Vangelo di domenica 4 Febbraio 2018 – ElleDiCi

COSÌ È LA VITA CRISTIANA

La Bibbia, amava dire s. Agostino (e non solo lui), è come uno specchio nel quale possiamo vederci quali siamo per impegnarci a divenire quali dobbiamo essere. Le letture di oggi ci danno un esempio in proposito.

Dolore e speranza

Cos’è la vita? Secondo Giobbe, è come la giornata d’un manovale adibito a lavori pesanti, come quella d’uno schiavo costretto a lavorare sotto la sferza d’un aguzzino. Se è pesante la fatica del giorno lo è ancora più la lunga notte insonne. La vita corre veloce e passa senza un filo di speranza. Giobbe vive, anche oggi, nell’uomo che soffre e si domanda invano il perché. Vive nella società, in quanti “sentono il peso della inquietudine, tormentati tra la speranza e l’angoscia, mentre si interrogano sull’attuale andamento del mondo” (Gaudium et Spes, 4). Vive in chi si domanda: “Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che malgrado ogni progresso continuano a sussistere?” (Gaudium et Spes, 10). Invece, il salmo che segue la lettura, composto dopo il ritorno degli Ebrei dall’esilio di Babilonia, è tutto un inno di gioia e di speranza, quasi una risposta alla domanda angosciosa posta da Giobbe e una smentita alla sua concezione intrisa di pessimismo: “È bello cantare al nostro Dio… Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite… Il Signore sostiene gli umili”. La speranza è fondata sulla bontà del Signore, come ci ha ricordato la colletta: “Unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te”.
Non c’è dunque bisogno di domandare chi ha ragione: Giobbe (in questo luogo, perché non mancano nel libro le parole di speranza!) o il Salmista? Se guardassimo solo a noi stessi, sarebbe ben difficile, in certi momenti, non cadere nel pessimismo di coloro che “non hanno speranza” (1 Ts 4,13), che sono “senza Cristo…, senza speranza e senza Dio in questo mondo” (Ef 2,12).

Malattie e guarigioni

Giobbe aveva troppe ragioni di lamentarsi. La perdita di tutti gli averi e dei figli, l’incomprensione degli amici e della moglie, l’abbandono in cui gli sembrava d’essere lasciato da Dio senza potersene dar ragione, e una malattia (lebbra, elefantiasi?) che gli cagionava dolori insopportabili e lo isolava da tutti. Di malattie e di malati ci parla anche Marco, qui, come in tante altre pagine del suo Vangelo (e così gli altri evangelisti). D’una malata in particolare, la suocera di Pietro, e poi di tanti altri malati e indemoniati.

La malattia è una delle tante prove e croci a cui va soggetta l’umanità, ora come ai tempi di Giobbe e di Gesù. Giobbe sarà guarito miracolosamente. Così i malati di cui parla il Vangelo. Guarigioni miracolose ne avvengono anche oggi, ma non sono la norma. Allora, chi è malato come deve comportarsi? E chi ha la fortuna d’essere sano ha qualche dovere verso i malati? Alla prima domanda: anzitutto cercare la guarigione. Con la preghiera? Perché no? Dio Padre, Gesù Salvatore, dimentica forse chi soffre? Non è lo stesso Gesù che quel giorno guarì la suocera di Pietro e “tutti i malati e gli indemoniati” che gli portarono?

Ma sarebbe un non senso pregare e non usare i mezzi con cui la scienza si sforza di guarire il malato. Del resto la medicina, con tutte le sue risorse, non ha anch’essa l’ultima sorgente in Dio creatore e supremo reggitore del creato? Il malato deve, da parte sua, voler guarire e collaborare col medico. Deve voler guarire per met¬tere le ricuperate energie a servizio degli altri, come la suocera di Pietro che, appena sfebbrata, si mise a servire i familiari e Gesù con i quattro discepoli che erano con lui. E non perdere la speranza. La ragione l’abbiamo già vista.
E chi sta bene di salute può essere indifferente verso chi sta male? Così non ha fatto Gesù. Quante volte lo vediamo vicino ai malati, con quanto amore li incoraggia e li guarisce! Dei malati devono aver cura, è chiaro, i familiari.

Ai malati debbono le loro prestazioni coscienziose e attente i medici, gli infermieri e quanti sono addetti al loro servizio, mettendo a disposizione la loro competenza professionale e un cuore di fratello: è così che essi debbono adempiere il dovere fondamentale dell’amore per il prossimo. Che l’abitudine non li renda insensibili alle sofferenze dei fratelli! Bisogna curare il malato, e non solo la malattia. Cioè vedere nel malato l’uomo, il fratello. Non sembra che ciò sia avvenuto a quell’operaio uscito dall’ospedale che diceva a mons. Ancel: “Mi hanno guarito la gamba, ma non si sono occupati di me”.

Una domanda, in questo proposito. Ammesso, col Concilio, che lo sciopero possa “rimanere anche nelle circostanze odierne un mezzo necessario, benché estremo, per la difesa dei propri diritti e la soddisfazione delle giuste aspirazioni dei lavoratori” (Gaudium et Spes, 68), si può giustificare lo sciopero di chi ha cura dei malati? È lecito recare in questo modo pregiudizio ai fratelli in un bene d’importanza così primaria qual è la salute (e talvolta la vita)? Non bisognerà trovare altre vie per soddisfare i diritti e le giuste aspirazioni dei lavoratori dediti a una missione così delicata qual è la cura dei malati? Familiari, medici, infermieri, ho detto: ma tutta la comunità deve sentirsi impegnata nell’aiuto ai fratelli provati dalla malattia. I modi si cerchino con sollecitudine e con amore.

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Fare e pregare

Marco ci presenta Gesù in azione in due giornate di seguito. In cosa è occupato? Un accenno alla sua presenza nella sinagoga, dove, secondo Luca (4,31-37), aveva insegnato e liberato un indemoniato, poi guarisce la suocera di Pietro e molti altri ammalati; il mattino dopo, prestissimo, si ritira a pregare e poi riprende il suo cammino per andare ancora a predicare e scacciare i demoni. Gesù “fa”: il suo lavoro è predicare il Vangelo (l’abbiamo visto anche nelle domeniche precedenti) e guarire, liberare dai demoni. Paolo considera suo dovere impreteribile predicare il Vangelo e farsi “servo di tutti”.

Sono le due cose che deve fare il cristiano. Primo: aiutare i fratelli, specialmente quelli che soffrono, aprendo loro il cuore, soccorrendoli nel bisogno, solidarizzare con loro, lottando per eliminare le ingiustizie e le oppressioni, per realizzare quelle condizioni di vita che consentano a tutti di godere in modo equo dei beni che Dio ha messo a disposizione di tutti e non solo di alcuni privilegiati. Abbiamo parlato di malattia. La riforma sanitaria deve impegnare non solo i più diretti responsabili, ma tutti i cittadini che possono recarvi il loro contributo.
Secondo: predicare il Vangelo con la testimonianza della vita e della parola, con la collaborazione agli sforzi che la Chiesa va compiendo per far giungere a tutti la parola di verità e di salvezza.

Gesù fa e prega. Dobbiamo pregare. Non si dica che la vera, unica preghiera è l’impegno per gli altri. Gesù s’impegna nell’azione, fino in fondo, senza risparmiarsi, ma trova il tempo, al mattino prestissimo, per entrare, tutto solo, in intimo colloquio col Padre. L’esempio è chiaro: a noi pensarci e tirare le conseguenze.

 Fonte

Tratto da “Omelie per un anno 1 e 2 – Anno A” – a cura di M. Gobbin – LDC

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LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
della V Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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Mc 1, 29-39
Dal Vangelo secondo Marco
29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. 32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. 35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 04 – 10 Febbraio 2018 2018
  • Tempo Ordinario V
  • Colore Verde
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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