Commento al Vangelo di domenica 30 Maggio 2021 – mons. Giuseppe Mani

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La nostra casa

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Da dove veniamo? Dove andiamo? Cosa siamo venuti a fare? La risposta è semplice: veniamo da casa, torniamo a casa e pensiamo spesso a casa. E’ la fede che ci da le indicazioni giuste, gli indirizzi esatti che ci indicano il domicilio, che resta il nostro punto di riferimento, anche se viviamo temporaneamente in viaggio, come pellegrini. Non siamo dei nomadi, né dei beduini che si muovono nel deserto senza un riferimento preciso. Veniamo da Dio e a Lui torniamo; durante il viaggio siamo avvolti dalle sue attenzioni e dal suo amore. Dio creatore e Dio giudice finale non è un mito, ma la verità fondamentale su cui si fonda la vita.

La nostra casa è la Trinità. Apparteniamo alla famiglia di Dio che ci ha creato e ci ho forniti di una caratteristica particolare: la responsabilità, per cui ci ha affidato con fiducia il compito di continuare l’opera della creazione da Lui iniziata. La libertà è la caratteristica propria dei figli, che hanno tutti la chiave di casa per poter entrare e uscire a piacere, sempre attesi e riconosciuti. Ci pensavo questi giorni in cui ha fatto notizia il cartello che il monsignore, responsabile della casa del clero di Roma, ha affisso sulla porta, dichiarandosi indisponibile ad aprire dopo una cert’ora. La soluzione è semplice: dia a tutti la chiave del palazzo e ciascuno tornerà quando può, sono dei preti, dei prelati per la maggior parte, non dei ragazzi scapestrati di cui non ci si può fidare. Nella Trinità si entra e si esce, basta un atto di amore, che è la chiave d’ingresso.

Dove andiamo? La nostra vita è un viaggio verso la meta che è la Trinità da cui siamo venuti, cioè il Paradiso. Ci pensavo quando lo scorso anno vedevo le bare di tanti bergamaschi che, caricate sui camion militari, venivano dirottate verso i cimiteri disponibili per la cremazione. No! La vita umana non finisce così, alla fine c’è la festa del ritorno dove, ci dice il Signore, è preparata una cena di accoglienza ed è l’occasione del ritrovo di tutti i cari. E’ il momento di prendere quel posto che ci è stato preparato da Gesù, il quale ci ha preceduto per questo. La crudeltà e la stupidità umana, ma anche la noncuranza e il disinteresse per l’uomo, per qualsiasi uomo, non hanno il corrispettivo in Dio, nostro vero Padre, che ci aspetta a casa. Là erano attesi i fratelli, gettati nei forni crematori da Hitler; là sono attesi i milioni di bambini uccisi con l’aborto; là sono attesi i giustiziati ingiustamente da una giustizia umana che si considera padrona della vita dei fratelli. Dinanzi a tutte le ingiustizie umane, che non hanno un riconoscimento legittimo, pur essendo evidentemente frutto di torti e ingiustizie, il cuore di ogni uomo sente che non può non esserci una giustizia, quella divina, che alla fine mette a posto tutte le cose e fa giustizia davvero. Pensare al Paradiso e alla Trinità come la nostra vera casa, non fa parte dei miti appartenenti al passato, ma è la componente essenziale dell’uomo, che non può vivere senza speranza e la speranza è essenziale all’uomo come il cuore e il cervello.

Cosa siamo venuti a fare? Triste condizione quella dei disoccupati, di coloro che non hanno niente da fare, perché non sanno cosa fare. “Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra” fu l’ordine che Dio diede all’uomo dopo la creazione. Trasformare il caos in terra, il deserto in terre coltivate, la foresta in vigneti e soprattutto Babele in ordine, Sodoma e Gomorra in Gerusalemme. Dio affida alla nostra responsabilità questo progetto di trasformazione del mondo, che possiede forze straordinarie per sussistere; non esiste virus senza che ci sia un vaccino, ma deve essere scoperto dall’intelligenza dell’uomo; non c’è malattia che non abbia soluzione, non c’è difficoltà che non possa essere superata. Questa lotta continua tra il male e il bene, di cui l’uomo è l’operatore, esige impegno per sapere dialogare con la natura, amore per creare una collaborazione di tutti a vantaggio di tutti. L’amore e la pace sono i due elementi che portiamo dentro dalla Patria da cui veniamo, sono nel nostro DNA, ma sono continuamente messi in difficoltà dal nemico dell’uomo.

Non pensiamo che la nostra condizione di pellegrini non preveda anche un rapporto con la patria, da cui riceviamo aiuti e consigli. Una delle verità più consolanti della nostra fede è la “Comunione dei santi”, per la quale siamo in rapporto con coloro che ci hanno preceduto e con Dio stesso. Vi assicuro che non è per me indifferente sapere che posso contare sull’aiuto dei miei genitori, di mia sorella e dei miei educatori che pregano Dio per me vedendomi nelle difficoltà e in mezzo ai problemi.

E’ fondamentale poi aver chiaro il riferimento al Paradiso dal momento che quella è la società perfetta ad immagine della quale dobbiamo edificare la città terrena. Non per niente chiediamo: “Sia fatta la tua Volontà come in cielo e così in terra”.

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