Commento al Vangelo di domenica 3 Gennaio 2021 – mons. Giuseppe Mani

Generato dal Padre

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Durante la celebrazione del Natale abbiamo ascoltato più di una volta il racconto della nascita di Gesù a Betlemme, generato dalla Vergine Maria, secondo gli evangelisti Luca e Matteo. Gli stessi evangelisti, a cui dobbiamo aggiungere Marco, ci fanno conoscere poi meglio, durante la narrazione del suo ministero, la sua origine divina. Giovanni invece comincia la sua narrazione da prima della sua nascita nel tempo, dal seno del Padre, per finire annunciando che questi, il Verbo di Dio Padre, che da tutta l’eternità era presso Dio e che era Dio Egli stesso, si era fatto carne ed era venuto ad abitare in mezzo a noi.

Giovanni riassume così l’esperienza personale che aveva avuto nei contatti continui con Gesù come discepolo amato: “Noi abbiamo contemplato la sua Gloria, gloria che aveva da suo Padre come figlio unigenito, pieno di grazia e di verità”. Si tratta della grazia e della pienezza di Dio che si sono incarnate in un uomo. E Giovanni insiste, perché è per noi che è venuto: “Di questa pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia”. E, stupito da questa divina sorpresa, dice quello che ogni israelita diceva: “Nessuno ha mai visto Dio”, per aggiungere: “Il Figlio unico, quello che è nel seno del Padre, ce lo ha fatto conoscere”.

L’immagine di Giovanni che nell’ultima cena posa la sua testa sul petto di Gesù, ci fa intuire quale profonda intimità passasse tra i due. Era davvero entrato nel segreto della vita di Cristo.

Questa esperienza non lascerà più il discepolo che Gesù amava e che lo aveva reso particolarmente perspicace per discernere nell’uomo Gesù e nei suoi comportamenti, apparentemente ordinari e più insignificanti, i segni veri della presenza di Dio, il suo Verbo. Lo ricorderà all’inizio della sua prima lettera con delle parole indimenticabili che rivelano il mistero del Natale: “Ciò che era fin dal principio -il Verbo- ciò che noi abbiamo udito, che abbiamo visto con i nostri occhi, che abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato, del Verbo della Vita”… È Giovanni che parla, colui che aveva appoggiato il capo sul petto di Gesù durante l’ultima cena. “Noi lo abbiamo visto e ne rendiamo testimonianza, noi vi annunciamo questa vita eterna, uscita dal seno del Padre e che ci è apparsa”. (1Gv1,1-2)

Dio non è soltanto udibile, come nell’Antico Testamento, nei tuoni e nei fulmini, ma ormai è visibile in un uomo. Dio non è soltanto grande e lontano, ma sovranamente amabile e straordinariamente vicino.

Con l’Incarnazione del Verbo una pagina del tutto singolare e unica della storia sacra è stata scritta. Il Figlio di Dio ha scritto la sua, come è ricordato dalla lettera agli Ebrei: “Avendo compiuto la purificazione dei peccati- con la sua Pasqua- si è assiso alla destra della maestà di Dio, divenuto superiore agli angeli, ha ricevuto il Nome in eredità”. Si tratta del Nome che è al di sopra di ogni altro nome, quello di Kyrios, Signore, il nome proprio di Dio.

A ciascuno di noi resta di aggiungere la nostra pagina personale, camminando sulle orme di Cristo, di Dio fatto uomo, perché come precisa San Giovanni: “Come è Lui, così siamo anche noi in questo mondo” (1Gv 4,17).

Dio fatto uomo non è soltanto amabile, ma anche imitabile. Basta allora guardarlo per imparare da Lui che è dolce e umile di cuore, che è vicino ai piccoli, ai poveri e ai peccatori e riconoscere in Lui l’amore, perché ha donato la propria vita per noi e perché non c’è amore più grande che donare la vita per i fratelli.

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