Commento al Vangelo di domenica 27 Maggio 2018 – don Marco Pozza

Dio apre la porta di casa. Il Maiale grugnisce

fotografia di don Marco Pozza
don Marco Pozza

L’ultimo loro appuntamento è in montagna. Non è per caso che Dio, quando si mette in testa di raccontare qualcosa di intimo di Sé, chiami verso l’alto: chi più in alto sale, più lontano vedrà. Costretti ad arrampicarsi in verticale, dunque: per poi vivere da-Dio in basso, all’orizzonte della storia.

L’appuntamento lo fissa Lui, il Cristo-risorto: «Sul monte che Gesù aveva loro indicato». Fosse per l’uomo, gli appuntamenti li fisserebbe giù, rasoterra, centro-paese: Dio, invece, sceglie le altezze. A salire sono in Undici piuttosto che Dodici: uno s’è perso per strada. Di loro, più di uno è a bordo-strada in materia di fede, nonostante tutte quelle apparizioni accadute. Continuano a fiorir dubbi circa la sua onestà: «Quando lo videro, si prostrarono. Essi, però, dubitavano». Lui dà loro appuntamento, si fa trovare puntuale all’appuntamento.

Loro, gli uomini del ritardo, all’appuntamento ci vanno con il solito dubbio cucito addosso: “E se fosse tutta una fregatura?” Lui, il Dio delle attese e delle sorprese, ancora una volta smaschera l’intruso: è il Demonio. È lui, il principe del nulla, a smerciare moneta falsa del dubbio: “Non sarete mica così stupidi da credere a queste baggianate, vero?” Gli apostoli, pur essendo gente dalla scorza dura come il fondo delle barche, sono ancora minorenni. Capita – e loro se ne accorgono, se ne dispiacciono – che quando li prende la malinconia ci sia sempre anche lui, con addosso quel suo faccione rosso-demonio che è il marchio di fabbrica della gelosia: «Fa tanto lo spaccone perché sono ancora un bambino minorenne, appena cresco gli faccio vedere» (G. Catozzella). Non esiste nulla di più bello che ammazzare il Demonio e Cristo lo sa: si diverte. Li chiama lassù per quello, per giurare che quando ci sarà da ammazzare il Maiale allora tutto è concesso: perché quando devi ammazzare il Demonio tutto sarà concesso. Sul monte, il coraggio di Cristo è contagioso.

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La sua ultima mossa è aprire loro la porta di casa. Gli armadi sono egoisti, le porte sono delle signore generosissime: ti fanno entrare-dentro per farti sentire libero, non in gabbia come quando ti invitano tra le loro ante gli armadi. Troppi avevano insinuato sull’affidabilità di Cristo: troppe chiacchiere infondate, troppe meschinerie diffuse, un po’ troppo di tutto. Fuori dalla casa, tutto un trabattare di dicerie: “Chissà chi davvero ci vive in quella reggia. Ricchi-sfondati. Oppure son tutti in affitto.

Li vedono girare con una fuoriserie, si fanno portare a domicilio la spesa. No: li ho visti al supermercato. C’è uno che vive da solo. Figurati: sono in tre lì dentro”. Ne dicevano tante sul loro conto di famiglia. Un giorno, per sfatare tutti i tabù, il Figlio uscì di casa – che è stato un scendere dalle Altezze – e aprì loro la porta di casa: “Prego, entrate pure: così vedete come viviamo!” Fu così che l’uomo, da forestiero che era, divenne il coinquilino della Santissima Trinità: «Con questa Rivelazione, infatti, Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé» (Dei Verbum, 2). Dio apre casa. Parla, s’intrattiene, invita, ci ammette a spartire la tavola di casa sua. Ospita a casa sua, che è la casa della Trinità Santissima: ospita, per farsi ospite nella casa del cuore dell’uomo.

Da dentro, poi, li spinse fuori. Tenendoli, per sempre – «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» -, stretti al suo cuore di Padre: «Andate, e fate miei discepoli tutti i popoli». Alla ciurma di uomini dubbiosi, parve chiaro che Dio scommetteva ancora su loro, non era ancora stanco delle loro meschinerie: Dio, anche da Risorto, s’era deciso di fare dipendere il suo destino dalla fede degli amici incontrati. Corse il rischio di venire dimenticato da loro: promise loro che mai si sarebbe scordato di loro. Sul monte Cristo aprì la porta di casa. Seduti, si fecero il segno di croce: «Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 18,16-20). Fu così che presentò loro la sua famiglia. Agli Undici parve di vederci meglio: capita che il coraggio di uno sia contagioso. Si ricorderanno di non dimenticarlo.

don Marco Pozza
(Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo di don Marco)

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IX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Domenica della Santissima Trinità – ANNO B

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Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore

Fonte: LaSacraBibbia.net

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