Commento al Vangelo di domenica 26 Maggio 2019 – mons. Giuseppe Mani

La mia Parola non è mia. La terza lettura ritorna su un tema costante nel vangelo di Giovanni: né le parole, né gli atti di Gesù né Lui stesso gli appartengono. Tutto ciò che gli appartiene lo rapporta al Padre. Nella Passione riferisce al Padre il suo intero essere.

C’è da ammirare questa espropriazione da parte di Gesù, questa povertà essenziale e prenderla come esempio. Ma questo Vangelo non è stato scritto per esortarci al disinteresse: è scritto per rivelarci qualcosa e perché questa rivelazione susciti in noi la fede e la gioia. Disponiamoci a ricevere questa rivelazione. Il monoteismo. Gesù non viene da se stesso ne per se stesso ma da un Altro e per un Altro. Avendo preso posto nel cuore e nello spirito dei suoi discepoli non vi si installa ma va verso un Altro, il Padre.

E’ l’affermazione insuperabile del monoteismo più rigoroso. I Giudei e i Musulmani vedono in Gesù un attentato al monoteismo: è esattamente il contrario perché Gesù viene a riunire tutto ciò che esiste “nel cielo e sulla terra” per ricondurlo al Padre. Con Gesù il monoteismo diviene effettivo, vissuto e proclamato; non resta che Dio, ma Dio che ha investito tutte le cose. E’la venuta del “Regno di Dio”. La fine degli idoli. Gli uomini sacralizzano facilmente la natura, la razza, la nazione.

Alla fine sacralizzano alcune persone che incarnano dei valori sacralizzando loro stessi. E’ il culto della personalità, al quale i Corinti avevano la tentazione di sacrificare con tutta la violenza che avevano (1 Cor3,3-9). Pensiamo ai personaggi “provvidenziali” e ai capi carismatici a cui si votano tanti uomini. Bisogna che questa tentazione che corrisponde ad una struttura dello spirito umano, sia assunta da Dio, smorzata e superata. E’ per questo che tutte le alleanze pubbliche finiscono per riposare su un solo uomo, Il Cristo, re, e soltanto questo re, il Signore, non soltanto si fa servitore ma “si fa sparire”.

E’ completamente passaggio al Padre e, nel nostro testo annuncia la venuta di Dio-Spirito. Per la venuta di Dio-Spirito, il luogo in cui Dio si incontra, la dimora di Dio, non sarà più un uomo particolare ma un popolo intero (ver.21) che diverrà Corpo di Cristo, visibilità di Cristo. Noi passiamo attraverso Gesù ma Gesù-Cristo ci conduce verso il Padre e l’umanità intera divenuta la Nuova Gerusalemme. Così sono superate tutte le nostre ideologie e idolatrie. “Io ritorno a voi”. Questo ritorno di Cristo designa anche la venuta dello Spirito che caratterizzerà la fine dei tempi.

Questo potrebbe far credere che Gesù, passaggio al Padre, è superato e ormai investiti da Dio nel suo Spirito non c’è più da occuparsi di Gesù. Ma se lo Spirito costruisce bene un Corpo, questo Corpo non è il Corpo dello Spirto ma il Corpo di Cristo. Lo Spirito non ha altre parole che le parole di Cristo. A sua volta lo Spirito si fa anche passaggio e conduce a Gesù. Le Persone della Trinità non ci lasciano in riposo: sono movimento dell’uno verso l’altro e noi entriamo in questo movimento. Non possiamo sorpassare Gesù perché è Lui stesso il luogo in cui si opera questo passaggio.

E, come Lui, come il Padre, come lo Spirito, il luogo della nostra dimora, il termine del nostro movimento è il Popolo degli uomini. E’ per questo che l’ultima parola, l’ultimo passo della fede è la carità.

Fonte – il sito di mons. Giuseppe Mani

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