Commento al Vangelo di domenica 26 febbraio 2017 – mons. Giuseppe Mani

“Del domani che sarà?” E’ il problema dello spirito umano sempre inquieto per la mancanza di sicurezza. Dal tempo di Gesù le cose sono cambiate, l’uomo viveva molto più vicino alla natura e parlava in un certo modo della Provvidenza.

Da allora l’umanità ha fatto il suo cammino e siamo in un’ epoca in cui si manifestano tanti cambiamenti. Si dice che una certa angoscia abita le nostre società. L’evoluzione tecnologica ha cambiato i rapporti con le persone, catastrofi mettono regolarmente in causa le mutazioni climatiche, imprudenze umane causano danni ecologici che fanno prevedere il peggio. In breve, si ha la sensazione che non si debba essere più sicuri di niente e soprattutto del domani…… Di che domani si tratta? Un domani esisterà? Tutte queste minaccie….sono una fatalità?

D’altra parte non si può vivere con l’angoscia di un domani “apocalittico”. Allora che fare? E’ a questa questione che ci aiuta a rispondere il Vangelo di oggi. Sottolinea la necessità degli elementi necessari alla vita: il nutrimento, il vestito, la protezione. Numerosi , e sempre di più sono quelli che non hanno il minimo di vita necessario.

E’ alla scuola delle cose semplici che si impara la lezione evangelica. Giovanni ci parla di “un unico necessario”. Saggio è colui che sa scoprire una gerarchia delle cose e qual è la priorità nella vita. Questa saggezza non è nient’altro che la capacità di decidere con la libertà del cuore contro l’avidità del guadagno e di ogni avarizia. In fin dei conti a rinunciare ad ogni sicurezza illusoria “Il Signore è mia luce e mia salvezza….Lui solo è la roccia della mia salvezza”.

Adeguarsi alla realtà delle cose. Si tratta di meditare sulla fragilità delle cose – che è anche la nostra – per abitare meglio questa realtà. Ammassare le ricchezze non è la soluzione. Il sudario non ha le tasche, direbbe il Papa. Gesù addirittura ci dice “Non potete serviere a due padroni”. C’è una sola soluzione che ci suggerisce una preghiera del messale si tratta di “far buon uso dei beni che passano attaccandosi a quelli che restano”. In altri termini si tratta di lasciar le cose come sono ne più ne meno. Il denaro non è un dio, non è fine a se stesso ma è un mezzo, assolutamente necessario ma un mezzo.

In fin dei conti bisogna capire che alla Provvidenza di Dio deve corrispondere la nostra prudenza. Notare la relazione tra le due parole. Ciò che Dio porta con la creazione, l’uomo deve portarlo ai suoi simili e alla creazione stessa. Dobbiamo però ricordare due cose: la contemplazione della passione e resurrezione del Signore ci insegnano fino a che punto arriva la Provvidenza del Signore, la cura che ha di noi e della sua creazione.

E soprattutto bisogna ricordare che la Provvidenza divina si esercita spesso attraverso l’intermediario della nostra prudenza, cioè la nostra capacità di rispondere alle necessità che incontriamo, il nostro atteggiamento a discernere l’atteggiamento giusto, il gesto opportuno di condivisione di generosità e di perdono, la parola che in quel momento conviene.

Questo è l’insegnamento del Vangelo: servire il Signore è impegnarsi a far bene in tutta libertà di cuore. Occupati a fare il bene, andare incontro agli altri avremo meno tempo di pensare al domani……. D’altra parte è con un sorriso rassicurante che il Signore ci dice questa parola “A ciascun giorno basta il suo affanno”.

Commento a cura di mons. Giuseppe Mani dal sito www.lamiavocazione.it

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VIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Mt 6,24-34
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.

Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 26 Febbraio – 04 Marzo 2017
  • Tempo Ordinario VIII, Colore verde
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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