Commento al Vangelo di domenica 23 dicembre 2012 – padre Bruno Secondin

Nella quarta Domenica di Avvento, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Maria si reca in una regione montuosa per assistere l’anziana cugina Elisabetta, anch’ella incinta. Elisabetta, appena ode il saluto di Maria, sente il bambino sussultare nel suo grembo e, colma di Spirito Santo, esclama a gran voce:

“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

Ogni maternità è stupore. Quando poi due donne incinte si incontrano, lo stupore raddoppia. Lo esprime per prima Elisabetta, ma lo canterà con più slancio ancora Maria. Il Vangelo presenta due aspetti importanti del mistero del Natale ormai vicino. Maria che si affretta per aiutare Elisabetta appare come la serva generosa della Parola che in lei si sta componendo misteriosamente come carne umana e persona vivente. Maria ora si fa arca santa della promessa realizzata, in movimento nella speranza verso la rivelazione della promessa, come fa ogni pio israelita. La sua fretta anticipa il senso di urgenza e di protagonismo che avrà anche la Parola fatta carne, che è Gesù: urgenza di aprire gli occhi e i cuori alla presenza del Regno, urgenza per portare a compimento i disegni del Padre, urgenza che deve animare i discepoli per arrivare fino ai confini della terra. La risposta felice di Elisabetta mette insieme stupore e gioia, a cui partecipa anche il figlio che nel grembo esulta scalciando. Maria è beata fra le donne per una maternità che ogni donna israelita sognava, ma soprattutto beata perché in lei alleanza e promessa si sono fatte realtà e dono pieno, per il bene dell’umanità. Buone feste di Natale!

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