Commento al Vangelo di domenica 23 aprile 2017 – mons. Giuseppe Mani

Le tre letture di questa domenica ci parlano di gioia. La gioia appare come il frutto della Pasqua. Bisogna riconoscere che questa gioia ci è difficile. Viviamo in un mondo triste e pieno di rischi, Dinanzi alle nostre paure e alle nostre preoccupazioni c’è la fede nella resurrezione. E’ troppo facile dire: se noi crediamo veramente nella resurrezione tutti in nostri problemi sono risolti. Non è vero. Gesù non credeva nella resurrezione ? Eppure ha pianto davanti alla morte di Lazzaro ed ha avuto paura dinanzi alla morte. Nelle prime due letture la gioia non è da sola: Pietro parla di tristezza in ragione delle prove. Il vangelo comincia con la paura dei Giudei. Concludendo non dobbiamo colpevolizzarci dicendo “Sono triste, ho paura quindi non ho fede”: Come possono coesistere la paura e la tristezza con la gioia e la fede? Ecco il problema.

Generati per una speranza viva. Nascere è venire al mondo. Come concepire una nuova nascita? In una eredità. Nascere è essere figli e essere figlio è anche essere erede. Nella Bibbia la parola eredità designa la terra promessa a cui si sovrappone il “settimo giorno” il riposo di Dio. E’ là che Gesù entra con la sua resurrezione. Questa nascita di Cristo, questa entrata del nostro fratello maggiore è un pegno e una promessa per noi. Il nostro modo attuale di entrare in possesso della sicura eredità è la speranza. E’ vero che ciò che uno spera non lo possiede ancora ma è sicuro di raggiungerlo e con questa certezza affronta tutte le difficoltà del cammino. La cosa più importante è che sappiamo che andiamo da qualche parte e quando lo raggiungeremo trasaliremo di gioia, di una gioia inesprimibile. Di questa eredità sappiamo poco ma che è il nostro universo retto dall’amore.

La difficile fede di Tommaso. Tommaso commette il peccato fondamentale che consiste nel non credere alla Parola ma nel voler “sapere”(L’albero della conoscenza) con la vista: vede dei segni, avere delle prove. Ciò che nel Vangelo è stupefacente è che Gesù, Dio, si sottomette al desiderio di Tommaso. La fede è ciò che salva ma la mancanza di fede non è così catastrofica (ricordiamo l’eclissi di fede di Pietro durante la passione). Certamente “Beati coloro che credono senza aver veduto” o che “Credono senza ancora aver veduto” (seconda lettura). Ma questo testo dimostra che l’amore di Dio per noi è più forte delle nostre esitazioni e dei nostri dubbi. Di fatto la salvezza arriva al mondo attraverso questo rifiuto della Parola, questo rigetto della Buona Novella che si realizza sulla Croce.

La fine del peccato. Alla fine del Vangelo vediamo Gesù che soffia sui discepoli e annuncia la remissione del peccato. Il gesto del soffiare è evidentemente una allusione al soffio della creazione (Genesi 2). Questo telescopio della creazione e della fine del peccato ci rimanda al tema della creazione come lotta e vittoria di Dio sul male dell’uomo, questa resistenza alla Parola creatrice che viene dalla diffidenza. La Resurrezione di Cristo-Parola , è questa vittoria. Ma la lotta di Dio, il lavora senza tregua operato dalla Parola creatrice continua fino alla fine dei tempi. Noi siamo dentro. La nostra luce in queste tenebre è lo sguardo che portiamo senza stancarci su “Colui che abbiamo trafitto”.

Commento a cura di mons. Giuseppe Mani dal sito www.lamiavocazione.it

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OTTAVA DI PASQUA.
In Albis, della Misericordia di Dio.

II Domenica del Tempo di Pasqua

Gv 20, 19-31
Dal Vangelo secondo Giovanni

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 16- 22 Aprile 2017
  • Tempo di Pasqua I, Colore – Bianco
  • Lezionario: Ciclo A | Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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