Commento al Vangelo di domenica 22 Marzo 2020– mons. Giuseppe Mani

La luce

La quarta domenica di Quaresima è la domenica della gioia. Abbiamo trascorso metà della Quaresima e oggi la chiesa ci propone una sosta di gioia. La nostra gioia è legata alla luce e la creazione della luce è il primo gesto che Dio compie nella creazione per far uscire il mondo dal caos.

Il caos è l’impossibilità di distinguere. La separazione della luce dalle tenebre permette di contare i giorni. Le tenebre sono legate al caos ma la luce circoscrive le tenebre e da un ordine anche a loro. Quando Gesù si dichiara luce del mondo si rifà alla creazione e si presenta come Colui che da al mondo intelligibilità. Il Verbo, la Parola, produttrice di intelligenza permette di ritrovarci. “Colui che mi segue non cammina nelle tenebre”:. Più che di scienza qui sin tratta della sapienza che fa prendere il giusto atteggiamento davanti alle cose e agli uomini. SI tratta della Verità, della giustizia nelle nostre relazioni con tutto e con tutti. Il Cristo ci permette di dar senso agli esseri e alle situazioni.

Cieco dalla nascita. L’avventura del cieco nato è tipica di tutta l’avventura umana. Ogni uomo è cieco dalla nascita perché il suo inizio lo fa sorgere dal Chaos, dal niente. La nostra storia è quella di una emergenza verso la luce., verso la perfetta conoscenza del Cristo “adulto” (Ef 4,13). Questi termini son quelli veri che convengono alla nostra crescita. Il Cristo ci attira a Lui, la dove Egli è e verso chi è, altro modo chiamare la nostra creazione in divenire. La luce della fine (Il Cristo verso cui andiamo) è anche quella dell’inizio (il Cristo per il quale noi esistiamo). Cristo stesso viene dalle nostre tenebre, anche Lui è figlio di David. Anche lui attraversa la nostra oscurità che culmina nella nostra morte. E’ nel cuore della nostra notte che noi vediamo alzarsi la luce e camminare verso di essa.

Ciechi e viventi. Che il Cristo sia venuto per donare la vista ai ciechi, soprattutto nel senso della cecità originale, della nascita è facile a comprendere. Ma cosa vuol dire “ Sono venuto perché coloro che vedono diventino ciechi”? Si può tradurre “perché coloro che credono prendano coscienza della loro incredulità” In questo caso la vera luce caccia l’apparizione della falsa luce (si crede di vedere) e ci rivela le nostre tenebre. I farisei che persistono a credere nella loro buona vista, rifiutano questa rivelazione, Così rimane il loro peccato e la loro oscurità. Ne consegue che le nostre tenebre, se uno le riconosce, divengono luce. Traducendo: la salvezza portata da Gesù ci fa prendere coscienza della nostra condizione di peccatori votati alla morte . Se noi accogliamo questa luce su noi stessi accediamo alla vita e alla giustizia.

Rimangono le tenebre. Il Vangelo di Giovanni propone un passaggio del “vedere per credere” e uno “Credere senza vedere”. La fede è anche tenebre. Il Dio che riempie l’universo appare ma anche si nasconde nella particolarità dell’Uomo Gesù., questo giudeo di duemila anni fa. Gesù anche se è apparso sparisce ai nostri occhi. Per riconoscerlo non abbiamo più sotto gli occhi che una comunità-Chiesa che a sua volta è luce e tenebra. Ma per lo Spirito noi possiamo trovare la’ la luce. “Beati coloro che credono senza vedere” Inversamente ammirabile e straordinario: questo credere senza vedere, finalmente ci fa vedere meglio che la vista. “Io son venuto perché coloro che vedono non vedano”.

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