Commento al Vangelo di domenica 21 Febbraio 2021 – p. Alessandro Cortesi op

p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra”. L’arcobaleno è segno dell’alleanza, dono di salvezza proveniente da Dio. L’arcobaleno che unisce insieme cielo e terra esprime due grandi messaggi. Il primo riguarda l’inizio di una storia di armonia e di pace. L‘arco da guerra appeso per sempre e che non verrà più usato significa che il disegno di Dio sulla creazione e sulla storia umana in quanto vicenda di tutti i popoli è un disegno di pace in cui la violenza sia eliminata per sempre. Il secondo grande messaggio è che questo progetto riguarda non solo l’umanità ma tutta la creazione nella sua interezza. Il diluvio aveva rappresentato il prevalere di forze disordinate, della violenza e del male.

Ora l’arco da guerra, simbolo di ogni arma, viene appeso per sempre. Sorge un progetto di pace che chiede di porre attenzione al rapporto che lega tutti gli esseri, in considerazione di tutti gli animali, le piante, le creature inanimate, gli elementi della creazione. E’ una alleanza  che coinvolge tutta l’umanità prima ancora della alleanza con Abramo e con il popolo d’Israele: guarda infatti a tutti i popoli e all’umanità nella diversità dei popoli. Ed indica un rapporto da coltivare e custodire, il rapporto con la terra e con tutti gli esseri creati: l’arcobaleno è segno che annuncia un orizzonte di vita: Dio si lega all’umanità indicando vie di pace e si lega all’intera creazione in quanto luogo di una riconciliazione che coinvolge insieme umanità ed ogni realtà creata, dagli animali a tutte le cose più piccole.

Nella lettera di Pietro il diluvio è richiamato in riferimento al battesimo: l’intera quaresima è cammino battesimale per riscoprire come nelle acque del battesimo, vi è un dono da accogliere di rinascita per aprire la vita ad una novità: la chiamata al cuore del cammino cristiano è diventare nuove creature in Cristo, nostra Pasqua.

La pagina del vangelo di Marco indica il senso del cammino di quaresima racchiuso nella narrazione delle tentazioni di Gesù nel deserto e nel suo primo annuncio del regno che si è fatto vicino e della chiamata ad una conversione come cambiamento della vita. Il testo dice solamente che Gesù viene ‘spinto fuori’ dallo Spirito, nel deserto: in risalto appare l’azione dello Spirito nella vita di Gesù quasi come forza che costringe. Lo Spirito sceso su Gesù nel battesimo ora lo conduce nel deserto e Gesù lì ripercorre il tempo simbolico dei quaranta giorni di Mosè (Es 24,18). E’ il medesimo cammino di Elia (Re 19,8) e in Gesù è riflesso l’intero cammino del popolo d’Israele (Dt 8,2). Condivide la prova e la fatica dei tanti cammini nel deserto, momenti di prova e di durezza. Proprio nel deserto, nonostante la prova, Israele aveva incontrato Dio come liberatore e vicino (Os 2,16) e Gesù nel deserto manifesta la sua fedeltà al Padre che guida la sua esistenza.

Al centro di questa scena vi è infatti il confronto con Satana, il divisore, personificazione di ogni dominio di male, il grande avversario con cui Gesù si confronta non solo in un momento, ma  in tutta la sua vita: Gesù è il più forte, venuto per legare il suo nemico e per saccheggiarne la dimora. In tutta la sua vita conduce una lotta contro il male nelle diverse forme in cui si presenta. La tentazione, che inizia nel deserto e lo accompagna fino alla croce, riguarda la questione del suo orientamento di fondo, il modo di concepire la sua identità. La tentazione di Gesù è la possibilità di non affidarsi al Padre Abbà, di non percorrere la via del dono di sé e di annuncio del regno fino alla fine. Ma nella prova Marco nel suo vangelo presenta Gesù nel suo pregare: “Abbà Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14,36) … La tentazione di Gesù è quella dei discepoli quando rifiutano di seguire il messia che vive la via del dono di sè fino alla fine.

La scena presentata da Marco di Gesù nel deserto pone in risalto la presenza delle bestie selvatiche e degli angeli. Una nuova armonia è inaugurata. Gesù inizia una creazione nuova segnata dalla pace, dall’accogliere un dono di riconciliazione che viene da Dio; anche le fiere sono presentate come animali tranquilli: una pace inedita inizia con tutte le creature. Nel deserto Gesù è presentato come uomo nuovo, il Messia che vince Satana perché sceglie la via del figlio dell’uomo venuto per servire e dare la sua vita. In questo sta la novità dell’annuncio del regno che diviene chiamata ad un cambiamento, per un mondo nuovo che inizia sin da ora, di rapporti fraterni, di accoglienza della vicinanza di Dio misericordia, di accoglienza conviviale.

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