Commento al Vangelo di domenica 21 Aprile 2019 – mons. Giuseppe Mani

Ci siamo preparati quaranta giorni per arrivare ad augurarci Buona Pasqua. La Pasqua ci risveglia ogni anno ad una dimensione fondamentale della vita: il movimento, il passaggio, il dinamismo. Dire Buona Pasqua è come dire Buona vita, buon passaggio, buon cammino. Tutta l’esistenza ha una dimensione Pasquale: è un passaggio continuo dalla morte alla vita.

Gesù ce lo ha detto con un esempio che abbiamo sempre sotto gli occhi fino a diventare ovvio ma che rispecchia il dinamismo della vita: il chicco di grano che muore e produce molto frutto. Sembra ovvio ma il Creatore poteva benissimo fare le cose in maniera diversa: che il chicco non morisse ma diventasse il primo della nuova spiga. Invece per il chicco morire è la condizione indispensabile per suscitare una nuova vita. La stessa regola vale per le cellule del nostro corpo che si rinnovano continuamente: le vecchie muoiono e ne nascono di nuove.

Anche il tempo segue la stessa regola: siamo in questo momento e in quest’ora perché il minuto trascorso è morto, il giorno di ieri non c’è più e non tornerà, ce n’è uno nuovo: l’oggi. Anche lo sviluppo della scienza segue la stessa regola: la scienza si sviluppa nella misura in cui qualcuno accetta di non sapere tutto, ed è morire. I figli crescono nella misura in cui i genitori accettano di morire lentamente a loro stessi lasciando ai propri figli la libertà di vivere e anche di sbagliare.

Incredibile ma vero: l’invadenza dei genitori è una delle cause di separazione delle giovani coppie. L’autunno, nonostante la sua bellezza è l’agonia della natura che lentamente va verso l’inverno in cui tutto sembra morire ma per risorgere a primavera. Anche la notte è l’immagine della morte ma prepara il giorno con la sua meravigliosa nascita che è l’aurora. Il Creatore dell’universo ha voluto che il suo Popolo nascesse proprio da un periodo di schiavitù da cui sarebbe stato liberato da Lui per introdurlo nella libertà della Terra Promessa: fu la prima Pasqua che ogni anno doveva essere celebrata con la massima solennità fino a diventare il punto di riferimento della fedeltà di Dio verso il Suo Popolo.

E’bello accettare questo dinamismo di vita anche se una cosa è parlar di morte e altra cosa è morire. Freud dice che tutte le paure dell’uomo si riassumono nell’unica paura della morte. E ci sono varie forme di morte che fanno paura: la morte psicologica della solitudine, la morte economica del fallimento della propria impresa, la morte sociale, la perdita della propria dignità davanti agli altri, e anche la morte affettiva con la perdita della propria famiglia e per ultima la morte fisica per una malattia, un incidente o per vecchiaia. E’ difficile accettare di dover morire per questo il Padre ha illuminata anche questo momento facendo risorgere dai morti il Suo Figlio Gesù.

Con Lui anche la morte fisica è stata vinta ed è diventata soltanto un passaggio come tutte le altre morti. Ecco perché San Francesco loda Dio anche per essa: “Laudato sì mi Signore per nostra sora morte corporale”. La morte è diventata una sorella, una porta, un passaggio alla vera vita. “Chi crede in me anche se muore vivrà e chi vive e crede in me non morirà in eterno”. Ma è proprio vero? E tutti quelli che sono al cimitero? E’ ovvio che la nostra macchina terrena un giorno sarebbe arrivata alla rottamazione come tutte le cose materiali ma la vita non finisce col cimitero: si chiude la fase naturale per cominciare quella eterna.

“Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta ma trasformata e mentre di distrugge la dimora di questo esilio terreno viene preparata una abitazione eterna nel cielo” ci fa pregare la chiesa ogni volta che salutiamo qualche fratello che se ne è andato. La Pasqua è per i cristiani, come per gli Ebrei la festa principale e viene celebrata facendo essenzialmente memoria del proprio battesimo. La notte di Pasqua è la notte della rinascita: tutti i credenti in Cristo interrogati dal Vescovo o dal proprio parroco rinnovano la propria fede con una sola parola , quella che conta più di tutte le altre: credo. Credo che Dio è mio Padre, Credo che Gesù è morto e risuscitato dai morti, Credo che lo Spirito Santo è l’anima della mia vita, Credo che la Chiesa è la mia vera famiglia.

E con la luce della fede il popolo dei credenti riprende la propria strada attraverso la storia sulle orme di Cristo verso la vita eterna che non avrà mai fine perché la morte è stata vinta per sempre. Buona Pasqua a tutti anche per coloro che non hanno speranza e credono o desiderano la morte perché anche per morire bisogna essere vivi.

Fonte – il sito di mons. Giuseppe Mani

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