Commento al Vangelo di domenica 20 Ottobre 2019 – Comunità Kairos

In questo brano, come anche nel contesto in cui esso si inserisce, si intrecciano le tematiche del Regno, quella dell’attesa escatologica e delle modalità dell’attesa. In particolare, la parabola che vi è narrata si riferisce alla modalità della preghiera costante che scaturisce dalla fede in Dio, propria del giusto, come dice la lettera di Giacomo al cap.5, v.16 b: “Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza”. È quanto sostiene in più passi delle sue Lettere l’Apostolo Paolo (1Ts 5,17; 2Ts 1,11; Rm 1,10; Ef 6,18; ecc).

La forza persuasiva della parabola si fonda ironicamente sul confronto tra una situazione meschina (un giudice disonesto che non teme Dio e non ha rispetto per nessuno, però cede alle reiterate istanze di una vedova che lo importuna) e una realtà gloriosa che è la giustizia di Dio, pronta a rispondere alle grida dei suoi figli che a Lui si affidano.

Il confronto è straniante, ma serve a distrarre l’attenzione dei discepoli dalla pochezza del ragionamento egoistico dell’uomo per orientarla verso l’infinita premura dell’amore paterno di Dio. Se un giudice ingiusto e indifferente alle pene dell’altro/a è capace di un’azione giusta solo per l’egoistico interesse d’essere lasciato in pace, cosa non farà mai un Padre che è mosso da infinita compassione e tenero amore per i figli?

Luca ha fatto ricorso a questa tattica narrativa anche in 11,3-9 e in 11, 11-13 e sempre in tema di preghiera! Anzi nel contesto della preghiera per eccellenza, il Padre Nostro, in apertura del cap.11 che si conclude con l’accenno al massimo dono di Dio a chi lo chiede in preghiera, ossia il dono dello Spirito Santo.

Anche in quel brano l’efficacia della preghiera consiste nella sua insistenza/perseveranza e sottende, come nel nostro, la dimensione di consapevole povertà del richiedente/orante. Infatti, tra le due incomparabili modalità di fare giustizia spicca l’identità dell’elemento catalizzatore: la preghiera continua e perseverante. Da una parte quella della vedova, creatura povera e consapevole di non potersi difendere dall’avversario, dall’altra il vero credente che, nella sua fragilità umana, è consapevole di non poter vincere il male da solo, ma di potersi affidare a Dio.

Questo dunque significa pregare continuamente: vivere alla presenza di Dio, ascoltare la sua Parola, farla risuonare nei propri pensieri, nelle proprie parole di preghiera, necessario sostegno per realizzarla nelle proprie azioni quotidiane.

Il primo versetto del capitolo richiama infatti la necessità di pregare sempre senza stancarsi: sembra impossibile se si trattasse di ripetere all’infinito formule rituali, mentre non è impossibile, anzi è da cristiani, vivere con la consapevolezza d’essere sempre alla presenza di Dio, di avere come guida Gesù e di poter contare sul sostegno dello Spirito Santo per non cedere allo scoraggiamento e al sospetto di non essere ascoltati.

Una domanda che spesso ci poniamo è come pregare. La domanda dei discepoli a Gesù: Signore, insegnaci a pregare, è la nostra domanda e la risposta di Gesù è sì il Padre Nostro che però sintetizza ogni forma di preghiera che per essere efficace comporta una relazione costante con il Padre: a Lui va ogni parola di lode che santifichi il suo nome, ogni espressione di desiderio affinché si instauri il Regno del Bene, a Lui ogni richiesta di aiuto nelle necessità della vita, a Lui ogni confessione dei nostri limiti e la conseguente richiesta di perdono e di liberazione dal male. Ma soprattutto a Lui va rivolta la professione di fede nel compimento della sua volontà, poiché solo il volere di Dio supera ogni ottica egoistica e meschina e assicura il bene per tutti.

A parte la fondamentale necessità di partire sempre dall’ascolto della Parola proprio per essere costantemente a contatto con la Volontà di Dio, la preghiera, o meglio le modalità con cui ci rivolgiamo a Dio sono assolutamente personali. Anche quando preghiamo insieme ai fratelli (ed è molto bello!) il rapporto con Dio è sempre personale: ognuno prega con il proprio cuore anche nell’assemblea liturgica.

Il brano riserva alla fine una conclusione di Gesù che ci colpisce per due motivi. Là dove Gesù assicura mediante una domanda retorica che Dio farà giustizia e non farà a lungo aspettare, anzi replica che farà giustizia prontamente, ci stupisce il riferimento alla prontezza dell’intervento divino. Quante volte nella nostra umana esperienza di vita ci siamo trovati di fronte a situazioni di esplicita difformità dal volere di Dio e abbiamo lamentato il suo mancato intervento!

Ancora una volta dobbiamo riflettere sulla nostra incapacità di andare oltre il calcolo umano del tempo, di poter scrutare nei disegni di Dio. Solo Gesù da vero suo Figlio sa che il Padre non può venir meno alle sue promesse e che, quando i tempi saranno compiuti, farà trionfare al momento opportuno la giustizia. Anche se per noi quei tempi rimangono lontani e non riusciamo a vederne il compimento, Gesù ci esorta a curare l’attesa nella fede che sola ci può dare conforto: la fede nella grande promessa escatologica. San Pietro nella 2^ lettera (cap.3, 8 e segg.) dice” …davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa, …come certuni credono, ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.”

Il richiamo alla fede è rinnovato dalla inquietante domanda di Gesù: Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? Bella domanda, ci viene da dire! Se ci guardiamo attorno, se riflettiamo sulla realtà attuale, un po’ di scoraggiamento ci afferra. Dobbiamo perciò sospettare l’irreversibile cedimento del cuore umano alle insidie del Male? Anche se il corso dei secoli dovesse accrescere a dismisura la deriva idolatrica dell’umanità, possiamo mai pensare che non esisteranno più esseri umani consapevoli della propria insufficienza e bisognosi di chiedere aiuto a Dio? Perché questo è sostanzialmente la fede che si traduce in preghiera: riconoscersi piccoli per affidarsi al Padre.

Letture della
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva.

Dal libro dell’Èsodo
Es 17,8-13

 
In quei giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm.
 
Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle.
 
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole.
 
Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 120 (121)
R. Il mio aiuto viene dal Signore.

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra. R.
 
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele. R.
 
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte. R.
 
Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre. R.

Seconda Lettura

L’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 3,14 – 4,2

 
Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù.
 
Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
 
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.

Parola di Dio

Vangelo

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,1-8

 
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
 
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
 
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
 
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Parola del Signore

Commento a cura di Vanna

Fonte: Comunità Kairos (Palermo)

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