Commento al Vangelo di domenica 2 Giugno 2019 – p. Giancarlo Bruni

Questa visione di Luca è affascinante: quel giusto crocifisso, rivelatore del volto amico di Dio verso ogni smarrito, è il Signore a cui prostrarsi, che dal cielo continua a spandere i grandi doni messianici del perdono, dello Spirito e del paradiso.

La sua ascensione è motivo di grande gioia, perché il rapito continua a discendere nel cuore dei suoi attraverso il suo Spirito, che dà avvio al tempo della testimonianza della chiesa.

La testimonianza della «benedizione», cioè dell’ultimo e mai concluso gesto di Gesù verso i suoi e in loro verso il mondo. Di ciascuno e di tutti Dio dice bene e a ciascuno e a tutti Dio fa il bene.

Tutto era iniziato nel tempio con l’annuncio a Zaccaria, tutto si conclude con gli undici nel tempio che lodano Dio.

E in loro noi iniziati al linguaggio proprio della chiesa: la lode a Dio, l’adorazione in Gesù, il Signore, e la testimonianza che l’uomo è sotto il cielo della benedizione, amato fino alla croce, alla tomba vuota e all’assunzione nel mondo di Dio.

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Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 24, 46-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

 

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